IL RENZIANO SERRA PAGA LE TASSE IN INGHILTERRA? Sì, MA NON SUI PROFITTI CARAIBICI - 2 MLN € PER SALVARE GLI SCOIATTOLI DI GENOVA - LAVITOLA FA I CONTI CON LA CORTE DEI CONTI - A FOGGIA UNA COSCA PER “AMICA” - LA GIUNTA PISAPIA PEDALA - CROSETTO PERDE L’AEROPORTO - IL CARCERE FUNZIONA? CHIUDIAMOLO - RIGGIO VUOLE IL TERZO MANDATO ALL’ENAC - FRATI, IL RETTORE (DEI SUOI PARENTI) SOGNA LA POLITICA - “BR NELLE PROCURE”? DIMENTICATI DAL BANANA…


A cura di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

1 - SPRECHI - SCOIATTOLI MILIONARI
Non saranno troppi quasi due milioni di euro per salvare gli scoiattoli rossi dei parchi genovesi di Nervi da quelli grigi, che vi sono stati importati nel 1966? Lo chiedono i senatori del Pdl Valerio Carrara ed Elio Palmizio in una interpellanza a Palazzo Madama. Per evitare la strage della specie autoctona da parte degli "invasori" grigi è stata organizzata un'operazione di salvataggio vera e propria a spese delle finanze pubbliche, con tanto di cattura, sterilizzazione e trasferimento nei bioparchi dei "predatori".

DAVIDE SERRA

«Come è possibile in un momento così delicato per l'Italia dal punto di vista economico consentire una spesa così assurda per degli scoiattoli quando c'è gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese o non ha copertura sanitaria sufficiente?», chiedono i senatori. Ma il ministro delle Politiche agricole Mario Catania difende l'operazione di salvataggio, in cui saranno «coinvolti personale specializzato oltre alla polizia provinciale di Genova e ai guardaparco». Quindi, alla fine i soldi per gli scoiattoli arriveranno lo stesso. B.C.

2 - MENO TASSE PER SERRA

Bandito delle Cayman a chi? Per attaccare il suo rivale Matteo Renzi, il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha evocato i fantasmi dei paradisi fiscali caraibici. Non ce n'era bisogno. Perché Davide Serra, l'amico finanziere di Renzi, può risparmiare alla grande sulle tasse anche standosene comodamente a casa sua, a Londra. Al pari di migliaia di altri emigranti di lusso, compresi molti calciatori, anche l'inventore del fondo Algebris, nonché presunto rottamatore della finanza nostrana, gode dello status di "res non dom", cioè resident not domiciled.

DAVIDE SERRA

In pratica Serra, che si è trasferito nella capitale britannica nel 1995, paga le tasse inglesi solo sui redditi messi insieme entro i confini del Regno Unito. Gli altri lauti guadagni, realizzati praticamente in ogni angolo del mondo dallo sponsor di Renzi, ai Caraibi ma anche in Italia, restano fuori dalla tassazione, non vanno neppure dichiarati. È Londra off shore, il paradiso fiscale su misura dei ricchi. (Vittorio Malagutti)

matteo-renzi-padre-cover

3 - CORTE DEI CONTI - VIENI AVANTI LAVITOLA
Toccherà alla Procura regionale della Corte dei conti del Lazio indagare per danno erariale sui 23 milioni di contributi per l'editoria ricevuti negli anni dall'ex direttore dell'"Avanti", Valter Lavitola. Nei giorni scorsi gli atti sono stati trasferiti per competenza territoriale da Napoli a Roma, dove ha sede il Dipartimento per l'editoria della presidenza del Consiglio, vale a dire l'ufficio che ha erogato i fondi.

L'inchiesta per danno erariale era stata aperta dalla Procura regionale campana lo scorso aprile, sulla base degli atti dell'indagine penale condotta dai pm di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. Lavitola avrebbe ottenuto i finanziamenti in modo indebito, facendo ricorso a fatture per operazioni inesistenti e a documenti che attestavano falsamente che la società editrice possedeva i requisiti sulla tiratura delle copie vendute. D.L.

BERLU RUBY E LAVITOLA

4 - ASSUNZIONI & POLITICA - UNA COSCA PER AMICA
Figli di mafiosi assunti grazie ai politici? Non ci sono solo le inchieste milanesi sull'infiltrazione della 'ndrangheta. Come racconta l'indagine "Piazza Pulita" dell'Antimafia di Bari e della procura di Foggia sulla presenza dei clan nell'ex municipalizzata dei rifiuti Amica spa. Almeno stando a quanto scritto dal magistrato e dichiarato da testimoni e da un collaboratore di giustizia. Il caso più eclatante è quello di Giuseppe Trisciuoglio figlio di Federico capo del clan Trisciuoglio-Prencipe. Giuseppe nel 2006 ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato che porta la firma dell'ex Cda dell'azienda e del suo presidente Colomba Mongiello, senatrice del Pd, componente della commissione Agricoltura. F. B.

pisapia giuliano

5 - MILANO - E LA GIUNTA PEDALA
Cinque su undici: record italiano. Nella giunta milanese di Giuliano Pisapia cinque assessori usano con regolarità la bicicletta per spostarsi in città e, ogni volta che possono, per recarsi a Palazzo Marino. Molto assiduo è Pierfrancesco Maran, il giovane responsabile di Mobilità e Ambiente, che certo lo fa anche con intento promozionale per le politiche antitraffico.

Guido Crosetto

Ma pedalano parecchio anche i colleghi Piefrancesco Majorino (Politiche sociali), Marco Granelli (Sicurezza), Lucia Castellano (Casa e Lavori pubblici) e Chiara Bisconti (Benessere e Sport), che anzi ha scoperto la bici grazie all'Area C, l'accesso regolato al centro storico. Questo fervore in stile Amsterdam si accompagna agli obiettivi ambiziosi che la squadra di Pisapia si è data: puntare a 200 chilometri di piste ciclabili, aumentare i parcheggi dedicati e le stazioni di bike-sharing inaugurate dalla gestione Moratti, che hanno superato le 150. E. A.

6 - INCOMPATIBILITÀ - CROSETTO PERDE L'AEREO

Guido Crosetto ha perso l'aereo. Anzi, l'aeroporto. L'avventura dell'onorevole Pdl alla presidenza della Geac, la società che gestisce lo scalo cuneese di Levaldigi, è infatti durata poco più di un mese e mezzo. Le dimissioni sono state una mossa d'anticipo: «Ho preso la mia decisione dopo aver letto la legge sulle incompatibilità del ruolo di parlamentare e non ho voluto dare adito a discussioni», spiega l'ex sottosegretario alla Difesa.

GUIDO CROSETTO

Che non nasconde: «Tutto sommato questa norma mi ha tolto un problema. La situazione dell'aeroporto è ancora molto difficile». Già a inizio settembre, in realtà, l'anomalia della doppia carica di Crosetto non era sfuggita ai Radicali piemontesi, che l'avevano segnalata alla Giunta per le elezioni di Montecitorio e alla Prefettura di Cuneo.F.L.

7 - CARCERI MODELLO - FUNZIONA BENE, CHIUDIAMOLO
Non solo per colpa della ‘ndrangheta. Il Luigi Daga di Laureana di Borrello (Reggio Calabria), l'unico istituto sperimentale a custodia attenuata in Italia (programmi di istruzione e lavoro alternativi alla detenzione), non chiuderà il prossimo 12 novembre solo perché il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria (Dap) ha destinato
i 20 agenti penitenziari, qui impiegati, alla traduzione dei detenuti coinvolti o chiamati a testimoniare nei maxi processi per ‘ndrangheta e a rischio prescrizione in corso nel capoluogo reggino.

ORESIDENTE ENAC VITO RIGGIO

Il Luigi Daga, che ospitava 30 condannati sotto i 35 anni e riusciva a tenerli lontani dai clan mafiosi, da due anni infatti non riceve più i 240 mila euro con cui paga le prestazioni dei detenuti. Non basta: mentre giungeva da Roma la notizia della chiusura, il ministero della Giustizia mandava la richiesta di poter assegnare all'istituto anche detenuti fuori regione, come richiesto dalla sua direttrice Angela Marcello. A seguito delle proteste per la chiusura del carcere, il Dap, che giudica l'istituto sottoutilizzato pur non avendo mai sfruttato la sua capienza massima (68 posti), potrebbe forse attivarsi per farlo riaprire. C.O.

LUIGI FRATI

8 - PRESIDENZA ENAC - SE C'È VITO C'È SPERANZA
Il regno decennale di Vito Riggio, palermitano e democristiano di lungo corso, sull'Enac, l'ente che regola il trasporto aereo civile, doveva finire lo scorso 27 settembre. Lui ha già precisato che è ancora in carica fino al 9 novembre e, per i 45 giorni successivi ,
non avrà alcuna limitazione dei poteri. E che per quel poco che conta, cercherà anche
di esercitarli. In realtà spunta un decreto presidenziale di due anni fa che permette a Riggio e ai presidenti dell'Agenzia Nazionale Sicurezza Volo e dell'Aeroclub d'Italia di restare in carica per un terzo mandato. Una sinergia perfetta per continuare a volare nell'alto dei cieli. S. Cer.

Lassini

9 - REGIONE LAZIO - FRATI ALLA CARICA
Ad annunciarlo era stato proprio lui, il rettore dell'università La Sapienza Luigi Frati: «Se c'è un programma, sono pronto», aveva detto il magnifico a una tv romana, lasciando intendere di essere disponibile a candidarsi alla presidenza della Regione Lazio. Ma, contattato da "l'Espresso" Frati, che dopo lo scandalo parentopoli adesso è anche indagato per la falsificazione di alcune cartelle del reparto di Oncologia da lui diretto, smentisce tutto: «Sono stato frainteso, per questo ho chiamato subito il mio amico Nicola (Zingaretti, candidato governatore del centrosinistra, ndr) e gli ho detto: "Nico' guarda che n'è vero niente". Devo fare il rettore per altri due anni e quindi non sono disponibile nemmeno a fare l'assessore, come mi ha chiesto lui».

lassini gg

Come consulente invece Frati sarebbe pronto a dare una mano per risanare la Sanità laziale. «D'altronde ho esperienze internazionali». Nessuna scesa in politica, almeno non per il momento. Terminato il mandato, il rettore non esclude nulla: nemmeno di accettare un ruolo importante, che «mi hanno già offerto due volte»: quello di ministro della Salute. G. Pa

bruno visentini

10 - QUELLI DELLE PROCURE-BR DIMENTICATI DAL CAVALIERE
Sono passati quasi due anni e i manifesti "fuori le Br dalle procure", scritti contro i pm di Milano che indagavano su Silvio Berlusconi proprio dai fedelissimi del Cavaliere, sono un lontano ricordo. Roberto Lassini e Giacomo Di Capua, i due indagati per la vicenda, sono in attesa di sapere se l'archiviazione per il primo e il patteggiamento per il secondo saranno accolti dalla Procura. Mentre Lassini fa l'avvocato, Di Capua, che si è accollato la responsabilità di quei manifesti, continua la sua attività all'ombra del coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani. La Procura non sembra interessata a chiudere il caso, nonostante la confessione del giovane portaborse.

Silenzio anche sulle parcelle dei difensori: per Lassini, l'avvocato Staccanella che, da collega, avrebbe lavorato gratis; per Di Capua, addirittura Gaetano Pecorella che, secondo fonti attendibili, aspetta ancora che qualcuno gli saldi il salatissimo conto. Insomma, nessun "premio fedeltà" per chi si è accollato la colpa, anzi. Di Capua, che non rilascia dichiarazioni, vive da emarginato nella sede milanese di viale Monza. Lassini ci tiene a sottolineare la sua lontananza dal partito: «Mai stato iscritto al Pdl, lavoro 15 ore al giorno», spiega. Per loro, insomma, nessun aiuto, neanche dal Cavaliere, la cui proverbiale generosità pare essersi già esaurita. M.B.

11 - VISENTINI RISCOPERTO: ALLA LARGA DAI TECNICI?
«Se i cattivi politici potessero essere sostituiti dai tecnici, il problema sarebbe meno difficile. La vera difficoltà sta nel fatto che ai politici incapaci occorre poter sostituire i politici capaci». Era il 1981 e Bruno Visentini ribadiva la sua avversione per un governo dei tecnici. Lui, il "gran borghese", esponente di punta del Partito d'Azione prima e del Partito repubblicano poi, interlocutore privilegiato della grande impresa e più volte ministro delle Finanze, rifiutava la "vocazione tecnocratica" che gli veniva attribuita.

E che gli valse le accuse di autoritarismo da parte, tra gli altri, del leader socialista Bettino Craxi. In realtà - come emergerà da un convegno organizzato dalla Fondazione Bruno Visentini martedì 30 ottobre al Senato - il suo progetto era un altro: sottrarre il governo all'influenza dei partiti e delle correnti, restituendo al potere esecutivo e a quello legislativo le funzioni e i ruoli che i vertici di partito avevano (e tuttora hanno) usurpato. O.C.