1. ROMA METTE UNA LAPIDE SULLA POLITICA: L’ASTENSIONISMO È IL PRIMO PARTITO CON IL 47,2%, RECORD DA QUANDO C’È L’ELEZIONE DIRETTA DEL SINDACO (PERSO IL 21% DAL 2008) 2. ALE-DANNO, NONOSTANTE IL BILANCIO FALLIMENTARE, HA IL BIGLIETTO PER UN BALLOTTAGGIO DIFFICILE MA NON IMPOSSIBILE. MARINO, IL PARROCO STRANIERO, MIRACOLATO DALLA MAGGIORANZA DELLA MINORANZA CHE LO HA SCELTO COME MENO PEGGIO 3. ARFIO AL 9,5. I SENTIMENTI NON BASTANO. E TORPAGNOTTA NON DIVENTA TORBAGUETTE 4. DE VITO PERDE PIÙ DI METÀ DEI VOTI INCASSATI DA GRILLO 3 MESI FA. RIDIMENSIONATI I GRILLINI ANCHE NEL RESTO D’ITALIA. E ORA SONO I PRIMI CHE NON VOGLIONO PIU' IL VOTO
1 - 5/A PROIEZIONE RAI ROMA: MARINO IN TESTA AL 41,4
(ANSA) - E' ancora Ignazio Marino con il 41,4%, secondo la 5/a proiezione dell'Istituto Piepoli per la Rai, ad essere in vantaggio nelle elezioni per il Comune di Roma. Segue Gianni Alemanno con il 30,3%. Marcello De Vito, del M5s, è al 12,8%, Alfio Marchini al 9,7% e Sandro Medici al 2,4%. Il campione della proiezione è pari al 34,8%.
2 - PROIEZIONI RAI, ROMA: COALIZIONE MARINO AL 41%
(ANSA) - La coalizione di centrosinistra che appoggia Ignazio Marino è al 41%, il centrodestra al 31,7% e il Movimento 5 Stelle al 13,9%: sono le percentuali di voto alle liste al comune di Roma secondo la proiezione dell'Istituto Piepoli per la Rai (ricerca soggetta a errore, riproduzione riservata) con una copertura del 34,8%.
3 - ROMA: DE VITO, CALO MA NON VISTOSO, FAREMO OPPOSIZIONE
(ANSA) - "Un certo calo c'é, ma non ci sembra così vistoso. Non è un risultato così negativo come viene detto". E' il primo commento alle proiezioni del candidato sindaco di Roma M5S Marcello De Vito. "Il nostro 13-14% va paragonato al 16,64% delle regionali di febbraio - ha detto De Vito -. Entriamo in Consiglio e faremo una bella opposizione. I partiti hanno fatto un grosso investimento economico e hanno intercettato i voti. I giornali hanno parlato poco di noi. Anche Marchini col suo 10% ha tolto anche a noi".
4 - ALEMANNO SI AGGIUDICA LA POSSIBILITÀ DEL BALLOTTAGGIO
DAGOREPORT
Parliamo innanzitutto di Roma, capitale d'Italia e test elettorale più importante della tornata amministrativa. Alla fine gli elettori sono stati molto clementi, persino generosi: uno su due, o pochissimo meno, non è andato proprio a votare giudicando improponibile scegliere tra un'offerta politica mai così sgangherata.
Il vero vincitore di Roma e' Alemanno Gianni, il quale (sia pure a dieci punti di distanza) si è aggiudicata la possibilità di perdere al ballottaggio, il che è un successo visto il bilancio fallimentare della sua gestione, tra torme di fasci assunti nelle municipalizzate, figuracce storiche con la tempestina di neve e attesa vana di un'altra nevicata con la quale riscattarsi, nonché il suo perenne ritardo persino alle cerimonie dove erano previsti il Papa e il Presidente della Repubblica.
Il secondo miracolato e' ovviamente il primo classificato dell'offerta inadeguata, cioè Marino Ignazio, il parroco straniero che la maggioranza della minoranza che è andata a votare ha scelto come meno peggio. Un non romano dichiarato, che ha beneficiato del traino del partito romano del Pd, che ha una sua storia, un suo profeta (Bettini Goffredo) e persino un suo volto già certificato come presentabile, cioè Zingaretti Nicola, già presidente della Provincia e presidente in carica della Regione che ospita la Capitale.
Due fenomeni sono stati invece restituiti alla propria dimensione: Marchini "Arfio" e il grillino avvocato De Vito. Il primo ha raccolto meno di quanto si pensasse ma in fondo ha avuto più del doppio di quella "lista Beautiful" di qualche elezione fa, composta dagli antenati del partito dei carini di Crozza/Montezemolo a cui tutti hanno pensato quando hanno visto la sua candidatura pubblicizzata con il cuoricino.
È che oggi più che mai in tempi di crisi devastante, i buoni sentimenti del ragazzo della dinastia calce e martello non potevano attecchire senza l'odore acre del sudore. e quello nemmeno a pagarlo dalle parti di "Arfio". Così Tor Pagnotta non diventa Tor Baguette, e forse e' meglio così. Ma dal penultimo dei Marchini ci aspettiamo una opposizione tosta a chiunque vinca.
Il grillino ha vinto perdendo oltre la metà dei voti che Grillo Beppe aveva avuto tre mesi fa alle elezioni nazionali: un successo vero visto il triste spettacolo messo in scena dai grillini nazionali dopo l'inaspettato risultato di febbraio e vista la difficoltà di costruire a Roma una presenza che comunque supera il 10 per cento.
Per il resto: il governo Letta nipote e zio non pervenuto perché preventivamente dichiaratosi agnostico rispetto ai risultati elettorali, e del resto avesse vinto Grillo Beppe, o Il fantasma di Monti Mario, avrebbe avuto di che preoccuparsi. Tutti gli altri fanno parte della sua maggioranza. Il voto dell'altra Italia oltre Roma alla fine ha ridimensionato i grillini ed è andata poco a votare, anche se più dei romani. Due risultati entrambi attesi, come se l'Italia fosse davvero un paese normale e non il paese alla frutta che oggi purtroppo e'.
Con una certezza: sono per primi i grillini che non vogliono elezioni anticipate. Molti di loro, deputati e senatori, hanno preso a male parole la quasi ex capogruppo Lombardi che aveva parlato stamattina di voto a ottobre. Senza aspettare i risultati di oggi, magari (forse) avrebbe capito persino lei che aria tira anche per loro.