RICATTOPOLI MALDESTRA - MASSIMO GIANNINI: “LE DISAVVENTURE DI GENNY & MARY, CHE HANNO PARALIZZATO IL PALAZZO E UMILIATO LA DECENZA ISTITUZIONALE, MANCO FOSSE IL SEXGATE DI CLINTON-LEWINSKY, NASCONDONO UNA SCONCEZZA PUBBLICA. TUTTI RICATTANO TUTTI - ESISTONO DAVVERO “ALCUNE PERSONE” CHE RICATTAVANO IL MINISTRO “PER DELLE AGEVOLAZIONI CHE HANNO AVUTO”, COME HA RIVELATO L’AMANTE SEDOTTA E ABBANDONATA? E SE ESISTONO, CHI SONO E COSA VOGLIONO? - CHI NE ESCE SCONFITTA DAL GENNY-GATE E’ GIORGIA MELONI, UNA UNDERDOG CHE PENSA DAVVERO DI “FARE LA STORIA’’, E NON HA CAPITO CHE INVECE STA SCIVOLANDO NELL’AVANSPETTACOLO…”

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Massimo Giannini per “la Repubblica” - Estratti

titolo sbagliato di skytg24 durante la conferenza stampa di giorgia meloni a cernobbio

 

Genny & Mary , il tristanzuolo b-movie di questa folle estate italiana, è finito come doveva. Dopo un lungo e inutile supplizio etico, politico e mediatico, Gennaro Sangiuliano va a casa, com’era logico e giusto fin dall’inizio. Tra lo scorno e il disdoro, sommerso dalle mail e dalle chat, dalle ricevute degli hotel e dalle carte d’imbarco, con le quali l’ha sbugiardato la sua ex fidanzata Maria Rosaria Boccia.

LA TROVATELLA DI POMPEI - VIGNETTA BY MACONDO

 

Le sue «dimissioni irrevocabili» sono l’epilogo scontato di uno scandalo che andava aperto e chiuso in due ore, tanto ne erano chiare la portata e le implicazioni. E invece le disavventure sentimentali e ministeriali di questa strana coppia hanno paralizzato il Palazzo e incuriosito il Paese per due settimane, manco fosse il Sexgate di Bill Clinton e Monica Lewinsky.

 

giorgia meloni e il caso sangiuliano boccia - vignetta di ellekappa

Per giorni e giorni ci siamo chiesti come fosse tollerabile che un’avvenente e intraprendente influencer, ex venditrice di abiti da sposa, riuscisse a tenere sotto scacco un ministro della Repubblica, smentendolo in tempo reale sui social e in tv.

 

Soprattutto, ci siamo domandati come fosse possibile che Giorgia Meloni non riuscisse a obbligarlo a fare l’unica cosa sensata, cioè sloggiare dal dicastero della Cultura, qui ed ora, e lo pregasse addirittura di restare al suo posto.

storia instagram di maria rosaria boccia contro giorgia meloni

 

Man mano che si sono fatti più chiari i contorni di questa Temptation Island all’acqua pazza, abbiamo avuto finalmente la risposta. C’è una ragione, se per cacciarlo è servito un penoso stillicidio di accuse e controaccuse tra lui e lei, sui contratti di consulenza firmati e poi strappati, su chi pagava i viaggi e chi partecipava alle riunioni, sulle telefonate registrate e le foto taggate.

 

C’è una ragione, se l’ex ministro si è esposto a un indegno passaggio negli studi di TeleMeloni, per una pseudo-intervista annaffiata dalle sue lacrime di coccodrillo e officiata dal direttore del Cinegiornale della rete ammiraglia, capace di svilire il Tg1 in C’è posta per tee di scivolare in un attimo da Maria Rosaria a Maria De Filippi.

MARIA ROSARIA BOCCIA E GENNARO SANGIULIANO AL FESTIVAL DEL LIBRO POSSIBILE POLIGNANO A MARE 1

 

C’è una ragione se ha cercato di resistere finché ha potuto, anche di fronte alla tambureggiante e devastante controffensiva di Boccia sui giornali e sulle tv.

La verità è che quella a cui abbiamo assistito è molto più che una telenovela boccaccesca, a metà strada tra la sceneggiata napoletana e la farsa da Bagaglino.

 

massimo giannini - otto e mezzo

Intanto, se non ha compromesso la sicurezza nazionale, ha sicuramente umiliato la decenza istituzionale. E poi la tresca privata nasconde una sconcezza pubblica. Tutti ricattano tutti: è questo il cuore della questione, che è sfuggito e sfugge da giorni all’ormai ex ministro, alla destra che lo ha difeso troppo e alla premier che non lo ha licenziato subito.

 

POST FACEBOOK DI FABIO TAGLIAFERRI PER ARIANNA MELONI

La “ricattabilità”, che ormai mascariava non solo il “Bombolo del Golfo”, ma zavorrava anche l’intero governo e in definitiva l’intero Paese, caduto in ostaggio di un ménage amoroso dietro al quale si cela un potere limaccioso.

 

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Se tutto questo è vero, la macchina dei ricatti è sempre lì, in garage, pronta a partire in ogni momento. E potrebbe investire chiunque, dalla Sorella d’Italia in giù. Non solo. C’è un altro gigantesco elefante nella stanza, che sopravvive alla scomparsa politica di Sangiuliano.

FABIO TAGLIAFERRI GIORGIA MELONI

 

Esistono davvero “alcune persone” che ricattavano il ministro “per delle agevolazioni che hanno avuto”, come ha rivelato ancora l’amante sedotta e abbandonata, con uno dei suoi “pizzini” più inquietanti? E se esistono, chi sono e cosa vogliono? Ma soprattutto, hanno qualcosa a che fare con la rilevante partita delle nomine interne ed esterne in ballo al ministero della Cultura?

 

meme su silvio berlusconi e il caso boccia sangiuliano postato da francesca pascale

C’è qualche nesso tra questo vaudeville sotto il Vesuvio e la nomina di Fabio Tagliaferri ai vertici dell’Ales, società in house per la gestione dei biglietti dei musei? Non stiamo parlando di un top manager, ma dell’ex assessore di Fratelli d’Italia a Frosinone, noto per l’amicizia con la sorella della presidente del Consiglio, per la quale si getta nel fuoco social con sobri messaggi come “onestà, trasparenza, coerenza, serietà e umiltà hanno un nome e un cognome: Arianna Meloni”. Ammirazione ben ripagata: ma a che prezzo?

 

Tutto questo non c’entra nulla con il «gossip», la foglia di fico dietro alla quale si riparano sempre i patrioti al comando e dietro alla quale si è protetta anche Meloni, nel delicato passaggio armocromistico dal blu estoril di Giambruno al rosso pompeiano di Sangiuliano. I tormenti affettivi riguardano solo le famiglie coinvolte (a proposito, se n’è sfasciata un’altra, nella destra dove dio è già morto e anche la Patria non si sente molto bene).

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LOLLOBRIGIDA - SANGIULIANO - GIAMBRUNO - MEME

Il nodo strutturale da sciogliere è il metodo di governo che le due Sorelle d’Italia adottano, per spartire poltrone e distribuire prebende. È l’altra faccia della ricattabilità, che fa a pugni con la dignità ma è strettamente collegata alla fedeltà.

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I rimpasti veri li fa l’alleato Zelensky a Kiev. Meloni a Roma non se li può permettere. E non per la solita sindrome vittimista-complottista, che le fa dire «non mi faccio imporre i ministri da Dagospia e dai giornali di sinistra».

 

Il suo problema è un altro. Sostituire Fitto, congedare le Santanché e i Delmastro, i Lollobrigida e i Nordio, sarebbe troppo rischioso, per una premier che rivendica la sua «stabilità» e che a quel punto Mattarella rimanderebbe in Parlamento per un nuovo voto di fiducia. Ed è troppo indecoroso, per una Underdog che pensa davvero di «fare la Storia», e non ha capito che invece sta scivolando nell’avanspettacolo.

MEME SULLE LACRIME DI GENNARO SANGIULIANO AL TG1