L’ODIO PER IL GREEN PASS È RIUSCITO A METTERE D’ACCORDO NEOFASCISTI E ANARCHICI - A ROMA SFILA L’ESTREMA DESTRA CONTRO LE MISURE DEL GOVERNO, A MILANO VA IN SCENA LA RABBIA DEL FRONTE “DELL'ANARCHIA SOCIALE” DI ESTREMA SINISTRA - “NON SIAMO POLITICIZZATI. QUI C'È POSTO PER TUTTI, NOI SIAMO IL POPOLO”, URLAVANO SABATO GLI ORGANIZZATORI AL MEGAFONO. MA DIETRO IL MALCONTENTO C’È QUALCUNO CHE PROVA A CAVALCARE L’ONDA...
-Cesare Giuzzi e Rinaldo Frignani per il "Corriere della sera"
Da sempre agli opposti, adesso uniti dalla stessa protesta. Che sia quella contro il green pass, o quella contro la dittatura dello Stato. Estrema destra ed estrema sinistra accumunate di nuovo da iniziative per contrastare il sistema, come negli anni di piombo.
Da barricate contrapposte, con un nemico condiviso. Non più per un ideale, o pseudo tale, ma per creare disordine, tanto più che a fine mese a Roma è in programma il primo G20 in presenza dell'era Covid, quello della ripartenza.
Un'occasione troppo importante per farsela sfuggire, tanto che proprio per questo è già stato deciso di rinforzare il presidio dell'Esercito (con 500 soldati in più) e la copertura aerea con droni di ultima generazione. Intanto ieri il leader bolognese del movimento contro il pass verde, Gian Marco Capitani, ha chiesto scusa con una lettera aperta per le vergognose offese alla senatrice Liliana Segre.
Fino a oggi nella Capitale la protesta contro le decisioni del governo in materia di contrasto al Covid è stata guidata per lo più dall'estrema destra, in primis da Forza Nuova, presente a quasi tutti i sit-in fra piazza del Popolo, Bocca della Verità ed Esquilino.
Decine di comizi, in media con qualche centinaio di persone, spesso conclusi con tafferugli con le forze dell'ordine. Appuntamenti assidui, quasi sempre di sabato, conseguenza però di iniziative analoghe nel 2017, 2018 e 2019: allora non per attaccare lo Stato sulla lotta al Covid, ma sul disagio sociale, l'immigrazione, la scuola.
Al megafono sempre il leader romano Giuliano Castellino, ora in carcere con Roberto Fiore, fondatore del movimento, e uno dei fedelissimi, Luigi Aronica, ex Nar, anche lui arrestato la settimana scorsa per gli scontri di piazza e l'assalto alla Cgil. Fra le parole d'ordine attaccare cronisti e fotografi, presenti ogni volta alle iniziative di Forza Nuova.
Proprio Castellino, sorvegliato speciale, dal 1996 coinvolto in inchieste della magistratura, è stato condannato nel 2020 a cinque anni e mezzo per l'aggressione a due giornalisti de L’Espresso.
Sgomberati su ordine della Prefettura gli immobili occupati di via Taranto e via Amulio, fra San Giovanni e Tuscolano, sotto sfratto - in questo caso dalla Fondazione Alleanza nazionale - in quello in via Paisiello, ai Parioli, gli attivisti di Fn in questo momento senza vertice cercano di riorganizzarsi.
Dopo la retata del 9 ottobre, sono ricomparsi sabato scorso nella «zona libera» del Circo Massimo, quella aperta dai no green pass nell'ultimo sit-in. Ma questa volta, sempre a Roma, nello stesso giorno, sono ricomparsi anarchici e antagonisti, proprio per una protesta organizzata senza autorizzazioni a piazza del Popolo, dove c'erano anche il 9 ottobre sebbene lontani dal palco di Castellino. Una quarantina in tutto, per lo più di Spoleto, tutti denunciati.
Quello di sabato è stato il 13esimo corteo non autorizzato dei no pass milanesi. I numeri mai sotto i 5 mila partecipanti, con la punta massima di 10-15 mila l'altro ieri. Presenze che, nella città dei cortei operai degli anni Settanta, sono invece un’anomalia.
Anche perché finora movimenti come quello dei forconi, dei gilet gialli o le proteste seguite al primo lockdown avevano visto al massimo qualche centinaio di partecipanti. Il sabato milanese è una costante dal 24 luglio: corteo impazzito, senza una meta precisa, molto partecipato, con qualche giovane ma soprattutto persone di mezza età, coppie e famiglie.
Tutti molto arrabbiati: «Non siamo politicizzati. Qui c'è posto per tutti, noi siamo il popolo», urlavano sabato gli organizzatori al megafono. Dietro di loro uno striscione esplicito: «Solidali non con la Cgil ma con i portuali». In un paio di occasioni nelle scorse settimane si sono visti alla testa personaggi della galassia di estrema destra.
Come quel Marco Mantovani, ex candidato alle comunali 2011 di Forza nuova, movimento che in città è stato prima commissariato e poi sciolto dai vertici romani. Ma alle prime denunce per manifestazione non autorizzata i neofascisti hanno lasciato il campo. Oggi, e da almeno tre cortei, sono invece esponenti dell'area anarchica a indirizzare la protesta.
L'assenza di leader di piazza No pass lascia campo libero ai blitz degli attivisti che, a piccoli gruppi, riescono a orientare il percorso, puntare verso obiettivi sensibili e cordoni di polizia e carabinieri. Sono una quarantina gli anarchici finiti nel mirino del questore Giuseppe Petronzi dopo il corteo di sabato e i tafferugli in via della Moscova e in via Borgogna, tra la prefettura e la Camera del lavoro, vero obiettivo degli anarchici.
La Digos è riuscita a non perdere mai di vista il gruppo più numeroso (un'ottantina) dove era presente, senza però prendere parte a episodi violenti, anche il più volte indagato Mattia Zanotti, considerato vicino al movimento No tav e all’anarco-insurrezionalismo.
Così i militanti si sono mossi a gruppetti, confondendosi agli altri manifestanti, a volte spaccando il fronte in più tronconi per spingerlo verso gli obiettivi sensibili. «Vi stanno usando, cacciateli dal corteo», le parole di un funzionario di polizia agli organizzatori No pass poco prima della carica di via Borgogna.
L'impressione è che l'inesperienza e la scarsa conoscenza dei fenomeni di piazza degli altri partecipanti - spesso mai visti prima in manifestazioni di ordine pubblico - dia gioco facile ai professionisti della violenza.
Per ora non ci sono stati episodi di devastazioni, ma il timore degli investigatori è che la deriva sia prossima. Due gli arresti sabato, otto i denunciati al capo del pool Antiterrorismo della procura Alberto Nobili e un centinaio gli identificati. Se è vero che il mondo antagonista milanese, quello dei centri sociali e dei collettivi studenteschi, ha posizioni pro green pass e sulla gestione della pandemia, guardando più alle sue conseguenze economiche, il fronte «dell'anarchia sociale» è sempre più schierato.
All'inizio la partecipazione era limitata ai 15 milanesi che fanno capo al Corvetto e all'ex circolo occupato Galipettes che però osservavano dalle retrovie senza mai prendere davvero la testa.
Sabato in piazza erano un'ottantina, soprattutto provenienti dall'area varesina, brianzola e comasca: Telos di Saronno, Foa Boccaccio di Monza, Baraonda di Segrate e il neonato gruppo di Busto Arsizio sotto la sigla «Assemblea popolare». Sui social spingono la propaganda anti vaccini. In piazza sfilano insieme ai tricolori dei no pass.