C’È GIA’ UN VINCITORE PER LE REGIONALI: IL PARTITO DEL “NON VOTO” – FINO ALLE 15 SONO APERTI I SEGGI PER IL RINNOVO DEI GOVERNI DI LAZIO E LOMBARDIA – IERI, NELLA PRIMA GIORNATA DI VOTAZIONI, L'AFFLUENZA È STATA DEL 29,72% (31,78% IN LOMBARDIA E 26,28% NEL LAZIO), IN NETTO CALO RISPETTO A CINQUE ANNI FA, QUANDO L'AFFLUENZA ERA STATA DEL 70,63% (MA ALLORA SI VOTAVA IN UNA SOLA GIORNATA)
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(askanews) - Urne riaperte, dalle 7 alle 15, nel Lazio e in Lombardia per il rinnovo dei governi delle due regioni. Sono oltre 13 milioni i cittadini chiamati alle urne, oltre un quarto degli aventi diritto al voto. Ieri, nella prima giornata di votazioni, l'affluenza è stata complessivamente del 29,72% (31,78% in Lombardia e 26,28% nel Lazio): cinque anni fa l'affluenza domenicale alle Regionali era stata del 70,63% (73,1% in Lombardia e del 66,5% nel Lazio), ma nel 2018 si votava in una sola giornata.
Il risultato della consultazione, che eleggerà i nuovi presidenti e i Consigli regionali delle due più popolose regioni italiane, sarà anche il primo banco di prova del governo Meloni.
Il centrosinistra, che si presenta in coalizione con il Movimento 5 stelle in Lombardia, senza Terzo polo, e in coalizione con il Terzo polo, senza Movimento 5 stelle, nel Lazio, considera invece "aperta" la sfida nelle due regioni. Il centrodestra si presenta invece nella sua formulazione di governo al fianco dei propri candidati in entrambe le regioni.
In Lombardia la sfida è tra il governatore uscente Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra unito; il candidato del centrosinistra Pierfrancesco Majorino; la candidata del Terzo polo Letizia Moratti, ex vice di Fontana. In campo anche Mara Ghidorzi, la quarta sfidante, candidata di Unione popolare.
Nel Lazio è corsa a sei: Alessio D'Amato (centrosinistra), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5S), Rosa Rinaldi (Unione Popolare), Fabrizio Pignalberi (Quarto Polo e Insieme per il Lazio) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano).
La legge elettorale prevede l'elezione diretta sia del presidente di Regione sia del Consiglio regionale, in un'unica tornata, a suffragio diretto. Non è previsto il ballottaggio: vince chi prende più voti.