L’ACQUA E’ POCA E LA PAPERA NON GALLEGGIA: COME SI FINANZIA LA LEGGE DI BILANCIO? – I COSTI EXTRA DEL SUPERBONUS E LA BASSA CRESCITA SI MANGIANO IL “TESORETTO” CHE IL GOVERNO SPERAVA DI AVERE – LE STRADE SONO TRE: FARE PIÙ DEFICIT, ALZARE LE TASSE, TAGLIARE LA SPESA. LA PRIMA È LA PIÙ PERICOLOSA E GIORGETTI HA GIA’ AVVISATO: “IL DEFICIT DOVRÀ ESSERE RAGIONEVOLE” - PER IL RESTO, SI PUNTA SUI CONDONI, SULLE TASSE PER BANCHE E MULTINAZIONALI – MA QUESTO SIGNIFICA BYE BYE ALLE PROMESSE ELETTORALI E FARE ANZICHÉ UNA MANOVRA DA 30 MILIARDI UNA MANOVRINA DA 20 - LE PRESSIONI SUL RAGIONIERE GENERALE MAZZOTTA PER FARE CASSA CON LE SANATORIE
-1 - NESSUN TESORETTO PER LA MANOVRA GIORGETTI: “BASTA SUSSIDI FACILI”
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
Il Superbonus e la bassa crescita si mangiano il “tesoretto” per chiudere la legge di Bilancio. Si complica il percorso della manovra, a pochi giorni dall’approvazione del nuovo quadro dei conti pubblici con la Nadef. Ieri l’Istat ha rivisto i numeri del triennio 2020-22, alzando il Pil del 2021 dal 7 all’8,3%. Ma lasciando inalterato il deficit dell’anno scorso all’ 8%, che sarebbe stato ancora più basso di 0,2 punti se non si fosse caricato un altro pezzo di Superbonus da 54 miliardi, sopra le stime.
Lo stesso succederà al deficit di quest’anno che si gonfierà ben oltre il 4,5% ipotizzato, proprio per la spesa sulle ristrutturazioni In sé non una brutta notizia, perché il Patto di stabilità europeo è ancora sospeso e pure i vincoli stringenti su deficit e debito. Non la vede così il Financial Times che torna ad attaccare il governo Meloni: «Deficit e debito troppo alti».
[…] È chiara però la sfida del governo: evitare a tutti i costi altre code di Superbonus nel 2024, a costo di sospendere i cantieri aperti, proprio per non far saltare i conti. Il ministero dell’Economia punta perciò a chiudere la partita sul “bonus di Conte” una volta per tutte scaricandolo sul deficit del triennio 2021-23. «Sussidiare è più facile, ma nocivo: dobbiamo rimediare al disastro», è tornato a ripetere ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Questo significa togliere ossigeno a un settore cruciale per la ripresa post- Covid, quello delle costruzioni. Sperando che agganci prima o poi il treno Pnrr.
Il rimbalzo di quasi 12 punti nella crescita tra 2021 e 2022, certificato ieri da Istat, è stato potente e quasi inaspettato dopo i 9 punti persi nel 2020. Ma la frenata globale ed europea impone ora altri ragionamenti. Il governo puntava ad un Pil in crescita dell’1,5% per il prossimo anno. E a un deficit al 3,7% che incorporava un “tesoretto” di 4 miliardi. Crescita e tesoretto evaporati.
[…] Per ora è chiaro che le strade per chiudere la manovra sono le classiche tre: fare più deficit, alzare le tasse, tagliare la spesa. La prima è la più pericolosa, quella del deficit. Il ministro Giorgetti accarezza l’idea: «Il deficit dovrà essere ragionevole». E quindi dopo quello di quest’anno, gonfio di Superbonus, alzare di qualche decimo quello del 2024 – dal 3,7% al 3,9% frutterebbe 4 miliardi – non è un tabù. Si farebbe leva sui “fattori rilevanti” con Bruxelles: alluvione in Romagna, guerra in Ucraina, sbarco dei migranti.
Per il resto, si punta sui condoni, sulle tasse per banche e multinazionali. Forse anche sui balzelli entrati e poi usciti nella manovra dell’anno scorso: tassa sulla fortuna, plastic tax, sugar tax, tassa “Amazon” sui pacchi. E poi ancora: entrate dal concordato preventivo biennale, l’accordo con imprese e professionisti sulle tasse da pagare. Il taglio dei bonus fiscali e dei fondi ministeriali. Una nuova limatura all’indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Questo però significa chiudere le porte alle promesse elettorali.
Ma anche, pur raschiando il barile delle coperture, limitarsi allo stretto necessario. E fare anziché una manovra da 30 miliardi una manovrina da 20. Con l’essenziale dentro, come i 14 miliardi per il taglio del cuneo e dell’Irpef. Taglio del cuneo confermato per un altro anno, non strutturale, per essere coperto da entrate una tantum.
2 - MINI MULTE E SANATORIE PER FARE CASSA IL GOVERNO RICADE IN TENTAZIONE
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
La mossa viene tenuta coperta, a Palazzo Chigi e al Tesoro. […]: coprire i buchi della manovra con gli incassi delle sanatorie e dei condoni. Ignorando la legge sacra […]: le entrate ballerine non possono finanziare una legge programmatica come è quella di bilancio. Anche se le misure, come il taglio del cuneo fiscale, non saranno strutturali.
[…] Una rincorsa, da una scadenza all’altra, aggrappata a un gettito che alla fine potrebbe risultare inferiore alle attese.
Non a caso la Ragioneria, in più di un’occasione, ha evitato di stimare l’incasso di alcune misure, invocando prudenza e responsabilità. […] Eppure dentro l’esecutivo crescono le pressioni sulla Ragioneria per mettere nero su bianco le entrate che si potranno ottenere dal concordato preventivo biennale, il patto tra il Fisco e i piccoli contribuenti (autonomi, professionisti e Pmi) che congela le imposte per due anni.
Ma anche così i soldi rischiano di essere pochi. E per questo nella bozza del decreto Energia, che porta la firma di Palazzo Chigi e del Mef, è stato inserito un nuovo trattamento di favore. Il quattordicesimo della destra al governo, questa volta riservato ai commercianti a cui basterà pagare mini multe per mettersi in regola dopo aver compiuto violazioni su scontrini, ricevute fiscali e fatture.
[…] I soldi della rottamazione quater inizieranno ad arrivare nelle casse pubbliche da fine ottobre, ma le precedenti edizioni, insieme al “saldo e stralcio”, hanno prodotto un gettito di 19,9 miliardi contro i 53,9 ipotizzati inizialmente. Nel conto degli auspici sono finiti anche gli incassi attesi da gran parte delle 12 sanatorie inserite nell’ultima Finanziaria, come la definizione delle liti pendenti: le cifre ballano, ma per la manovra “collage” ogni euro ha un peso. […]