S-PUTIN IN FACCIA AI TURCHI – MOSCA SI VENDICA PER L’AEREO E PASSA ALLE RITORSIONI ECONOMICHE – BLOCCATE LE MERCI TURCHE, SCONSIGLIATO IL TURISMO, SOSPESE LE JOINT VENTURE NELL’ENERGIA – ERDOGAN SI FA DUE CONTI E FERMA SUBITO I RAID AEREI SULLA SIRIA -
1.LA TURCHIA SOSPENDE I RAID AEREI SULLA SIRIA
Da “lastampa.it”
La Turchia ha sospeso temporaneamente i suoi voli militari in Siria nell’ambito della Coalizione internazionale anti-Isis dopo l’abbattimento del jet russo al confine. Secondo Hurriyet, il quotidiano che cita fonti anonime della diplomazia di Ankara, la decisione sarebbe stata presa in accordo con la Russia per evitare il rischio di nuovi incidenti.
Lo stop potrebbe durare fino a quando Ankara e Mosca non riapriranno i canali di dialogo, tra cui una “hotline” per la trasmissione di comunicazioni militari ritenuta necessaria per la prevenzione di possibili episodi ulteriori di tensione al confine. Ankara ha proposto un incontro tra Putin ed Erdogan a margine della Conferenza Onu sul clima a Parigi il 30 novembre e il presidente russo «è stato informato» di questa richiesta
In risposta all’abbattimento del suo caccia da parte di Ankara, da parte sua Mosca ha sospeso per tempo indefinito la sua partecipazione alle esercitazioni internazionali navali della Marina militare Blackseafor, il sistema di sicurezza creato per rafforzare la fiducia reciproca tra gli Stati affacciati sul Mar Nero. Lo ha annunciato il capo della Commissione difesa della Duma, Vladimir Komoyedov, anche ex comandante della folta del Mar Nero. Lo riporta l’agenzia Tass.
2. COSÌ PUTIN COLPISCE TUTTI GLI AFFARI CON ANKARA
Nicola Lombardozzi per “la Repubblica”
I giovanotti che da due giorni si danno il cambio a decine lungo i marciapiedi innevati di Rostovskij pereulok per lanciare insulti e qualche pietra contro l’ambasciata di Turchia, sono solo l’avanguardia umorale della vendetta del Cremlino contro la «pugnalata alle spalle di Ankara ». Molto più fredda e cattiva, studiata per due giorni da uno speciale gruppo di esperti, è invece la rappresaglia economica che rischia di fare molto male alle casse del regime di Erdogan, mandando all’aria una cooperazione commerciale che solo l’anno scorso ammontava a 42 miliardi di euro.
Vendetta approvata dalla gran parte dei russi, ancora choccati dal racconto del pilota abbattuto e sopravvissuto all’inseguimento dei terroristi appoggiati dall’esercito turco.
Messaggi di festa e di «giustizia è fatta» hanno accolto sui siti la notizia dell’arresto, l’altro ieri mattina di 39 imprenditori agricoli turchi, in visita alla fiera di Krasnodar. Condannati per generiche “irregolarità” nei visti a dieci giorni di carcere e cento euro di multa, saranno presto espulsi dal Paese. Sono solo le prime vittime della punizione “scientifica” ordinata da Putin e che si preannuncia spietata.
A cominciare dal turismo, già di fatto chiuso d’ufficio con la sospensione di tutti i contratti futuri e l’invito ai russi in vacanza in Turchia a rientrare al più presto «per motivi di sicurezza». Un disastro per i turchi, per cui i quasi cinque milioni di turisti russi del 2015 rappresetavano il 46 per cento del loro mercato alberghiero. Ma il piatto forte sta nel settore energetico con la sospensione di tutte le joint venture stipulate tra colossi russi e turchi. Bloccata dunque la costruzione da parte della russa Rosatom della centrale nucleare di Akkuiu, e congelato l’inizio dei lavori per il Turkish Stream, l’oleodotto che avrebbe dovuto collegare la Turchia e l’Europa meridionale al petrolio russo.
E un’altra tegola, meno vistosa ma ugualmente pesante, si è abbattuta ieri sera sull’imprenditoria di Ankara: la sospensione dei contratti nel mercato dell’edilizia. Da anni i costruttori turchi hanno conquistato la fetta di mercato più ghiotta. Hanno lasciato ai russi la realizzazione degli edifici più dozzinali, agli italiani il lusso, e hanno invece monopolizzato il segmento ricchissimo delle case di fascia media, centri commerciali, uffici, allestimenti per fiere e mostre.
Gran parte della nuova Mosca, della periferia di San Pietroburgo, della ricostruita capitale cecena Grozny sono opera di società e maestranze turche adesso rimandate a casa. E alle decisioni ufficiali si affiancano quelle pretestuose tipiche delle crisi internazionali. Il governo russo ha scoperto ieri che il pollame e la carne che arrivano dalla Turchia «sono a rischio per la salute», con imminenti proibizioni.
I doganieri hanno cominciato a trovare irregolarità mai viste prime nei carichi in arrivo da Ankara, respingendo tir e voli cargo, e costringendo a lunghe attese alla frontiera i prodotti deteriorabili.
E dire che appena due mesi fa tutto sembrava marciare in direzione opposta. Un entusiasta Erdogan, ospite d’onore all’inaugurazione della grande moschea di Mosca, aveva detto a Putin di voler raddoppiare gli scambi tra i due paesi. I giornali di Ankara salutavano come una manna le sanzioni occidentali cui la Turchia aveva deciso di non aderire, conquistando spazi di mercato impensabili.
La settimana scorsa l’accordo in vigore dal 2009 per un corridoio doganale agevolato alle due frontiere sembrava sul punto di essere perfezionato con una zona franca. Così come pareva vicina una moltipicazione delle vendite di armi russe alla Turchia, tra cui, ironia della sorte, anche missili anti aerei. Vendite che da ieri sono sospese.
E i contratti a rischio riguardano anche le esportazioni russe: petrolio, ferro, minerali rari e perfino elettrodomestici. La Turchia rappresentava un cliente ideale, dicono molti produttori russi: «Abbastanza ricca per poterseli permettere, abbastanza arretrata per accettarne la bassa qualità». La vendetta avrà dunque contraccolpi interni, che però il Cremlino ha messo nel conto. «Troveremo altri mercati, ma la ritorsioni contro Ankara saranno sempre più serie».