L’ULTIMO PARTY PER BORIS JOHNSON? – OGGI L'EX PREMIER BRITANNICO SARÀ INTERROGATO DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE CHE INDAGA SUI FESTINI PROIBITI A DOWNING STREET DURANTE IL LOCKDOWN. SE I DEPUTATI STABILIRANNO CHE HA MENTITO CONSAPEVOLMENTE, JOHNSON RISCHIA LA SOSPENSIONE PARLAMENTARE E LA FINE DELLA CARRIERA POLITICA – LUI PRESENTA UNA MEMORIA DIFENSIVA DI 52 PAGINE: “NON HO FATTO DICHIARAZIONI FUORVIANTI ALLA CAMERA INTENZIONALMENTE”
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Estratto dell’articolo di Alessandra Rizzo per “La Stampa”
Ha ammesso di aver fornito dichiarazioni fuorvianti in parlamento sui festini proibiti di Downing Street durante il lockdown, ma, giura, in buona fede e non intenzionalmente. Boris Johnson si è difeso così in vista di un momento chiave nel quale si gioca la carriera: oggi sarà sul banco degli imputati di fronte ad una commissione parlamentare che indaga sul partygate. Se la commissione concluderà che ha ingannato i deputati consapevolmente, l'ex primo ministro rischia la sospensione parlamentare, e con essa, forse, la sua fine politica.
[…] L'interrogatorio di oggi pomeriggio di fronte alla commissione per i Privilegi della Camera dei Comuni sarà trasmesso in diretta televisiva e durerà circa quattr'ore. Johnson dovrà far ricorso a tutta la sua famosa abilità oratoria per uscirne indenne.
Il punto al centro dell'inchiesta parlamentare è se Boris abbia mentito quando, nel pieno dello scandalo, è apparso in Parlamento nel dicembre del 2021 per assicurare i deputati su come le regole fossero state seguite: era in buona fede, come sostiene lui, o cercava di insabbiare il misfatto?
Alla vigilia dell'udienza, Johnson ha pubblicato una memoria difensiva, 52 pagine dal tono a tratti sprezzante, in cui sostiene di aver fatto affidamento sulle indicazioni dello staff: nessuno, dice, lo aveva avvertito che festini e raduni alcolici negli uffici del governo fossero contro le regole che durante la pandemia imponevano il distanziamento sociale a milioni di cittadini.
Le dichiarazioni in parlamento, si legge «sono state fatte in buona fede e sulla base di ciò che onestamente sapevo e credevo in quel momento». E ancora: «Non ho fatto dichiarazioni fuorvianti alla Camera intenzionalmente o incautamente. Non mi sarei mai sognato di farlo».
La commissione, sette deputati a maggioranza Tory e una deputata laburista di lungo corso come presidente, ha raccolto le dichiarazioni scritte di oltre venti testimoni, e-mail e messaggi WhatsApp. Pubblicherà le conclusioni entro l'estate. Ma le cose non promettono troppo bene per Johnson. Per la commissione, secondo quanto già detto nelle settimane scorse, le violazioni delle regole erano probabilmente «ovvie» per l'allora primo ministro; e potrebbe aver ingannato il Parlamento in più occasioni.
[…] L'attuale premier, Rishi Sunak, non si pronuncia, ma certamente il ritorno alla ribalta di Boris e soprattutto di un capitolo devastante per i Tory quale il partygate, per il quale tra l'altro anche lui era stato sanzionato da ministro, è una distrazione che non gli farà piacere. […]