L’IRA DI PALAMARA - A FAVA: "IL PROCURATORE DI PERUGIA LO FA SARÀ ERMINIO AMELIO. A PRETE GLI ROMPE IL CULO! E LUI ALMENO SA TUTTE LE CARTE CHE CI STANNO. QUESTI LI DEVI AMMAZZARE (RIFERENDOSI ALL'ESPOSTO DI FAVA CONTRO PIGNATONE E IELO, NDR)... " - PER DI PIÙ SI SCIORINA IL NOME DELL’AMANTE DI PALAMARA: “TRA L'ALTRO HA MESSO PURE IL NOME DI QUELLA CON CUI ERO ANDATO. CIOÈ, MA ALMENO A LEI, DICO...’’
-Francesco Grignetti e Edoardo Izzo per la Stampa
Il Presidente della Repubblica ha parlato di un «coacervo» di manovre nascoste, tentativi di screditare altri magistrati, pretesa di orientare inchieste, convinzione di poter manovrare tutti. Ecco, illuminanti sono gli incontri tra Luca Palamara e Rocco Stefano Fava, vicini di stanza alla procura di Roma.
È il 15 maggio, quando Palamara spiega a Fava che la manovra per controllare la procura di Perugia è ormai cosa fatta. Palamara: «Allora, stammi a sentì... Senza che ti sbilanci con Erminio (Erminio Amelio, candidato al posto di procuratore aggiunto, ndr)... la cosa di Erminio la chiudiamo, eh?... So' tutti contenti».
Fava: «Per Perugia?». Palamara: «Gli avevano fatto un accenno pure su Frosinone. Ma Frosinone è difficile. E poi con la cosa tua (riferendosi all' esposto di Fava contro Pignatone e Ielo, che nei disegni di Palamara doveva trasformarsi in un procedimento penale contro il suo nemico, ndr)... loro erano tutti contenti, che a quel punto lui va con Prete (Francesco Prete, candidato alla carica di procuratore capo di Perugia, ndr)». Fava: «Nooo».
Palamara: «A Prete gli rompe il culo! E lui almeno sa tutte le carte che ci stanno».
La piazza di Perugia è strategica. Per questo motivo, da dietro le quinte Palamara e i suoi hanno sabotato la candidatura di Giuseppe Borrelli. Non si fidano del responsabile dell' Antimafia napoletana. Fava: «Perché Borrelli non si può nominare, meglio evitare». E Palamara: «Va beh, Borrelli o Prete, quello è un problema che vediamo noi... Comunque, chiunque dei due, con Erminio... non possono fare cazzate... Hai capito che voglio di'... Cioè, se ce sta lui... è lui che gli chiede conto, è l'aggiunto».
Di Prete, di cui si fida e non si fida, dice anche: «E' uno che gli farebbe un favore a questi (intendendo i suoi nemici, ndr), però se Erminio gli sta dietro, lo blocca, capito?». E conclude: «Il procuratore lo fa Amelio, hai capito?». E quale sia il piano di battaglia, eccolo: «Lo devi mandare carico con questi qua, nomi e cognomi... questi li devi ammazzare».
Dai discorsi di Palamara, emerge proprio un coacervo di mosse e contromosse che nulla ha a che fare con la legge. L' inchiesta che i pm perugini stanno portando avanti, per dire, secondo lui, è una pura rappresaglia. Il 16 maggio ha saputo, grazie al suo amico Luigi Spina (che nel frattempo si è dimesso dal Csm, ora è sotto procedimento disciplinare, ndr) che al Csm è arrivato il fascicolo da Perugia sul suo conto. È fuori di sé. «Iscrizione (a registro degli indagati, ndr), dicembre 2018. Trasmessa oggi che stanno chiudendo su Viola».
Per di più si sciorina il nome della sua amante. «Tra l'altro ha messo pure il nome di quella con cui ero andato. Cioè, ma almeno a lei, dico... ma al di là di me, guarda che è una cosa...
è un boomerang ulteriore». Fava: «Tanto quello (il procuratore capo Luigi De Ficchy, ndr) va in pensione...». Palamara: «È telecomandato». È convinto che al Csm guarderanno con occhi di riguardo la sua posizione: «Spina mi ha scritto, mi ha detto che pure Ardita (Sebastiano Ardita, membro del Csm, ndr) era schifato».
Palamara reagisce da animale ferito. Immagina di fare una causa civile contro De Ficchy. «Io ero preparato su tutto. Sono anni che sono preparato su questa cosa. È come dici tu, questa è scientificamente fatta fin dall' inizio, cioè, non è tanto per rompere il cazzo a Centofanti (l' imprenditore-lobbista arrestato nel febbraio 2018, ndr)... loro trovano l' aggancio su Centofanti».
Si sente vittima. «Io pago l'operazione Ermini, pago l' operazione Viola». Fava gli dà ragione: «Loro, facendo finta di indagare su Centofanti, sapendo che tra te e Centofanti c'era quel rapporto, in realtà...». Palamara: «Volevano arrivare a me».
Palamara pensava di avere buoni amici anche nella procura di Perugia: «Un ragazzetto proprio nostro, fidato... Paolo Abritti (pm a Perugia, ndr) una volta mi dice: "Sì è vera, è arrivata questa cosa, non so di che cosa si tratta, però". Gli ho detto: occhio, fate quello che vi pare, io non voglio sapere nulla, però non mi puoi far tenere per le palle». Lo stesso accade con De Ficchy, che considerava un alleato, e invece no: «Mi rompeva sempre... Voleva quelle carte da Tivoli che lo riguardavano... Veniva ogni venerdì per parlarmi, di Centofanti e del perchè lo avevano arrestato, e perchè è una brava persona... Dopo di che, un giorno vengo a sapere che hanno trasmesso questa informativa». Fava: «Sì». Palamara: «Me lo fanno sapere... Lui viene da me...
quindi dico: ma è arrivato qualcosa? Cioè, lui è venuto da me, dentro l' ufficio... Mi fa: di che parli? Guarda che arriva tanta roba... E allora ho capito».
Da quel momento, è odio totale per De Ficchy: «Uno esposto come me... che viene da lì...
ma tu come fai a trattarlo così.... mi devi mettere nelle condizioni di tutelare la mia persona... così tu mi hai fatto sfregiare da tutti... con il ricatto di Woodcock.... perché Ardituro (Antonello Ardituro, napoletano, eletto nella passata consiliatura del Csm, ndr) quando veniva a dirmi: non fare Woodcock, lascia stare, chi te lo fa fare... sapeva queste cose».