L’ITALIA È UN SORVEGLIATO SPECIALE NEGLI USA – GIORGIA MELONI È ATTERRATA A WASHINGTON E OGGI INCONTRERÀ BIDEN PER IL TRADIZIONALE INCONTRO RISERVATO AI PAESI CHE PRESIEDONO IL G7 - TRA I CORRIDOI DELLA CASA BIANCA SI DISCUTE MOLTO DELLA FRASE DI ZELENSKY SUI “PUTINIANI IN ITALIA”: IL NOSTRO PAESE È CONSIDERATO “IL PIÙ AMICO TRA GLI AMICI DELLA RUSSIA”. UN ARGOMENTO CHE NON RIGUARDA “I AM GIORGIA”, MA IL SUO ALLEATO-NEMICO SALVINI – LE RICHIESTE SULLA CINA E IL PARADOSSO DELLA PREMIER, COSTRETTA A TIFARE BIDEN NONOSTANTE LA VECCHIA PASSIONE PER TRUMP…
-1. LA MISSIONE DI MELONI NEGLI USA E IL NODO DEI “PUTINIANI” D’ITALIA
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Alberto Simoni per “La Stampa”
Sarebbe dovuto essere un viaggio quasi di routine, per presentare l’agenda della presidenza italiana del G7, e invece avviene nel pieno del caos mediorientale e mentre Vladimir Putin mostra all’Occidente il suo volto più minaccioso.
Giorgia Meloni è a Washington, dove è atterrata ieri sera, dopo un volo che è stato agitato dalle sconvolgenti notizie arrivate da Gaza, e da cui la premier ha fatto battere un comunicato in cui esprime «sgomento e preoccupazione» e chiede a Israele di accertare in modo «urgente» i fatti e le responsabilità.
La tragica conta delle vittime civili palestinesi impone la necessità di intensificare i negoziati ed è un tema su cui certamente oggi si soffermeranno Meloni e il presidente Joe Biden durante il colloquio nello Studio Ovale. L’incontro è fissato attorno all’ora di pranzo, poi la presidente del Consiglio partirà per Toronto, dove domani è previsto il bilaterale con il primo ministro canadese Justin Trudeau.
La visita alla Casa Bianca andrà oltre l’invito formale per il vertice G7 di giugno, in Puglia, che per tradizione viene fornito dal presidente di turno agli altri leader. La nota dell’amministrazione americana parla di obiettivi comuni «fra cui l’impegno a sostenere l’Ucraina a contenere l’aggressione russa», gli aiuti umanitari a Gaza, la prevenzione del rischio escalation in Medio Oriente e quello che per Washington resta – su ampia scala - il tema più sensibile, e cioè «uno stretto coordinamento transatlantico riguardo la Cina».
Una sfida che è resa ancora più esplicita dalla risposta ufficiale a La Stampa di un portavoce del Dipartimento di Stato, che precisa l’importanza di «coordinare gli sforzi su Pechino», all’interno di un lavoro comune con l’Italia allargato «a tutte le priorità», compreso il Nord Africa, dove gli Stati Uniti vedono con favore, pur senza schierarsi apertamente, le spinte italiane (in competizione con la Francia) per essere una forza leader nel Mediterraneo.
Questo viaggio va però inserito in un doppio contesto. Politico e internazionale. A novembre si vota negli Stati Uniti e il mondo attende con ansia di sapere se il ritorno di Donald Trump tornerà a scuotere gli equilibri globali. Tutto è possibile e Meloni sa di doversi far trovare pronta. L’equilibrismo di questo primo anno e mezzo di governo l’aiuta. Si è fatta conoscere come una conservatrice pragmatica e ha costruito un buon rapporto con il democratico Biden, ma è anche una leader della galassia sovranista che aveva eletto – e lei è sempre stata in prima fila – Trump come guida spirituale.
Detto questo, secondo un diplomatico Usa di lungo corso, «non ci sono elementi di preoccupazione, e Meloni nei fatti ha dimostrato di essere decisamente allineata con Biden». La premier ha giocato di astuzia e il basso profilo tenuto dalla delegazione di Fratelli d’Italia al CPAC (la Conferenza dei conservatori Usa) è un segnale di come voglia tenere distinti il piano politico da quello istituzionale per evitare qualsiasi cortocircuito.
Sempre possibile soprattutto alla luce di quello di cui in queste ore si discute fra i corridoi del Dipartimento di Stato. Gli americani sono rimasti molto colpiti dalle parole di Volodymyr Zelensky che ha promesso di svelare «una lista dei putiniani in Italia». Un aspetto che non riguarda personalmente Meloni.
Il fatto di aver tenuto il G7 inaugurale proprio a Kiev è stata una buona notizia per gli Stati Uniti, ma fonti diplomatiche continuano a considerare l’Italia «il più amico tra gli amici della Russia». Non significa […] che il Paese sia in una «condizione di sorvegliato speciale». Ma gli atteggiamenti filo russi nella società […] non vengono liquidati a Washington con un’alzata di spalle.
Matteo Salvini resta un problema di cui Meloni è ben consapevole. Gli Usa comprendono le differenze di comportamento con Fratelli d’Italia ma il capo della Lega è comunque il vicepremier di Meloni e il secondo leader della coalizione di governo, e tutti i distinguo delle ultime settimane - sul sostegno alla resistenza ucraina e sulle responsabilità del Cremlino per quanto riguarda la morte del dissidente Alexei Navalny – non sono passati inosservati.
Per Biden l’Italia è un alleato chiave soprattutto per una questione imminente: lo scongelamento dei 285 miliardi russi che si trovano nella pancia delle banche europee. Washington non vuole fughe avanti: il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale John Kirby, due giorni fa, ha spiegato che tutto andrà deciso nell’ambito di una coalizione «e che l’utilizzo, se mai, dei fondi servirà per aiutare la difesa dell’Ucraina e per la ricostruzione».
Biden lo ha chiesto esplicitamente durante la riunione del G7 in videoconferenza da Kiev, ben conoscendo lo scetticismo dell’Ue, di Francia, Germania e della Bce. Il nodo è legale, e questo atto potrebbe costituire un precedente che rischia di dissuadere futuri investimenti in Europa.
Biden comunque oggi tornerà sul tema e, come anticipato durante il vertice in remoto, intende portare in Puglia una proposta organica sui frozen asset. Durante il G20 la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato che sbloccare quei fondi è «necessario e urgente». Per il presidente democratico è vitale sapere che quei soldi sono disponibili. […]
Il menu del bilaterale tra Biden e Meloni prevede anche un confronto sulla Cina. Il capitolo Via della Seta è stato archiviato, e l’Italia non è più «un caso» […]. Resta, però, la preoccupazione e con essa il monitoraggio per gli investimenti e gli scambi con Pechino. Porti, infrastrutture, terre rare, microchips sono asset su cui la Cina è forte. In alcuni casi – come gli scali marittimi – troppo forte.
2. IL PARADOSSO MELONI: VOLA IN USA E FA IL TIFO PER BIDEN
Estratto dell’articolo di Lorenzo Giarelli per “il Fatto quotidiano”
Paradosso a Palazzo Chigi: Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori europei, più volte coccolata nelle convention dei Repubblicani Usa, “deve” fare il tifo per Joe Biden. Cioè per i Democratici e non per Donald Trump, deciso a tornare alla Casa Bianca vincendo le elezioni di fine anno.
[…] La posizione di Trump sulla guerra in Ucraina è però molto diversa da quella di Biden e si spinge fino a proclami che prevedono “una tregua in 24 ore”. Con una vittoria di Trump, Meloni si troverebbe quindi nella posizione di dover sconfessare buona parte della politica estera sostenuta fino a qui, a meno di non discostarsi platealmente dalle posizioni del repubblicano.
[…] Non solo: a preoccupare Palazzo Chigi sono anche i continui richiami di Trump all’innalzamento delle spese militari nei Paesi Nato. Un obiettivo che si è dato anche il governo Meloni, che ha programmato di arrivare al 2 per cento del Pil entro fine legislatura, dunque un orizzonte medio-lungo (sempre che si trovino decine di miliardi).
Almeno a parole, Trump ha dimostrato di gradire molto poco i Paesi che non rispettano la soglia di spesa e dunque una sua vittoria potrebbe imporre un’accelerazione nel nostro finanziamento della Difesa. Da qui lo strano caso della presidente conservatrice “costretta” a supportare Biden, anche se per il momento Meloni nega ogni disagio: “Che con l’elezione di Trump cambi la politica estera americana non lo posso dire – ha risposto qualche settimana fa a Quarta Repubblica – Che cambi la nostra politica estera, questo no”. Sarà. Resta difficile pensare che, in caso di vittoria di The Donald , Meloni replichi il tweet di giubilo di otto anni fa: “È il popolo che si ribella all’establishment politico, economico e mediatico”. Una vita fa.