1. ERDOGAN AL CAIRO E GLI EQUILIBRI PER IL DOPO GAZA
Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “la Stampa”
Di fronte all'agonia di Rafah e Khan Younis tutto passa in secondo piano. Anche svolte epocali che si svolgono sotto i nostri occhi. Il 13 novembre il presidente iraniano Ebrahim Raisi era in Arabia Saudita, e abbracciava il principe ereditario Mohammed bin Salman, dopo che per un decennio Teheran e Riad avevano combattuto tre sanguinosissime guerre per procura in Siria, Iraq e Yemen […].
Mercoledì è toccato a Recep Tayyip Erdogan chiudere un altro scontro decennale, nell'incontro al Cairo con il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, definito più volte "tiranno". Un insulto ricambiato con epiteti come "assassino" e simili.
Il mondo islamico in rapida evoluzione, quello spazio iper-frammentato che va dal Marocco al Pakistan, mette da parte […] due fratture settarie: la prima fra sciiti e sunniti, la seconda all'interno dei sunniti, e cioè tra Fratellanza musulmana, che ispira ancora i leader di Turchia e Qatar, e gli altri regimi autoritari.
E' il risultato di un processo cominciato ben prima del 7 ottobre. La gigantesca guerra civile musulmana innescata dalle primavere arabe, con i suoi ricaschi nelle rivolte iraniane, nell'instabilità turca, ha fiaccato tutte le potenze della regione, comprese le ricchissime monarchie del Golfo.
E tutte hanno sviluppato una profonda diffidenza nei confronti degli Stati Uniti, e dell'Occidente […]. Tanto da accogliere con entusiasmo i tentativi di Pechino di proporre una sua "pax cinese” […]. […]
Più si prolunga il conflitto, aumentano le vittime civili, più le accuse di doppio standard nella difesa del diritto internazionale saranno incalzanti. Dietro la cortina di fumo delle esplosioni nella Striscia, Erdogan e Al-Sisi hanno firmato accordi commerciali per 15 miliardi […]. E ancora più clamoroso, il ministro della difesa iraniano Mohammad Reza Ashtiani, ha confermato i negoziati con la controparte saudita per la cooperazione nel campo militare […]. È un nuovo Medio Oriente, comunque finisca l'assedio a Gaza.
2. PIANO USA PER IL CESSATE IL FUOCO E I DUE STATI ISRAELE: NON È TEMPO DI REGALI AI PALESTINESI
Estratto dell’articolo di R.E. per “la Stampa”
«Non è il momento di parlare di doni per il popolo palestinese, in un momento in cui la stessa Autorità palestinese deve ancora condannare il massacro del 7 ottobre». È stata questa la reazione di Avi Hayman, portavoce dell'ufficio del premier Benyamin Netanyahu, alle indiscrezioni del Washington Post su un piano elaborato da Usa e Paesi arabi per la nascita di uno Stato palestinese: «Qui in Israele siamo ancora nel dopo massacro del 7 ottobre».
La dura presa di posizione arriva dopo le indiscrezioni del Wp sul piano di pace elaborato da Stati Uniti e Paesi arabi […] che include «una cronologia fissa» per la nascita dello Stato palestinese. Il Washington Post aggiunge che l'annuncio di questa nuova road map potrebbe avvenire «nelle prossime settimane».
Punto chiave del piano - precisa il quotidiano - sarebbe il raggiungimento di un cessate il fuoco iniziale tra Israele e Hamas di 6 settimane durante le quali gli Usa annuncerebbero il progetto e la formazione di un governo palestinese ad interim. […]
erdogan e al sisi 1 benjamin netanyahu BA-HAMAS - MEME BY EMILIANO CARLI AL SISI ERDOGAN erdogan e al sisi 2