L’ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI NAPOLI CHE HA DECAPITATO I VERTICI DEL MOVIMENTO 5 STELLE È UN GROSSO GUAIO PER CONTE E UNA VITTORIA DI CASALEGGIO, CHE AVEVA AVVERTITO PER TEMPO DEI RISCHI DELLA SEPARAZIONE DA ROUSSEAU. ORA SI DOVRÀ VOTARE DI NUOVO, E PRESTO, PROBABILMENTE PROPRIO SULLA VITUPERATA PIATTAFORMA DI DAVIDE - INTANTO DI MAIO ASPETTA SULLA RIVA DEL FIUME, NON PARLA E NON SI MUOVE - BORRÈ, L’AVVOCATO DEGLI ATTIVISTI CHE HANNO FATTO RICORSO: “I DECAPITATI HANNO MESSO LA TESTA DA SOLI SULLA GHIGLIOTTINA E QUANDO GLI È STATO DETTO, HANNO RISPOSTO ‘FACCIANO PURE’”
1 - MOVIMENTO NEL CAOS E DI MAIO ASPETTA TUTTI I POTERI TORNANO NELLE MANI DI GRILLO
Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
I sospetti, i cavilli e il garante. Il Movimento ripiomba nel caos.
«Siamo fermi a un anno fa: è un disastro», commentano all'unisono nelle diverse ali dei Cinque Stelle. Certo, poi responsabilità e punti di vista continuano a divergere. «Supereremo in fretta la questione», dicono i contiani.
Ma anche per i più fedeli all'ex premier, la decisione del tribunale di Napoli è stata una doccia fredda: non si aspettavano un esito diverso nel reclamo rispetto a quanto deliberato dai magistrati alla vigilia di Natale.
Frenetici sono i contatti tra i vertici, l'avvocato che guida i Cinque Stelle consulta altri legali, si riunisce con Vito Crimi. Due ore circa di summit per decidere la linea: far votare chi era rimasto tagliato fuori dalla precedente consultazione. I vertici escono dal confronto decisi e più sollevati, convinti che si tratti dell'opzione migliore.
Ma la decisione scatena altre polemiche. «Si sono consultati con noi parlamentari?», dicono diversi esponenti. C'è chi attacca in modo più veemente: «Conte non può fare questa mossa.
Una votazione sullo statuto la può indire solo il presidente del comitato direttivo o del comitato di garanzia»: figure tecnicamente vacanti. La decisione del tribunale di Napoli ha quindi come effetto-domino quello di rimettere in discussione gli equilibri , di inasprire il fronte della guerra interna. Ecco perché la decisione dei vertici di accelerare, tentare subito un nuovo voto.
«Non ci faremo trascinare in mezzo a discussioni che hanno come solo scopo quello di ledere il futuro del Movimento», ribattono i contiani. Conte decide di confermare il suo appuntamento in tv a Otto e mezzo su La7 anche per ribadire il concetto.
Tuttavia la discussione presenta anche tecnicismi che non si possono eludere. Uno dei principali è su chi sia titolato o meno a usare i dati personali degli iscritti.
C'è chi ipotizza di sondare il garante della privacy per evitare eventuali sanzioni e ricorsi. «Non possiamo sbagliare: c'è il rischio di un danno finanziario ingente».
La situazione, insomma, è molto scivolosa. E va presa con le pinze. La chiave di volta, l'uomo che potrebbe essere determinante per sbloccare l'impasse torna a essere Beppe Grillo. Il garante, infatti, è sempre stato in carica e da lui il Movimento si aspetta una mossa. Da ambienti vicini allo showman, però, filtra la notizia che Grillo non ha al momento intenzione di incontrare a Roma parlamentari e big.
Il garante si sta informando sul da farsi, proprio perché è consapevole che la situazione non permette ulteriori ritardi o errori. Il Movimento è in attesa di una sua mossa. Le varie anime lo stanno tirando per la giacca, ma ora Grillo si trova d'un tratto di nuovo plenipotenziario del destino di tutti: da Conte ai vice, dai malpancisti al secondo mandato a Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, intanto, non si muove.
Di Maio ha scelto in queste prime ore un profilo attendista: non ha intenzione di gettare benzina sul fuoco in una fase delicatissima. Il titolare della Farnesina non ha fretta nemmeno di risolvere il conflitto con Conte. «Il tempo è un problema dell'ex premier», dicono i dimaiani.
E se Di Maio tace, Alessandro Di Battista punge. L'ex deputato, una pedina importante nelle ultime settimane (si parla di un suo riavvicinamento), evoca Gianroberto Casaleggio sui social, facendo scattare la reazione rabbiosa del gruppo parlamentare. «Come si permette?», è uno dei commenti più teneri nei confronti dell'ex esponente del direttorio.
Se non è l'anno zero per il Movimento poco ci manca: diviso al suo interno, con un leader «congelato» dal tribunale e con un orizzonte poco chiaro. Non a caso in serata, cominciano a farsi più insistenti voci di addio di alcuni pentastellati. Pronti all'addio sarebbero tra i 5 e i 10 parlamentari, tutti però solo in via ipotetica. Ma c'è il timore che la discussione possa proseguire (e allargarsi) nei prossimi giorni. «Ormai viviamo alla giornata», commenta amaro un parlamentare.
2 - L'AVVOCATO BORRÉ «AVVISAI CHE POTEVAMO DECAPITARE LA DIRIGENZA DISSERO: FATE PURE...»
Avvocato Lorenzo Borrè, attendeva questo esito? Ha decapitato il M5S.
«L'esito era già scritto nello statuto che il M5S si era dato nel febbraio del 2021. Se la norma prescrive che il voto per modificarlo abbia un quorum di almeno metà degli iscritti non puoi pensare che se ne escludi indebitamente oltre un terzo la votazione sia valida, né puoi sostenere di aver raggiunto il quorum con la partecipazione al voto della metà degli ammessi all'assemblea anziché, appunto, della metà degli iscritti. I decapitati hanno messo la testa da soli sulla ghigliottina e quando gli è stato detto, hanno risposto "facciano pure"».
Cosa rappresenta questa ordinanza?
«Rappresenta la riaffermazione del principio di legalità, correlato a quello di democraticità. Non si può escludere dal voto un numero di iscritti superiore a quello di quanti hanno votato».
Il Movimento ha annunciato che vuole sottoporre a ratifica le delibere sospese.
«Lo devono fare secondo le procedure del vecchio statuto e non lo può fare certamente Conte, ormai privo di poteri».
Quindi l'esito sarebbe impugnabile?
«Assolutamente sì».