I RETROSCENA DAL VERTICE DI CENTRODESTRA - BERLUSCONI HA PROVATO A FRENARE LA LEADERSHIP DELLA MELONI MA POI HA DOVUTO CEDERE CON SALVINI A FARE DA MEDIATORE - IL CAV, ABITUATO A FARE IL PLAYMAKER, AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE SI È ANNOIATO, IL VASSOIO CON PIZZETTE E TORTE RUSTICHE NON ERA CERTO ALL'ALTEZZA DEI PRANZI CHE I CUOCHI PREPARANO NELLE SUE VILLE (DOVE PERÒ MELONI HA CHIESTO DI NON ANDARE PIÙ, PER DARE UN TONO PIÙ ISTITUZIONALE AGLI INCONTRI) - SUI COLLEGI DELL'UNINOMINALE È STATO IL BRACCIO DI FERRO PIÙ LUNGO DURATO FINO ALLA NOTTE, CON FORZA ITALIA CHE AVEVA CHIESTO DI DIVIDERE IN TRE PARTI UGUALI I COLLEGI A DISPOSIZIONE…

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Francesco Olivo per “la Stampa”

BERLUSCONI SALVINI MELONI

 

Non è stato un incontro tra amici, nessuno si poteva permettere di rompere, ma la tentazione c'è stata. Silvio Berlusconi, tornato alla Camera dopo i giorni delle consultazioni di Mario Draghi, sembra una vita fa, ha provato fino all'ultimo a frenare le ambizioni di Fratelli d'Italia: «Giorgia, se la coalizione presenta una candidatura formale, ci indeboliamo tutti».

 

Sul candidato premier i partiti non si potevano permettere altro che un accordo, far saltare l'alleanza con i sondaggi che assegnano al centrodestra una vittoria piuttosto netta sarebbe stato impossibile da spiegare. Ma sul resto, specie sui collegi, è stata battaglia. La lite è scoppiata sul metodo su cui ripartirsi i collegi dell'uninominale: FdI ha chiesto di utilizzare dei sondaggi, a cui Berlusconi non vuole dare credito: «Ci danno al 10%, ma siamo al 20!», ha esclamato infastidito il Cavaliere.

 

VERTICE CENTRODESTRA A MONTECITORIO 2

La questione della leadership non era poi così irrilevante come tanti esponenti di Forza Italia dicevano in questi giorni. Meloni era arrivata pronta alla battaglia, aveva registrato nei giorni scorsi un'ostilità crescente verso di lei nelle dichiarazioni dei dirigenti berlusconiani e quindi non è stata colta di sorpresa. «C'era un buon clima», raccontano molti dei presenti, primo fra tutti Matteo Salvini ed è vero che nessuno ha alzato la voce, ma le cose non sono cominciate con il verso giusto. Gli ostacoli posti da Berlusconi hanno irrigidito Meloni, che ha ribadito la posizione espressa più volte in questi giorni: «Se non si rispettano le regole non ha senso andare avanti insieme».

VERTICE CENTRODESTRA A MONTECITORIO

 

Accanto a lei Ignazio La Russa e il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida, portano avanti la tesi. La dichiarazione implica una minaccia, anche perché, fanno notare i dirigenti di FdI, oggi si riunisce la direzione del partito, organo che può prendere decisioni nette, in un senso o in un altro, anche al limite di correre da soli, Meloni contro Letta. Scenario poco probabile, ma che viene agitato quando il dialogo non scorre.

 

Una mano per arrivare alla dichiarazione finale, è arrivata da Salvini che, almeno su questo tema, ha preso le parti della leader di Fratelli d'Italia. A quel punto si è arrivati all'annuncio comune, che lascia soddisfatta Meloni e tutto sommato non scontenta fino in fondo, Berlusconi che, prima di andare via quando ancora il vertice è in corso, chiede, attraverso i suoi, di concentrarsi sulle sfumature: riaffermare la regola sul partito più votato, ma senza fare una campagna elettorale per Meloni premier. Nell'ottica del Cavaliere la dichiarazione di ieri è un modo per rinviare la questione più avanti, a dopo le elezioni.

SALVINI MELONI BERLUSCONI

 

Salvini, in questo nuovo ruolo di paciere, mostra soddisfazione: «Nelle prossime ore lavoreremo tutti insieme a un programma innovativo e comune». Il leader della Lega ha fatto una proposta al tavolo: tornare a imbarcare nella coalizione anche Giovanni Toti. I cinque collegi in Liguria possono essere decisivi, e il governatore, con il gruppo alla Camera di Marco Marin e al Senato di Gaetano Quagliariello, possono giocare un ruolo importante per la maggioranza a Palazzo Madama. FdI è d'accordo e Meloni si è detta pronta a farsi carico nelle liste dei partiti più piccoli.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

Il Cavaliere al tavolo delle trattative si è annoiato, il vassoio con pizzette e torte rustiche non era certo all'altezza dei pranzi che i cuochi preparano nelle sue ville, dove però Meloni ha chiesto di non andare più, per dare un tono più istituzionale agli incontri. Lui ha accettato, ma certo «non è stato il pomeriggio più esaltante della sua vita», spiega un parlamentare a lui vicino.

 

Sui collegi dell'uninominale è stato il braccio di ferro più lungo durato fino alla notte. Il metodo da utilizzare non è chiaro. I tre partiti sono arrivati con tre proposte molto diverse: Fratelli d'Italia pretendeva il 50 per cento dei posti, utilizzando (avendo nei sondaggi più della somma degli altri due partiti), la Lega chiedeva di fare i calcoli mischiando sondaggi, rappresentanti in parlamento e risultati alle amministrative e Forza Italia, come detto, aveva chiesto di dividere in tre parti uguali i collegi a disposizione, un'idea respinta immediatamente dai delegati di Fratelli d'Italia.

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

 

Il partito di Meloni non intende cedere su questo punto, anche perché ritiene rischioso "regalare" parlamentari ad alleati di cui, fondamentalmente, non si fida. «Cosa faranno con i nostri voti?», ha ripetuto Meloni nelle ultime settimane. Alla fine anche su questo passa la sua linea. Ora tocca scrivere un programma. Non sarà una passeggiata.