L’EUROPA DEVE TIRARE FUORI I SOLDI: SERVE UN RECOVERY DI GUERRA! – E’ L’IDEA DI MACRON CHE LO HA SIBILLINAMENTE EVOCATO PARLANDO DI “NUOVI STRUMENTI” – IL TOYBOY DELL’ELISEO SPINGE PER CREARE UNA “COMUNITÀ POLITICA EUROPEA” PER ALLARGARE I CONFINI DELL'UNIONE A CHI ANCORA NON PUÒ ADERIRE COME L'UCRAINA. MA QUESTO PROGETTO DEVE APRIRE LA STRADA A SOLUZIONI INNOVATIVE ANCHE DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO E FINANZIARIO - A BRUXELLES DANNO PER SCONTATO CHE DA QUI ALL'AUTUNNO LA RUSSIA INTERROMPA DEL TUTTO IL FLUSSO DI GAS VERSO L'UE: UNA EVENTUALITÀ CHE NON POTREBBE ESSERE GESTITA CON GLI STRUMENTI ORDINARI…
-Claudio Tito per “la Repubblica”
C'è una frase che durante il Consiglio europeo è stata più volte ripetuta. «Nuovi strumenti». Una formula usata prima dal presidente francese, Emmanuel Macron, e poi da diversi altri. Perché l'Eliseo non ha ancora rinunciato all'idea avanzata al Consiglio europeo del marzo scorso a Versailles. Quella di un nuovo "Recovery fund" che possa consentire all'Unione di affrontare le conseguenze della guerra. Niente di ufficiale, certo. Nessuna proposta formale. Ma un riferimento a quella possibilità fatta nei colloqui a margine del vertice.
E che naturalmente ha trovato l'adesione di diversi Paesi, a cominciare dall'Italia e dalla Spagna. Del resto, già nei giorni scorsi l'inquilino dell'Eliseo aveva parlato, dopo i risultati non brillanti alle elezioni legislative, di «economia di guerra». Il conflitto in Ucraina sta in effetti impattando sempre più sul Vecchio Continente. La convinzione degli stati membri del Nord Europa di proseguire "business as usual", come se nulla fosse, inizia dunque a incrinarsi.
L'intervento determinato quasi due anni fa dalla pandemia sta diventando quindi un modello in una fase bellica. Anche nella consapevolezza, come avvertono alla Nato, che il conflitto in Ucraina non finirà nel breve periodo e rischia di protrarsi anche nel 2023. Per di più molti istituti - dopo l'entusiasmo del 2021 e dei primi mesi del 2022 - iniziano a prevedere una crescita negativa - ossia recessione - già nel terzo e/o nel quarto trimestre di quest' anno. Gli strumenti tradizionali potrebbero dunque non bastare più.
«Serve un passo avanti in più. L'Europa deve fare di più», sono state le parole di Macron durante il pre-vertice di partito, Renew. Un invito rivolto in particolare ad accettare il progetto di «Comunità politica europea» per allargare i confini dell'Unione a chi ancora non può aderire "in toto" come l'Ucraina. Un progetto che assomiglia da vicino a quello della Confederazione europea lanciato nelle settimane scorse dal segretario del Pd, Enrico Letta.
Ma la «Comunità» di cui parla il presidente francese di fatto apre la strada a soluzioni innovative anche dal punto di vista economico e finanziario. Già a marzo, ad esempio, l'idea aveva riscosso l'approvazione di molti membri dell'Ue tra cui l'Italia, la Spagna e la Grecia. Si trattava di un percorso condiviso. Ora ancor di più. Anche perché le probabilità che l'emergenza economica si sommi a quella energetica sono sempre più alte. E non è un caso che prima della riunione di ieri, Draghi e Macron abbiano avuto un colloquio bilaterale in una sala del Palazzo Justus Lipsius per concordare una linea comune da tenere nel corso del summit.
Ormai a Bruxelles, infatti, si considera quasi scontato che da qui all'autunno la Russia interrompa del tutto il flusso di gas verso l'Ue. Una eventualità che non potrebbe essere gestita con gli strumenti ordinari. Il "RepowerEu", varato un paio di mesi fa, viene ormai considerato insufficiente. Poche risorse e poco distribuibili tra tutti i Paesi.
Ci sono allora questioni che non rientrano nel documento finale di questo summit europeo e che però diventeranno sempre più emergenti: Energia, Difesa, Infrastrutture.
Non è un caso che il presidente del consiglio italiano abbia suggerito di convocare a luglio un consiglio europeo straordinario proprio sull'energia. Ormai questo è il fronte più critico con cui l'Unione deve fare i conti. E la richiesta italiana fa capire che si tratta di un fronte che reclama risposte immediate. Oggi i leader confermeranno nel documento finale l'esortazione verso la Commissione ad elaborare una proposta sul tetto al prezzo del gas «il prima possibile».
Questa formulazione è stata il risultato di un pressing costante dell'Italia. Che sta insistendo da settimane su questo provvedimento. Che proprio ieri ha ricevuto il via libera di Madrid, l'apertura silenziosa della Germania e persino la disponibilità alla discussione della "frugale" Olanda. Con ogni probabilità l'esecutivo europeo stenderà definitivamente e concretamente il testo sul "price cap" tra la prossima settimana e quella successiva. Su questo punto Draghi, Macron e la presidente della Commissione Von Der Leyen si sono visti in un altro incontro riservato proprio fissare i punti del "price cap".
L'intenzione è aspettare la conclusione del G7 che si terrà nel weekend in Germania. Quella, infatti, sarà la sede per coordinare con gli Usa e la Gran Bretagna una misura così decisiva per contenere la spesa sull'elettricità. Il tutto sarà preceduto oggi dalla discussione con la presidente della Bce, Christine Lagarde, sulle mosse della Banca centrale sui tassi di sconto.
E soprattutto sullo "scudo" che ripari i Paesi più esposti dalla speculazione finanziaria sui titoli di Stato. Questa sarà la partita di "allenamento" che prepara quella "ufficiale". Le proteste dei "falchi" rigoristi, che considerano indispensabile alzare il costo del denaro ed evitare reti di protezione, come è già accaduto all'eurogruppo della scorsa settimana, verranno replicate oggi davanti ai leader. Ma il tema dei «nuovi strumenti» sarà ineludibile. Nei prossimi mesi o, se tutto dovesse precipitare più velocemente, anche nelle prossime settimane.