1. C’È UN NUOVO NAUFRAGO A LARGO DEL CANALE DI SICILIA: E’ IL BULLETTO MATTEO RENZI
2. IL SILURAMENTO DELLO “IUS SOLI” E’ LA SUA ENNESIMA SCONFITTA: HA PROVATO A FORZARE PARLAMENTO E GOVERNO E INVECE GENTILONI GLI HA FATTO CAPIRE CHE NON CI SONO I NUMERI
3. D’ALTRONDE, SOLO UN POLLASTRO POTEVA IMMAGINARE CHE, TRA SBARCHI E PAURE DI “INVASIONE” DI MIGRANTI, SI POTESSE BLINDARE UNA LEGGE SUI DIRITTI DI CITTADINANZA: SALVINI, GRILLINI E “FARSA ITALIA” ERANO GIA' PRONTI A INCENDIARE L’OPINIONE PUBBLICA
4. E POI IL BULLETTO, CHE SPERAVA NELLA FIDUCIA SULLO IUS SOLI, HA RICEVUTO IL MESSAGGIO DI MATTARELLA: “SE GENTILONI CADE, SI FA UN GENTILONI BIS. NIENTE ELEZIONI ANTICIPATE”


1 - IL TIMORE DI «CADERE» CON LA FIDUCIA LA BATTUTA DI RENZI: PACE COL MONDO

GENTILONI E RENZI

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

«Pace col mondo...». Raccontano che Matteo Renzi abbia reagito con una battuta conciliante alla telefonata del presidente del Consiglio, che a metà pomeriggio gli comunicava la (sofferta) decisione di stoppare la legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. «Matteo, non ci sono le condizioni per forzare - è stata la spiegazione di Paolo Gentiloni -. Al Senato non abbiamo i numeri e, se mettiamo la fiducia, il governo cade». E Renzi, che ci aveva messo la faccia sfidando tutto e tutti: «Paolo lo sai, per me era un provvedimento importante. Ma capisco le preoccupazioni per la tenuta della maggioranza e mi rimetto alle tue decisioni».

 

renzi mattarella gentiloni

Al Nazareno la notizia era attesa e temuta, eppure tra i dirigenti del Pd c'è chi insinua che Gentiloni «non ha avuto la forza di imporre ad Alfano il provvedimento». E non per un problema di voti. «I numeri al Senato ci sono», è il leitmotiv dei renziani. Ma il premier ha alzato lo sguardo rispetto alle dinamiche parlamentari e si è assunto in prima persona la responsabilità del rinvio, maturando, come ha spiegato ai collaboratori, «una scelta di realismo».

 

MANIFESTANTE PRO IUS SOLI

L'Italia vive un momento drammatico per gli sbarchi e Gentiloni spera che le trattative sui flussi migratori con i partner europei portino presto a sviluppi positivi. Perché buttare un cerino su una catasta di legna? In questo clima, con i sindaci di piccoli Comuni che rifiutano di accogliere i migranti e Salvini che stasera sbarca a Civitavecchia, Gentiloni ha fiutato il rischio di «incendiare il Paese» portando in Aula una mina come lo ius soli. «C'è troppa voglia in giro di scatenarsi su questo tema - è l' assillo che il premier ha confidato ai suoi -. Non possiamo permetterci di far cadere il governo e offrire una carta vincente alle destre».

 

A settembre, si augura Gentiloni, questa torrida estate sarà finita e forse Alfano si rassegnerà a votare a favore, come gli ha promesso. Al ministro degli Esteri e leader di Ap i renziani addossano il peso di una sconfitta politica per il loro leader. «Se Alfano avesse detto sì, i suoi senatori non lo avrebbero seguito, perché sono sotto la minaccia di Salvini. Chi vota la legge non sarà nelle liste elettorali».

IUS SOLI

 

Fermare la riforma non è stato indolore per Gentiloni, favorevole a una legge sostenuta dal mondo cattolico e del volontariato. Ma il premier sente di aver fatto la cosa giusta, «evitando che una scelta di civiltà si trasformi in una guerra di odio». La reazione di Renzi, che non vuole aprire un fronte di fibrillazione anche con il governo, è improntata alla cautela. Ma qualche tensione deve essersi innescata se un alto dirigente dem la legge così: «Non è Renzi che ha fatto una figuraccia, è il governo che non ci fa una bella figura sulla tenuta della maggioranza». E poi, sottovoce: «La legge di bilancio ce la approviamo da soli? Se non passa, ognuno si assumerà le sue responsabilità».

 

2 - RENZI: VICENDA COSTATA AL PD 2 PUNTI AL MESE NEI SONDAGGI

Marco Conti per “il Messaggero”

 

IUS SOLI

La maggioranza non c'è più e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ne prende atto in una domenica pomeriggio di luglio. Non c'è sullo ius soli e non c'è per ora, sostiene il presidente del Consiglio che promette il suo impegno per approvare in autunno la legge che assegna la cittadinanza ai minori nati in Italia, da genitori stranieri. Dopo giorni di attesa la questione si chiude. Complice il calendario cinico e baro di palazzo Madama, ma anche per colpa o merito - a seconda dei punti di vista - soprattutto dei centristi di Ap che non garantiscono al premier numeri certi a palazzo Madama.

IUS SOLI

 

IL SONDAGGIO

Il rischio di andare sotto su un voto di fiducia era forte e «Paolo non se l'è sentita», sostengono dalle parti del Nazareno dove da giorni attendevano una scelta. Fosse stato per Renzi - che ieri è stato informato da Gentiloni della decisione - la fiducia l'avrebbe messa da tempo anche perché - ha sostenuto ieri con i suoi il segretario Pd - «questo temporeggiare ha fatto perdere al Pd mezzo punto a settimana» anche per «l'assurdo link con la vicenda dei migranti che non c'entra nulla».

 

ius soli cittadinanza italiana agli immigrati

Due punti al mese, sono troppi anche per uno che dice di guardare poco i sondaggi. Ma Gentiloni - malgrado la sensibilità in tema di diritti - non è tipo da azzardi. Soprattutto non può permettersi quel che ieri l'altro Pier Ferdinando Casini suggeriva. Ovvero risolvere la questione «nelle sedi proprie» riunendo il consiglio dei ministri dove sarebbe toccato ad Alfano alzarsi e dire quel no alla fiducia che avrebbe indebolito fortemente il governo. Sarebbe stata questa la certificazione di quello che ormai da tempo avviene al Senato dove il capogruppo del Pd Luigi Zanda è costretto a fare salti mortali perchè la maggioranza c'è solo sulla carta.

 

MIGRANTI NEI CENTRI ACCOGLIENZA

Colpa della scissione di Mdp dal Pd e della corsa che molti esponenti centristi stanno facendo verso FI e che Berlusconi nei giorni scorsi ha bloccato proprio per evitare un precipitare della situazione che porterebbe il Paese al voto in autunno. Il rinvio dello ius soli a settembre, e la contemporanea e un po' paradossale promessa di Alfano di votarlo al Senato dopo averlo votato alla Camera, permettono invece al governo di prendere tempo ed evitare che si traggano ora conclusioni sulla tenuta della maggioranza.

 

Ma con l'avvicinarsi delle urne in Ap i maldipancia sono destinati ad aumentare, e il ministro Costa ora non solo minaccia le dimissioni, ma strizza l'occhio al Cavaliere. E così lo slittamento deciso ieri rischia di certificare l'impotenza della maggioranza che rende l'esecutivo fragile e ben lontano dall'essere il governo del Presidente.

 

MIGRANTI A BARI

Almeno non certo dell'attuale inquilino del Quirinale dove la vicenda dello ius soli viene seguita con estrema attenzione anche in vista di quello che sarà l'appuntamento decisivo di fine legislatura, il varo della legge di Bilancio, e l'atteso tentativo di riforma della legge elettorale. Se però questa è l'aria, in autunno - quando si chiuderà anche l'ultima finestra elettorale - il tana-liberi-tutti dei tanti parlamentari in cerca di un seggio più o meno sicuro, renderà la situazione esplosiva. Matteo Renzi dal giorno dell'uscita del suo libro ha rimesso ogni scelta nelle mani del presidente del Consiglio: «Decide Paolo, se mette la fiducia la votiamo». Ieri il vicesegretario del Pd Martina non è stato da meno schierandosi a fianco di Gentiloni pur ribadendo il sostegno del Pd allo ius soli.

MIGRANTI A BARI

 

LA RESA

Mettere nella mani del premier ogni decisione, significa far assumere a Gentiloni non tanto o non solo le eventuali conseguenze politiche qualora il governo dovesse non incassare la fiducia, ma anche le non meno pesanti responsabilità dei rinvii che mostrano come la maggioranza abbia cominciato a segnare il passo. L'irritazione di Mdp nei confronti della scelta del governo è forte.

 

RENZI E I MIGRANTI

La richiesta della capogruppo Guerra di votare la legge senza ricorrere al voto di fiducia punta a far venire allo scoperto Pd e Ap più che ad incassare il varo di un ddl appesantito da 50 mila emendamenti, ma mette inevitabilmente nel mirino anche il governo Gentiloni al quale Mdp ha già promesso vita non facile sulla legge di Bilancio. Per evitare di essere nuovamente chiamato in ballo come possibile killer della legislatura, Renzi continua a stare un passo indietro lasciando al premier il compito di valutare se e come andare avanti.

 

RENZI E I MIGRANTI

Lo ha fatto sullo ius soli e intende farlo anche sugli altri provvedimenti che presto andranno all'esame del Senato e sui quali rischia di ripetersi lo stesso film: a cominciare dal ddl concorrenza che da due anni il Parlamento si rimpalla. Ovviamente, malgrado il silenzio e l'atteggiamento zen, il segretario del Pd - come si coglie anche nel libro - continua ad avere forti dubbi sui motivi che hanno sinora impedito di anticipare le elezioni di qualche mese. Lo ius soli, come di recente ha ricordato Matteo Orfini, era tra questi.