I RICCHI O I POVERI? – PAOLO GUZZANTI SULL’ASPETTO IDEOLOGICO DI TASSARE I RICCHI - “SIA HOLLANDE CHE OBAMA E - NEL¬LE INTENZIONI -BERSANI, HAN¬NO LANCIATO UNA CAMPAGNA DI TERRORI¬SMO POPULISTA CONTRO I “RICCHI” PER SOSTENE¬RE I POVERI, CRIMINALIZZANDO CHI PRODUCE RICCHEZZA. IL GIOCO VALE LA CANDELA?”….
Paolo Guzzanti per "Il Giornale"
Il Consiglio Costituzionale francese, che non è un organi¬smo di origine politica, ma terzo e impassibile, ha bocciato la grande idea di Hollande che consisteva nel tassare nella misura dei tre quarti, settan¬tacinque per cento, la parte dei redditi che eccedono il mi¬lione. La Corte ha detto di no, punto e basta. Hollande ha in¬cassato e an¬nunciato un nuovo provve¬dimento in li¬nea con i princi¬pi richiamati dal Consiglio.
L'aspetto po¬litico di questa sentenza fran¬cese è evidente e ci riguarda. Qui non si trat¬ta di protegge¬re i ricchi, ma di proteggere un principio che riguarda tutti: la ricchez¬za, se legittima e onestamente guadagnata, può essere tas¬sata ma non perseguitata. E que¬sto perché nel mondo occidenta¬le, ma persino nella straricca Cina comunista, la ricchezza si produ¬ce, prima di essere distribuita, e coloro che producono ricchezza si chiamano imprenditori e se si ammazzano gli imprenditori, o si scoraggia a morte il loro legittimo desiderio di aumentare le ricchez¬ze proprie e quelle da distribuire, si blocca il meccanismo principa¬le che mantiene in vita le nostre economie, specialmente nei mo¬menti di grave contrazione eco¬nomica, come accade in questi anni.
Ma c'è un aspetto ideologico da sottolineare: sia Hollande che Obama e - nel¬le intenzioni -Bersani, han¬no lanciato una campagna di terrori¬smo populista contro i «ricchi» (non importa se calciato¬ri, vincitori di lotterie, imprendito¬ri, gangster, cantanti, attori, pro¬prietari di aziende...) per sostene¬re i poveri.
Bersani, durante il suo dibattito con Renzi e con quell'aria da gatta morta che prende quando vuol dire qualcosa di in¬sopportabile, disse che in fondo governare la crisi non è poi questa cosa così complicata, basta toglie¬re u¬n po' di più a chi ha di più e dar¬lo a chi ha di meno che, detto così, sembra una cosa da buoni frati con la cio¬tola e che invece vuol dire più tasse a patrimo¬niale.
In America Obama sta affron¬tando in queste¬ ultime ore dell'an¬no il nodo scorsoio del Fiscal Cliff che è bloccato proprio perché il partito repubblicano si oppone al principio della tassa sul ricco in quanto ricco e non in quanto co¬mune soggetto cittadino che pa¬ga le tasse. Obama almeno ha un obiettivo meno ideologico di quel¬lo di Hollande e di Bersani: il suo scopo è quello di proteggere il ce¬to medio bo¬rghese a spese dell'ari¬stocrazia del denaro.
Dunque po¬ne la sua asticella al limite di due¬centocinquantamila dollari co¬me reddito annuo massimo, pri¬ma che scatti la supertassa. Prote¬g¬gere il ceto medio è comunque un obiettivo un po' meno cialtrone di quello generico e populista che, al¬la Robin Hood, consiste nel dare ai poveri la testa dei ricchi mozza¬ta e inalberata sulle picche.
L'aspetto ideologico è molto im¬portante in questa vicenda france¬se, anche perché la Francia non ha mai dimenticato la sua compo¬nente ugonotta, cioè calvinista, dunque quella componente che a noi in Italia manca del tutto che, per tradizione e per convinzione considera la ricchezza onesta¬mente raggiunta come il frutto del¬la virtù, della superiorità di chi spende il proprio talento, il pro¬prio rischio, la propria determina¬zione, per creare e godere della ric¬chezza costruita.
Quella compo¬nente calvinista, o anche gianseni¬sta, in Italia non c'è e vince il rozzo pauperismo per cui un povero è per definizione un buono e un ric¬co è per definizione malvagio, il denaro è sterco del diavolo e in de¬finitiva impiccare il ricco e fargli vuotare le tasche a testa in giù è uno sport non solo lecito, ma vir¬tuoso.
E poi c'è da provare invidia nei confronti della Francia per il fatto che abbia una corte - le Conseil ¬costituzionale in grado di opporsi a un governo di sinistra e alle sue trovate demagogiche. In Italia questo non è praticamente possi¬bile. La nostra Corte Costituzionale, per sua natura e composizione è di sinistra e serve puntualmente la casa madre che ha generato gran parte dei suoi membri.
Ciò che molte volte ha denunciato Berlusconi è perfettamente vero: le leggi approvate in Parlamento da una maggioranza di centro de¬stra vengono poi ad una ad una, quelle significative, impacchetta¬te e spedite alla Corte Costituzio¬nale che le spacchetta e le butta nel cesso. E poiché questo anda¬mento non è a doppio senso, ma sempre a senso unico, viene il le¬git¬timo sospetto che un vizio ideo¬logico guidi l'andamento e il com¬portamento di un «Conseil» - la nostra Corte- che non si è mai con¬quistato la reputazione di impar¬zialità di quello francese.
Dal punto di vista economico le teorie di Hollande e Bersani, un po' meno quelle di Obama, consi¬stono nella bella trovata di colpire ai livelli più alti, quindi di maggior successo, allo scopo di inseguire il bottino elettorale facile: quello non tanto dei poveri veri, persone da rispettare e proteggere, ma di coloro che amano vivere alle spal¬le di uno Stato provvidente come parassiti, legati a tutte le greppie improduttive e ora economica¬mente fragili.
Assecondare le pul¬si¬oni rozze pauperistiche e populi¬ste, quelle sì populiste, vuol dire minare consapevolmente e in ma¬niera ideologica le basi della pro¬duzione della ricchezza. E se c'è poca ricchezza prodotta perché si sono appesi les aristocrates à la lanterne , come si cantava nel Ça ira , alla fine ci sarà sempre meno ricchezza da distribuire. Questa ci sembra la lezione francese in una giornata di per sé plumbea e caoti¬ca.