ALLA RICERCA DELLA TRASPARENZA RAI. LA CROCIATA DI RENATO BRUNETTA – IL CAPOGRUPPO DI FORZA ITALIA DIVENTA STALKER DELLA COMMISSIONE DI VIGILANZA: L’HA TEMPESTATA CON 12 INTERROGAZIONI OTTENENDO ALTRETTANTE RISPOSTE DA PRESA PER I FONDELLI
Caro Dago,
altro che casa di vetro, la Rai è il Palazzo dei misteri, dai vetri opachi e dalle finte promesse come quella di voler fare della trasparenza un dovere assoluto. In realtà, la trasparenza è soltanto un leitmotiv che sentiamo ripetere continuamente dai vertici di Viale Mazzini e che non viene esercitata nemmeno nei confronti del Parlamento.
Non a caso, infatti, l’interrogazione, strumento di controllo con cui si concretizza la funzione di sindacato ispettivo da parte delle Assemblee legislative, attraverso la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, sembra non essere gradita ai vertici Rai.
Solo per dare un’idea di quello che avviene in Commissione di Vigilanza Rai, dal mese di gennaio ad oggi sono state presentate, a mia firma, dodici interrogazioni indirizzate al Presidente della Commissione attraverso le quali si chiede conto ai vertici della tv di Stato di chiarire e di assumere le opportune iniziative su questioni strategiche per il servizio pubblico radiotelevisivo.
· in data 24 gennaio è stata presentata una interrogazione per chiedere chiarimenti sul meccanismo delle produzioni esterne;
· l’interrogazione del 26 gennaio intende ottenere chiarimenti su una possibile lesione del codice etico in considerazione del rapporto di lavoro intercorrente tra Francesco Pinto, Direttore del centro di produzione Tv di Napoli, e la Rai a seguito dell’acquisto dei diritti del libro dello stesso Pinto “La strada dritta”;
· il 27 gennaio è stata presentata una interrogazione chiedendo spiegazioni sui costi sostenuti per la doppia conduzione, nella giornata di venerdì, del programma “La vita in diretta” condotta da Marco Liorni (da Roma) e Cristina Parodi (da Milano);
· con l’interrogazione del 30 gennaio si chiede di rendere operativo il tetto massimo per i compensi fissato, a norma di legge, ad un massimo di 240 mila euro annui;
· l’interrogazione del 31 gennaio intende fare chiarezza sul compenso percepito dal celebre conduttore televisivo Bruno Vespa, reso noto soltanto attraverso indiscrezioni di stampa, e sulle retribuzioni effettivamente percepite dai conduttori televisivi;
· con l’interrogazione del 1 febbraio si chiedono chiarimenti sullo spropositato cachet percepito da Carlo Conti in occasione del sessantasettesimo Festival di Sanremo nonché di rendere noti in via ufficiale i costi ed i ricavi relativi alla gestione dello stesso Festival;
· il 2 febbraio è stata presentata una interrogazione con l’intenzione di avere chiarimenti sulla questione del rafforzamento della presenza della Rai a Milano;
· con l’interrogazione del 7 febbraio si chiede di fornire chiarimenti in merito agli introiti derivanti dal pagamento del canone Rai in bolletta;
· con l’interrogazione dell’8 febbraio, dopo una attenta ricostruzione normativa sui compensi in Rai, si chiede ai vertici di Viale Mazzini di rendere ufficialmente noti i compensi percepiti dai conduttori, giornalisti e cosiddette star della tv resi noti soltanto attraverso indiscrezioni di stampa;
· l’interrogazione presentata il 9 febbraio chiede se i vertici Rai non intendano rendere ufficialmente noti i contratti aziendali sottoscritti dal Direttore generale nonché i compensi che conduttori, giornalisti e cosiddette star della tv percepiscono attraverso produzioni esterne;
· l’interrogazione del 13 febbraio è volta ad ottenere gli opportuni chiarimenti in merito alla politica aziendale adottata in riferimento agli evidenti tagli degli stipendi dei lavoratori e collaboratori sulla base dei dati relativi all’anno 2014 resi noti in un rapporto del MEF;
· con l’interrogazione del 16 febbraio si chiede ai vertici di fornire una corretta informazione sui casi e le modalità di esenzione del canone Rai nel caso in cui per effetto dell’evento sismico la famiglia anagrafica non sia più in possesso di alcun apparecchio televisivo.
L’arroganza e la presunzione che i vertici di Viale Mazzini riservano al Parlamento sono facilmente deducibili dalle risposte imprecise, vaghe ed evasive - di appena 10 righe - fornite a sette delle dodici interrogazioni appena citate e che per chiarezza sono di seguito riportate.
· all’interrogazione del 24 gennaio sulle produzioni esterne i vertici Rai si limitano ad affermare che “le trattative economiche e contrattuali, anche sotto il profilo della forma del rapporto con l’eventuale produttore esterno, sono a cura delle Direzioni aziendali dedicate”;
· all’interrogazione del 26 gennaio, sulla possibile lesione del codice etico, i vertici Rai sostengono che “una volta verificata l’insussistenza di profili di criticità alla luce della normativa applicabile, la Rai ha ritenuto di procedere con l’operazione, di cui è stata fornita idonea informativa al CDA, nel marzo 2014”;
· all’interrogazione del 27 gennaio, sulla doppia conduzione de “La vita in diretta” i vertici hanno dato risposta dichiarando che “l’impostazione del programma ha motivazioni editoriali connesse all’opportunità di ampliare la gamma dei temi proposti per raccontare meglio il Nord Italia dal punto di vista sociale ed economico” e che “le risorse utilizzate per lo studio di Milano sono di entità notevolmente inferiore a quelle impiegate abitualmente nello studio di Roma”;
· in merito all’interrogazione del 28 gennaio, sui compensi dei dirigenti di Viale Mazzini, i vertici si limitano ad affermare che “in data 13 gennaio la Rai ha proceduto all’aggiornamento del sito trasparenza specificando quanto previsto dalla normativa attualmente vigente e che il relativo aggiornamento è stato reso operativo il successivo 31 gennaio”;
· all’interrogazione del 31 gennaio i vertici Rai dopo aver specificato quale sia l’importo del contratto di Vespa sostengono che “per quanto riguarda la tematica della pubblicazione dei compensi degli artisti, la Rai si attiene alle specifiche disposizioni della legge 28 dicembre 2015, n. 220; in merito peraltro si ritiene opportuno mettere in evidenza come per un’azienda chiamata ad operare in un mercato concorrenziale la diffusione di informazioni di questo genere determini un danno dando un’immediata posizione di vantaggio agli altri operatori del mercato”;
· in merito all’interrogazione del 1° febbraio, sui costi del festival di Sanremo, i vertici Rai sostengono semplicemente che “i valori economici collegati al Festival di Sanremo- che rappresenta il principale evento della televisione Italia- sono correlati ai relativi risultati” e che “il Festival 2017- come comunicato anche alla stampa- presenta un risultato finale positivo nell’ordine di 7 milioni di euro; il dato relativo al triennio 2015-2017 si attesta nell’ordine di circa 17 milioni di euro”;
· in merito all’interrogazione del 2 febbraio sul rafforzamento della Rai a Milano, i vertici della tv di Stato sostengono in modo molto superficiale che “in linea prospettica, la Rai intende procedere al rafforzamento della propria presenza a Milano, operando in particolare attraverso l’introduzione di una specializzazione del centro produttivo per valorizzarne le competenze e aumentare l’efficacia” e che “nel corso dei prossimi mesi saranno definiti specifici progetti operativi”.
E’ in questo modo che i vertici Rai intendono dare conto dell’operato della tv di Stato al Parlamento? Possibile che i vertici della tv pubblica possano agire in modo così opaco e arrogante?
Sarà dunque mia premura porre la questione ai Presidenti di Camera e Senato per fare in modo che l’attività che i vertici di Viale Mazzini svolgono nelle sedi istituzionali sia improntata al più ampio rispetto del principio di trasparenza per una Rai davvero di vetro.
Renato Brunetta