REPUBBLI-CANI BASTONATI - I BUSH BOICOTTERANNO LA CONVENTION DOVE TRUMP RICEVERÀ LA NOMINATION PER LA CASA BIANCA - IL VERTICE DEL PARTITO, DA MITT ROMNEY A PAUL RYAN, NON ACCETTA L'ABUSIVO “THE DONALD” - TRUMP HA BISOGNO DI TROVARE PRESTO FINANZIATORI PER UN MILIARDO DI DOLLARI


Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

bush e trump

 

I due ex presidenti Bush, il padre George H. W. e il figlio George W., annunciano che non parteciperanno alla Convention di Cleveland, dove il 18 luglio Donald Trump otterrà la nomination per la Casa Bianca. Non ci sarà neanche Mitt Romney, il front runner del 2012 battuto da Barack Obama. Solo 12 tra i 300 parlamentari, tra deputati e senatori, si sono schierati con Trump, affiancati da soltanto 3 dei 31 governatori in carica nel Paese. E ieri Paul Ryan, speaker repubblicano della Camera ha detto di «non essere ancora pronto a sostenere la candidatura di Trump».

jeb bush mitt romney

 

Morale: il tycoon resta un corpo estraneo rispetto alle strutture del partito. Ma è un argomento che il costruttore può capovolgere. A marzo Romney ammonì gli elettori repubblicani in diretta tv: Trump trascina gli Stati Uniti nell’abisso, non votatelo. Risultato? Zero. Dopo quelle parole «l’Inaffidabile» ha addirittura aumentato il distacco sui concorrenti.

 

chris christie sostiene donald trump

Trump sostiene di aver ricevuto molte telefonate negli ultimi giorni. Offerte, autocandidature che potrebbero aggiungersi alla compagnia che si è già formata. Nel gruppo spicca Sarah Palin, l’ex governatrice dell’Alaska, esponente del movimento conservatore Tea Party. Palin ha scommesso al buio su Trump, comparendo in un comizio al suo fianco già il 19 gennaio. Il businessman di Manhattan si è improvvisato uomo pio a fianco di Palin e poi di Ben Carson, il neurochirurgo che in Iowa si era autoproclamato «il candidato più vicino a Dio».

 

sarah palin appoggia donald trump

Nel «Trumpometro» c’è di tutto. Idealisti rigidi e dottrinari, politici pragmatici e smaliziati, come il governatore del New Jersey Chris Christie, che da tre mesi sgomita per farsi inquadrare dietro il miliardario. L’ex allenatore di basket, Bobby Knight, che gli ha dato una mano nell’Indiana, con un repertorio di frasi fatte e slogan di arcaica virilità. Poi si apre un’area grigia, dove ci sta bene il volto dell’attore Charlie Sheen, che su Trump ha cambiato idea tre volte, almeno così si deduce dai suoi commenti su Twitter. Adesso è contro: elettore indeciso e quindi fluttuante. Come tanti, forse.

FRATELLI KOCH

 

Infine ecco Mitch McConnell, il leader dei senatori repubblicani. Fino all’ultimo ha sperato in un esito diverso: ieri si è dovuto piegare alla logica di partito e, con evidente malavoglia, ha assicurato l’appoggio a Trump. L’altra metà del partito, quella che a luglio andrà ovunque tranne che a Cleveland, è rappresentata dalla famiglia Bush, compreso Jeb. Ma il «no» più pesante è quello dei fratelli Koch, petrolieri ed esigenti finanziatori del partito repubblicano. Trump rischia di restare a corto di fondi. Per fronteggiare la macchina organizzativa di Hillary avrebbe bisogno di un miliardo di dollari. E ora non ce l’ha.

 

LA FAMIGLIA BUSH