SALTA ANCORA LA LEGGE SUI RIMBORSI. TRIA: ''RISARCIRE TUTTI E PRESTO, MA SECONDO LE NORME''. DI MAIO FURIOSO, GLI SERVE IL PRIMA POSSIBILE COME MANCETTA ELETTORALE - CONTE E IL MINISTRO DEL TESORO NON TROVANO L'ACCORDO IN TRE ORE DI PRE-CONSIGLIO DEI MINISTRI. DARE I SOLDI A TUTTI SENZA VALUTARE I CASI APRIREBBE UNA VORAGINE DI RICORSI, E TUTTO È RIMANDATO A MARTEDÌ - ''IL DEF? LA SETTIMANA PROSSIMA''

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luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

TRIA, RIMBORSARE TUTTI E PRESTO MA SECONDO NORME

 (ANSA) - "Vogliamo pagare tutti, quindi bisogna fare in modo che possano essere pagati nel più breve tempo possibile", ma "ovviamente bisogna pagarli secondo le regole, perché altrimenti non si possono pagare": lo ha detto il ministro dell'economia Giovanni Tria entrando all'Eurogruppo informale, rispondo a chi gli chiedeva delle norme sui rimborsi ai risparmiatori. Nel Governo "non ci sono posizioni differenti, stiamo cercando la norma più adatta per pagare tutti", ha aggiunto.

 

TRIA, NON MI SENTO SOTTO ATTACCO, AVANTI TRANQUILLI

 (ANSA) - "Non mi sento niente, andiamo avanti tranquillamente"

 

TRIA, DEF LA PROSSIMA SETTIMANA, CON OBIETTIVI CHIARI

(ANSA) - Il Def arriverà la prossima settimana, e conterrà "obiettivi di bilancio chiari e l'inquadramento economico": lo ha detto il ministro dell'economia Giovanni Tria entrando all'Eurogruppo informale e rispondendo ai giornalisti. Il ministro, smentendo le voci circolate qualche giorno fa di un Def senza obiettivi, ha quindi chiarito che "ci saranno i numeri".

 

 

CONTE ILLUSTRA LA LINEA DEI 5 STELLE E TRIA SCUOTE LA TESTA. LE TENSIONI TRA I DUE PROFESSORI

Marco Galluzzo per il ''Corriere della Sera''

luigi di maio giovanni tria

 

Giuseppe Conte voleva chiudere, lo aveva annunciato da 48 ore, si era impegnato personalmente, una sintesi era a portata di mano, eppure quando ha preso la parola, il ministro Giovanni Tria ha cominciato a scuotere la testa, niente da fare, non si può chiudere come vorrebbero il capo del governo, e con lui i grillini, senza approvare una nuova norma ad hoc.

 

 

 

È stato un ping pong, serrato, durato quasi un’ora, fra le tesi di un rimborso unificato per tutti i truffati dalle banche e quel doppio binario che invece ha messo nero su bianco il ministro dell’Economia e che non va giù a Luigi Di Maio. A un certo punto il presidente del Consiglio ha cercato anche di dare una scossa in questo modo: «Dobbiamo tutti essere consapevoli di quanto vale questo provvedimento in termini elettorali, la fretta è più che giustificata».

 

 

Peccato che il ragionamento non abbia scosso Giovanni Tria più di tanto: «Ci vuole una norma» il ritornello, ripetuto più volte, pacatamente, senza scontro, ma in un’atmosfera che a tratti è divenuta gelida fra i tanti ministri che erano convinti di essere arrivati al momento decisivo. Anche Giancarlo Giorgetti ha cercato di fare una sintesi tecnica fra le due posizioni, ma invano, alla fine è prevalsa la logica del rinvio, quasi un nuovo modello Tap.

conte e tria

 

Sarà infatti Conte ad assumersi la responsabilità di una soluzione, incontrando le associazioni dei truffati lunedì prossimo: gli sottoporrà il lavoro fatto finora dal governo, chiederà loro un via libera come richiesto dai 5 Stelle, che si sono impuntati sul fatto che il doppio binario di rimborso, modellato da Tria, non potesse comunque essere approvato senza una previa consultazione con le associazioni dei truffati dalle banche. Dopo, solo dopo, dunque martedì prossimo, si terrà un altro Consiglio dei ministri.

 

Eppure una parte dei grillini, dicono anche il viceministro Castelli, non era sfavorevole all’opzione Tria: anche se le norme studiate dal Mef disegnano tempi e modalità diverse per piccoli e grandi truffati, sotto o sopra certe soglie di reddito, con il filtro o meno di una commissione, «almeno iniziamo i rimborsi e portiamo qualcosa a casa», era stato il ragionamento dell’esponente dei 5 Stelle.

 

VERTICE DEL GOVERNO SUL DEF

Il confronto fra Conte e Tria è stato pacato, ma anche molto ingessato, quasi professorale. E dire che all’inizio del Consiglio dei ministri proprio il capo del governo si era incaricato di difendere il ministro dell’Economia, in questi ultimi giorni al centro di ripetuti attacchi da parte del partito di Luigi Di Maio, attacchi che il ministro ha definito «spazzatura e un’invasione della privacy», avendo coinvolto anche dei suoi familiari.

 

«Basta con gli attacchi a Tria, danneggiano tutto il governo. Il ministro resta al suo posto. C’è una manovra complicata da fare», è stato l’esordio del premier, il messaggio diramato a tutti, per far scendere definitamente la tensione e anche per depotenziare le veline che circolano su Tria.

 

Insomma un ennesimo rinvio e un’ennesima patata bollente per Giuseppe Conte, che a questo punto quando vedrà i risparmiatori, lunedì prossimo, dovrà decidere chiaramente da che parte stare, se sulla sponda di Luigi Di Maio, che preme per rimborsi diretti senza intermediazione giuridica o sulla sponda del ministro, che giudica la tesi foriera di guai, leggi procedura di infrazione, con l’Unione europea.

 

laura castelli giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafede

Di sicuro al tema ieri sono state dedicate almeno tre ore, un’ora prima del vero e proprio Consiglio dei ministri, nella stanza di Luigi Di Maio, con gli altri ministri dei 5 Stelle, non è servita a granché se non a cristallizzare ancora di più la distanza fra il vicepremier che dice «io ci ho messo la faccia e si fa come dico io», e il ministro che in modo flemmatico e anche un po’ indisponente, almeno a detta di alcuni, risponde semplicemente che no, così non si può, bisogna ascoltare il Mef e non chi ci ha messo la faccia. A Conte la