L’ITALIA SCELGA BENE I SUOI ALLEATI - FUBINI DA’ LA SVEGLIA AL GOVERNO: “SIAMO PASSATI DALLA FOTO A TRE NEL TRENO VERSO KIEV DI DRAGHI CON MACRON E SCHOLZ ALLA CORDATA SUI MIGRANTI CON GRECIA, MALTA E CIPRO. CONTAVAMO MOLTO A UN TAVOLO CON FRANCIA E GERMANIA. ORA VANTIAMO UN'INTESA CON ATENE (DOVE IL GOVERNO È INDEBOLITO DAI SUOI DEBITI VERSO GLI ALTRI PAESI EUROPEI E DALLO SCANDALO PER LO SPIONAGGIO SULL'OPPOSIZIONE), CON CIPRO (CENTRALE DI DENARO RUSSO, CON GAZPROMBANK TERZA BANCA DELL'ISOLA) E CON MALTA. CI CONVIENE?”
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Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Tutte le dispute in Europa hanno in sé un'invisibile frontiera che è saggio non varcare mai. È la linea friabile che separa politica europea ed interna: non vederla porta - consapevolmente o no - a offendere le sensibilità in un altro Paese solo per legittimarsi all'interno del proprio, segnando punti in casa ma generando danni a cascata nel rapporto con il vicino. Quando questa frontiera viene varcata, uscire dal labirinto delle incomprensioni diventa difficile e nessuno può più vincere.
Purtroppo fra Italia e Francia questa linea è stata calpestata più volte negli ultimi giorni. Lo ha fatto Matteo Salvini con il suo sprezzante «l'aria è cambiata» alla (presunta) notizia che Parigi avrebbe accolto la Ocean Viking con 230 migranti a bordo; lo ha fatto Giorgia Meloni, con un comunicato che presentava come fatto compiuto un approdo della nave in Francia che il governo transalpino non aveva confermato; e lo ha fatto la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna con una minaccia di «conseguenze» per il governo di Roma, che appare del tutto fuori luogo (come altre uscite francesi).
Invece di avvilupparci in questa spirale, in Italia potremmo ripartire da poche semplici domande: chi sono i nostri alleati in Europa? Ne abbiamo? Possiamo farne a meno? Con chi lavorare ai nostri obiettivi essenziali nella crisi dell'energia, sul bilancio, nelle politiche industriali, nella recessione che si annuncia e (anche) sui rifugiati? In poche settimane siamo passati dalla foto a tre nel treno verso Kiev, quando Mario Draghi convinse Emmanuel Macron e Olaf Scholz ad accettare la candidatura dell'Ucraina all'Unione europea, alla cordata sui migranti con Grecia, Malta e Cipro.
Contavamo molto a un tavolo con Francia e Germania. Ora vantiamo un'intesa con Atene (dove il governo è indebolito dai suoi debiti verso gli altri Paesi europei e dallo scandalo per lo spionaggio sull'opposizione), con Cipro (centrale di denaro russo, con Gazprombank terza banca dell'isola) e con Malta. Ci conviene?