IL ‘RUBICONE’ DEI CINQUESTELLE - PER LA PRIMA VOLTA I GRILLINI ROMPONO IL TABÙ DELLE ALLEANZE: INIZIANO A VALUTARE L’APPOGGIO DI ALTRI PARTITI PER ANDARE AL GOVERNO (FORZA ITALIA E LEGA) - RISCHIO DI TENSIONI PER I POSTI A PALAZZO MADAMA


MASSIMO BUGANI

Emanuele Buzzi per “il Corriere della Sera”

 

Il totem viene sfiorato seriamente per la prima volta in chat, in una serata convulsa dove i Cinque Stelle - sorpresi da una vittoria così inattesa per loro del No - si affidano a una riflessione condivisa per capire come muoversi. La paura è quella di cadere nelle trappole dei partiti. Eppure c'è chi propone quella che fino a qualche anno fa sarebbe stata liquidata come una boutade: un'alleanza su base programmatica con qualche partito «minore».

 

beppe grillo davide casaleggio

Un'ipotesi che trova anche qualche sponda tra i parlamentari, ma che viene accantonata, messa in secondo piano dall'idea di lanciare l'Italicum anche per il Senato (su base regionale). Intanto però il tabù viene rotto e diventa argomento di dibattito interno. E varca addirittura i confini del Parlamento. «Crediamo che al Senato con la legge attuale si possa lavorare sul programma e vedere a quel punto chi ci sta», dice Massimo Bugani, membro dell'Associazione Rousseau.

 

Altre forze «potrebbero darci un appoggio esterno», continua. E spiega: «Nei Comuni diverse volte la Lega o Forza Italia su temi per noi importantissimi sono pienamente d'accordo con noi. A volte lo è anche il Pd». Ma l'idea è irricevibile per la maggior parte dei parlamentari, in primis alcuni pragmatici come Danilo Toninelli. «A mio avviso - dice il deputato - è impensabile fare alleanze con queste persone: sono inaffidabili e lo hanno dimostrato».

DAVIDE CASALEGGIO

 

Ma è sempre Bugani a tornare su uno dei temi-cardine della giornata: le tensioni interne e la questione della leadership. Oggi si terrà l'assemblea congiunta di deputati e senatori, ma l'esponente Cinque Stelle, molto vicino a Beppe Grillo e Davide Casaleggio avverte: «Bisogna che tutti mettano da parte personalismi in nome di un obiettivo più grande».

 

Secondo Bugani - che a Bologna, per la sua candidatura alle Comunali, si era fatto promotore di una lista bloccata «dei competenti» - è «meglio perdere con una corazzata che vincere con una squadra di persone non fidate, perché un conto è candidarsi per fare opposizione, un altro è candidarsi per governare».

 

DANILO TONINELLI

«Non possiamo arrivare al governo senza un progetto e soprattutto una squadra chiara», puntualizza Bugani. Un invito neanche troppo implicito all'idea di riprendere il «modello Bologna» (un leader con una sua squadra già stabilita) anche per il futuro candidato premier del Movimento. Una soluzione non gradita all' ala ortodossa, che teme di vedersi tagliata fuori da ruoli decisionali in caso di una vittoria dell' ala pragmatica guidata da Luigi Di Maio. Grillo, però, - secondo indiscrezioni - è convinto che il risultato referendario abbia placato gli animi più inquieti.

 

luigi di maio

Anche per questo motivo ha scelto di evitare il blitz romano. «Ora avanti compatti, niente scherzi - raccontano fonti M5S - dovete essere uniti, c'è uno spiraglio per andare al governo». Ma la riunione in programma oggi rischia di essere un guazzabuglio di temi e nodi da sciogliere.

 

Oltre alle sospensioni, alle firme false, alle strategie per la crisi di governo e alla questione della leadership si profilano nuovi argomenti. Il No alla riforma costituzionale e il conseguente mantenimento del Senato, intanto, ha riaperto una discussione in chiave elettorale nel Movimento.

 

LUIGI DI MAIO - ALESSANDRO DI BATTISTA

C'è già chi fa notare: «Abbiamo regole chiare, una norma prevede che a Palazzo Madama siano eletti gli over 40». E proprio questa norma sarebbe osteggiata da un gruppo di parlamentari prossimi al secondo mandato. «Ci sarebbe un Senato troppo affollato», ribattono nel M5S. La prospettiva, infatti, è quella di vedere alcuni big pentastellati come Roberta Lombardi, Carla Ruocco, Roberto Fico, Alfonso Bonafede, Toninelli traslocare da Montecitorio a Palazzo Madama, rendendo più serrata la competizione interna per le liste al Senato.