1. “RENZUSCONI” LI FA E POI LI ACCOPPIA: DOPO MONICA MAGGIONI PRESIDENTE, IN RAI SBARCA COME DIRETTORE GENERALE ANTONIO CAMPO-SANTO DALL’ORTO, UN MANAGER IL CUI PIÙ GRANDE MERITO È QUELLO DI AVER BACIATO LA PANTOFOLA A RENZI ALLA "LEOPOLDA"
2. MUCCHETTI INFILA IL BILANCIO NELLA PIAGA: “A PALAZZO CHIGI HANNO PRESO INFORMAZIONI SU LA7 GESTITA DA CAMPO DALL’ORTO? BASTAVA CHIEDERE A BERNABÈ PER SAPERE CHE CAMPO DALL’ORTO LASCIÒ LA7 CHE PERDEVA OLTRE 120 MILIONI CON UN AUDIENCE DEL 2-3%”
3. TRAVAGLIO: “CAMPO DALL’ORTO, SI DISTINGUE DALLA CARRÀ PER LA MANCANZA DI TALENTO MA NON DEL CASCHETTO BIONDO. A LA7 CHIUSE IN ANTICIPO IL PROGRAMMA SATIRICO “DECAMERON” DI LUTTAZZI PERCHÉ AVEVA OSATO FARE UNA BATTUTA SU FERRARA”


1 - CAMPO DALL’ORTO - DAL MASTER IN PUBLITALIA ALLA LEOPOLDA: L’UOMO MTV ALLA SFIDA GENERALISTA

Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”

 

ANTONIO CAMPO DALL ORTO

Non chiedete ad Antonio Campo Dall’Orto di cucinare riso. Non secondo le metodologie giapponesi, perlomeno: richiedono troppo tempo. Lo disse lui in un’intervista: non aveva abbastanza pazienza per la cucina giapponese. Lui che a cinquanta anni ha messo in archivio carriere sufficienti a riempire un paio di vite almeno, e adesso si appresta — se oggi le previsioni saranno confermate — a sedere sulla poltrona più importante della Rai, quella di direttore generale. 
 

ANTONIO CAMPO DALL ORTO

Non fatevi ingannare dalla sua aria paciosa: il veneto Antonio Campo Dall’Orto ha poca pazienza e ha quindi girato aziende con grande frenesia. A volte con risultati non positivi, come è successo a La7. Altre volte con risultati lusinghieri. A cominciare da quelli della sua creatura: Mtv. Era un flusso di video e di musica quando l’allora trentatreenne Campo Dall’Orto entrò come direttore generale: da quel momento diventa una tv, a tutti gli effetti, con tanto di palinsesti, una rete che ha plasmato la cosiddetta «Mtv generation». Non passano tre anni che il manager diventa amministratore delegato prima del Sud Europa e dell’Italia poi, e anche presidente della pubblicità. 
 

«È uno che la tv la conosce e parecchio, uno dei pochi davvero», sentenzia Maurizio Costanzo che sulla televisione può certo dire quasi tutto quello che vuole. Poi aggiunge: «Lo stimo, l’ho sempre detto, non è certo la prima volta che parlo bene di lui». 

monica maggioni


Campo Dall’Orto conosce Costanzo quando varca i cancelli di Segrate, alla soglie dei trent’anni: a Mediaset il giovane arrivato da Conegliano ci entra dalla porta principale, vice direttore di quel canale, Canale 5, guidato dal quasi coetaneo Giorgio Gori. Un’amicizia, fra i due, che non finirà più. 
 

E forse non è un caso che quando il premier Renzi era ancora molto legato a Gori il nome di Campo Dall’Orto fu il primo a venire fuori per la dirigenza Rai, lo scorso anno. Del resto Campo Dall’Orto è stato tra i protagonisti della Leopolda renziana. 
 

luttazzi rai per una notte

Adesso il suo nome è tornato alla ribalta, anche se c’è chi sulle capacità imprenditoriali di Campo Dall’Orto non esita a mostrare forti dubbi. «Qualcuno a Palazzo Chigi ha mai preso informazioni su La7 gestita da Campo Dall’Orto?», si interrogava ieri sul suo blog il senatore del pd Massimo Mucchetti. E affondava: «A Renzi sarebbe bastato chiedere al suo amico Franco Bernabè per sapere che il suo pupillo Campo Dall’Orto lasciò La7 che perdeva oltre 120 milioni con un audience del 2-3% ». 
 

Ci ha passato quattro anni a La7 Antonio Campo Dall’Orto, dal 2004 al 2008, come direttore generale prima e amministratore delegato poi. I giornalisti della televisione lo ricordano come un direttore pieno di gentilezza e disponibile all’ascolto, ed è in questi quattro anni che si racchiudono gli eventi più significativi della sua vita privata.

FRANCO BERNABE

 

Il 2004, il compleanno dei quarant’anni porta infatti a Campo Dall’Orto in regalo l’incontro con la bellissima Mandala Tayde, un’attrice mezza indiana e mezza tedesca, di undici anni più giovane di lui. I due si conoscono all’anteprima di un film italiano e tre anni dopo mettono al mondo Leon, il bimbo che il papà è andato ad accudire persino sul set, lì dove mamma Mandala era impegnata a girare un film. Piccoli frammenti di vita privata di un uomo ha fatto della privacy un modello di esistenza prima che una vera e propria barriera verso i media. 
 

ANTONIO CAMPO DALL ORTO

L’ultima tappa della sua carriera era stata alquanto anomala visto il suo percorso fatto tutto di televisione: membro del consiglio di amministrazione di Poste Italiane. Negli ultimi anni era rimasto molto all’estero, a New York, dal settembre 2008 nominato vicepresidente esecutivo per Viacom international Media Works. Il destino lo ha riportato

sulla sua strada, sulla poltrona più ambita della Rai. 
 

Aveva cominciato con un master a Publitalia e un ingresso diretto in Mediaset Campo Dall’Orto, che ha raccontato in una vecchia intervista di avere anche creduto al progetto politico del Berlusconi del ‘94: «Pensavo che potesse portare una discontinuità che non ha portato». Molti anni dopo ha rifiutato un ritorno nella tv del Cavaliere. 
 

2 - SLURPERAI

Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”

……….

Se tutto ciò ancora non vi basta, state pronti per l’imminente arrivo alla direzione generale di Antonio Campo Dall’Orto, che si distingue da Raffaella Carrà per la mancanza di talento ma non del caschetto biondo: quando Enrico Letta sembrava in auge, non mancava a un appuntamento del suo think tank “VeDrò”, salvo poi impalmare la più sicura Leopolda renziana.

 

antonio campo dall orto lap

Lì era tutto un inneggiare alla meritocrazia, infatti lui ha grandi meriti televisivi: quando dirigeva La7, riuscì ad accumulare perdite per oltre 100 milioni di euro all’anno, poi bastò che se ne andasse perché scendessero a 67. Il che gli valse il soprannome di Antonio Buco Nell’Orto, o Er Groviera.

 

Fece in tempo a chiudere in anticipo il programma satirico “Decameron” di Daniele Luttazzi perché aveva osato fare una battuta su Giuliano Ferrara e ne minacciava altre sul Papa, la qual cosa –un satirico che fa satira –lo sconvolse non poco. Per la nuova Rai, è una garanzia.

RIOTTA 1

 

L’amico Matteo ha già fatto sapere come vuole i nuovi palinsesti: “Basta talk show gridati” (i pochi che lo criticano), sotto con i “programmi in positivo” (i tanti che lo leccano), “meno ansia e più servizio pubblico”. Ottimismo obbligatorio, tutto va ben madama la marchesa. Favoritissimi per i tg Orgasmo D’Angelis (che ieri sull’Unità- si portava avanti col titolo “Via col vento”) e Johnny Lecchino Riotta. Si raccomanda di tirare l’apposita linguetta.