ROBA DA MATTEI – RENZI E SALVINI SONO I "KINGMAKER" DEL GOVERNO DRAGHI, E IN SENATO GONGOLANO (O FANNO FINTA DI FARLO). L’EX PREMIER SI PAVONEGGIA: “CHE MERAVIGLIA DI DISCORSO, ORA MI METTO QUI, BUONO BUONO E ASSISTO” (CI CREDETE?) – L’EX TRUCE: “L’EURO IRREVERSIBILE? DRAGHI HA SEMPRE RAGIONE”, MA IN REALTÀ È COMPRESSO COME UNA LATTINA DI BIRRA – IL RACCONTO BY RONCONE
-Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Arriva un whatsapp da via Solferino. L’idea è: raccontiamo i due Matteo. Che fanno, che dicono. È un po’ anche la loro giornata. Se Renzi non avesse spinto la crisi fin sull’orlo del burrone. Se Salvini non avesse poi accettato di entrare in questo governo.
Intanto Mario Draghi ha appena finito di parlare, e sta ancora lì incerto se sedersi o restare in piedi a prendersi tutta l’ovazione. La scena scorre sul megaschermo montato al centro del salone Garibaldi di Palazzo Madama: non se ne parla di andare a sbirciare dal vivo in tribunetta come ai bei tempi, ci fanno stare solo qui, distanziati e in piedi sul parquet che scricchiola, ma bisogna mettersi un po’ storti, con mezza testa girata verso il finestrone spalancato sul gelo di Roma, perché è sempre meglio beccarsi un raffreddore, che altro.
Renzi sbuca alle spalle. Allegro, mai visto così allegro. Viene avanti a passi lunghi e si ferma di botto, schiocca i tacchi, fa lo spiritoso, accarezza i capelli di una portavoce, da un pizzicotto sul sedere a un funzionario: poi soddisfatto si tira su i pantaloni che gli calano perché a furia di correre la mattina qualche chilo l’ha buttato via sul serio, s’alza la mascherina per fare le faccette, attacca a parlare con tutti noi che ci mettiamo in circolo.
«Ragazzi, volete sapere se sia stato giusto aprire la crisi? No, dico: ma che meraviglia di discorso ha fatto Draghi? Dai, uno spettacolo. Draghi ha una visione». Si volta un giovane cronista e chiede se ha sentito bene, le mascherine ovattano tutte le voci: davvero Renzi è entusiasta di Draghi? Sì, gli piace. Non ha cambiato ancora idea, se è questo il punto.
E forse un po’ lo è. «Credetemi: io sono entusiasta di contare di meno. Mi metto qui buono buono, e assisto». Renzi buono buono, vabbé. Però è un fatto che non ci reciti il mantra delle ultime settimane: dobbiamo chiedere il Mes, parlare di Alitalia, fare il ponte sullo Stretto.
Comunque: va bene, grazie, capito. Il circoletto si scioglie, ma Renzi non molla. E prosegue (qui la faccenda, in effetti, si fa piuttosto interessante): «Oh, ragazzi: vi è chiaro che nei prossimi due anni ci sarà una riorganizzazione di tutta la politica italiana? Se a sinistra si fa l’intergruppo Pd-M5S-Leu sulla linea Zingaretti-Bettini e i partiti a destra si europeizzano, al centro si apre un’area liberal democratica riformista che in Europa è rappresentata da Macron, Michel e Vestager e dove noi di Italia viva possiamo diventare forza aggregatrice».
Francesco Bonifazi, il tesoriere di Iv — una passione per i barboncini bianchi e i Rolex — annuisce con scarsa convinzione. Maurizio Gasparri, vecchio e autorevole generale forzista, scuote invece la testa: «Renzi è un simpatico visionario». Continui.
«Il centro non sarà mai forza autonoma. Il centro o sta con la destra, o sta con la sinistra». Renzi è sempre stato nel centrosinistra. «Io però ho il forte sospetto che ultimamente Renzi sia invece un po’ indeciso sul dove mettersi». Per un po’, in ogni caso, il problema non si pone.
Ecco, appunto: qualcuno ha visto Salvini? È andato via di là. Ma non ha detto niente. Quasi, niente. Perché poi qualche cagnaccio con la telecamerina gli va dietro e lo stuzzica perfido: guardi che Draghi, quando sostiene che l’euro è una scelta irreversibile, ce l’ha con lei (Salvini, giusto ieri, aveva fatto lo spiritoso/provocatore/furbacchione, dicendo che di irreversibile «c’è solo la morte, per fortuna: e infatti siamo tutti nelle mani di Dio»).
In realtà, politicamente, siamo tutti nelle mani di Draghi, che all’euro ci crede e ci tiene. Infatti ecco che subito Salvini mette su il suo sorrisotto che gonfia la mascherina (lui a correre come Renzi la mattina, non ci va): «Euro irreversibile? Draghi ha sempre ragione».
Dice così, però poi provandogli a leggere un po’ lo sguardo: mah, chissà, vedremo. Da un paio di giorni cerca di dettare l’agenda: ha visto Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali; ha chiesto un sottosegretario in quota Lega da piazzare accanto al ministro del Lavoro, Andrea Orlando; e un altro ne vorrebbe mettere al Viminale, per vigilare sui decreti sicurezza.
«È un governo di transizione, ma di cambiamento», ha detto prima, camminando sul marciapiede, con un’aria mite, propositiva, del tipo: guardate che sono molto cambiato, forse nemmeno lascerei più a galleggiare in mezzo al mare bambini e donne incinte.
Ma poi è un attimo e, con tono sprezzante (è come se ci fosse un doppio Salvini, che all’improvviso salta fuori), urla nervosetto: «È finita l’era dei Ciampolilli! Lavoro lavoro lavoro!» — e allora tutti annuiamo, perché — ogni tanto — annuisci e lo fai contento, ma sulla Moleskine intanto hai preso un altro appunto: Salvini al governo è compresso come una lattina di birra.