RESET! L’ACCORDO PD-M5S È A RISCHIO? SECONDO FONTI DEM IL VETO SU CONTE E' CADUTO IERI E L'INTESA RISCHIA DI SALTARE PER "LE AMBIZIONI PERSONALI" DI DI MAIO: LUIGINO VUOLE A TUTTI I COSTI IL VIMINALE (MA DAL M5s SMENTISCONO) - IL RETROSCENA DI “REPUBBLICA” SULL’INCONTRO NOTTURNO: I GRILLINI VOGLIONO CHE 'ZINGA' RICONOSCA CONTE COME SUO PREMIER E I DEM NON DEVONO METTERE BOCCA SULLA MANOVRA, CHE È “GIÀ PRONTA” (AUGURI)
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DAGONOTA
Perché l'accordo Pd-M5s rischia di saltare? Semplice, Giggino Di Maio vuole a tutti i costi andare al Viminale. I grillini insistono su questo punto che è il vero nodo della trattativa (tutto il resto della squadra di governo sono disponibili a deciderlo dopo l'incarico). Dal Pd fanno sapere che il veto su Conte premier è caduto ieri ma non possono dare un via libera senza un accordo sui ministeri...Dal M5s fanno sapere che "Di Maio non ha mai chiesto il Viminale per il M5s..."
Crisi, fonti Pd: Accordo rischia di saltare per ambizioni personali Di Maio
(LaPresse) - "L'accordo di governo rischia di saltare per le ambizioni personali di Luigi Di Maio che vuole fare il Ministro dell'Interno e il vicepremier. Su questo non sente ragioni e va avanti a colpi di di ultimatum". È quanto si apprende da fonti Pd.
Governo, la notte del diktat grillino: "Dovete riconoscere Conte come vostro premier. Su manovra e programma decidiamo noi"
Claudio Tito per www.repubblica.it
Più che un incontro sembrava un capestro. Il giogo cui sottomettere il Pd. Questo è stato l'incontro di ieri tra Conte, Di Maio, Zingaretti e Orlando. Un atto di guerra più che di pace. Le condizioni dettate con risolutezza dal capo politico grillino hanno infatti lasciato senza parole il segretario e il vicesegretario dem. Il primo paletto li ha subito messi sulla difensiva. Una richiesta che non si aspettavano.
"Dovete riconoscere con una dichiarazione pubblica e ufficiale che Conte è anche il vostro premier". Più che una rivendicazione è stata la prima stazione di una via crucis. Il no di Zingaretti è stato netto ma l'incontro si è subito messo sulla strada della tentata "grillizzazione" del Pd.
Poi si è passati alla squadra di governo. Non solo Conte e Di Maio hanno rivendicato lo schema del doppio vicepremier ma hanno sbarrato la strada a qualsiasi ipotesi di dare un segnale di cambiamento radicale. Tra i ministeri più importanti solo Economia e Esteri sarebbero stati riservati al Pd. Tutti gli altri, compreso l'Interno, all'M5S. L'atmosfera nella sala di Palazzo Chigi è diventata plumbea.
La sorpresa si trasformava velocemente in sbigottimento. Lo schema di confronto totalmente stravolto. Più che la ricerca di una alleanza, la definizione di una resa. Orlando tentava di rasserenare il clima con la via del confronto politico. Ma gli altri erano attestati su quella dello scontro. I pentastellati però non si sono fermati qui. Quando la discussione si è trasferita sui temi programmatici, gli attuali premier e vicepremier sono andati persino oltre.
Governo M5s-Pd, Zingaretti: "Serve discontinuità su contenuti e squadra. Per soluzione seria bisogna ascoltarsi a vicenda"
Non hanno voluto parlare di come preparare la prossima legge di Bilancio spiegando che "di fatto" è già pronta. Cioè quella predisposta dall'esecutivo uscente con le direttrici dell'esecutivo uscente. E il resto? "Ci sono i nostri dieci punti, bastano quelli". A quel punto la risposta di Zingaretti che aveva mantenuto la calma fino alla fine della riunione è stata secca: "non farò umiliare il mio partito".
La strada per il nuovo governo ad oggi è diventata ripidissima. Ma incredibilmente un partito uscito pesantemente bastonato dalle ultime elezioni europee, sull'orlo della estinzione, tramortito dalla crisi di governo, riesce a dettare le sue condizioni.