SALUTAME LA PADANIA! - SPARISCE LA DEFINIZIONE “NORD” DAL SIMBOLO DELLA LEGA - E’ L’ULTIMO PASSAGGIO PER TRASFORMARE IL FU PARTITO DI BOSSI IN UN CONTENITORE PARA-LEPENISTA - IL SENATÙR LO SCONFESSA: “LA SUA LINEA È SBAGLIATA. PUNTO E BASTA. LE ELEZIONI LO DIMOSTRERANNO”
-C.Gu. per “il Messaggero”
E' scomparso il tocco di verde del sole delle Alpi e anche la parola Nord. Da oggi è Lega e basta, anzi la Lega di «Salvini premier». Il Consiglio federale del Carroccio approva il nuovo simbolo, che è il risultato della svolta del segretario Matteo Salvini: un partito nazionale, che ambisce a intercettare anche i voti degli elettori del sud. «Lunedì scorso a Bari sono venute ad ascoltarmi più di mille persone, a Cagliari erano 1.200. Vogliamo che il buon governo, l'onestà a la concretezza con cui amministriamo un migliaio di comuni al nord valgano per 60 milioni di italiani», dice Salvini.
L'INCOGNITA
Unico legame con la storia del movimento è la figura stilizzata di Alberto da Giussano, «queste sono le nostre radici ma da oggi si guarda al futuro». L'obiettivo, afferma Salvini, «è un centrodestra vincente, che supererà il 40%, e a guidare la coalizione deve essere la forza più concreta, la Lega». Inizia da qui «un percorso che porterà il Carroccio oltre il 20%, la prima forza del centrodestra che vincerà le elezioni e con un capo del governo che per serietà abbiamo messo nel simbolo. E' una Lega che cresce e unisce, una proposta non più per una parte del Paese ma per tutti gli italiani».
Il concetto di unità, però, accusa qualche colpo proprio all'interno del movimento. Gianni Fava, assessore regionale all'agricoltura, si è opposto all'approvazione del nuovo simbolo. «E' una scelta votata dal Federale, io l'unico contrario: le scelte del Consiglio federale vanno rispettate», taglia corto. Non ha votato nemmeno Roberto Maroni, assente giustificato per il consiglio regionale, ma soprattutto non c'era Umberto Bossi, apertamente in dissidio con la rotta nazionalista intrapresa dal leader.
«La sua linea è sbagliata. Punto e basta. Le elezioni lo dimostreranno», ha vaticinato qualche settimana fa a un raduno nordista. La candidatura del Senatur è una delle incognite elettorali della Lega: è appesa a un filo e Bossi non fa nulla per ingraziarsi Salvini e il suo nuovo corso. «Non ci faremo tappare la bocca. Lo sapete perché non me ne sono andato? Se lo avessi fatto, la Lega sarebbe finita», spiega ai suoi sostenitori. Assicura di non occuparsi della sua candidatura e nemmeno di averla chiesta, «farò quello che dice la Lega...».
Sulla questione Salvini soprassiede: «Apriremo le liste anche a chi non ha la tessera della Lega in tasca, abbiamo già nomi in testa». Ciò che gli preme, adesso, è illustrare il fascicoletto con la copertina blu e la sua foto che sventola davanti alle telecamere. «Questo è il programma di governo della Lega, che per correttezza presenteremo prima agli alleati e chiederemo di condividerlo e sottoscriverlo», annuncia Salvini.
«Abbiamo lavorato silenziosamente e segretamente» e adesso il segretario mostra il risultato giocando d'anticipo rispetto agli alleati. Ancora prima dell'incontro con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni per fissare l'accordo definitivo in vista delle politiche, illustra i punti salienti del programma. «Ci sono alcuni temi non negoziabili: la cancellazione della legge Fornero, la protezione dei confini ed essere protagonisti in Europa per difendere le famiglie e le imprese italiane. Su tutto il resto siamo disponibili a migliorie».
NON CON LA SINISTRA
A chi gli chiede di Silvio Berlusconi, Salvini replica secco: «Tutto benissimo». E poi aggiunge: «Non mi sto occupando di questioni marginali come quarta, la quinta o la sesta gamba. Chi ha governato con la sinistra non potrà allearsi con Salvini premier». Sul piatto mette «un progetto per l'Italia valido per i prossimi dieci anni e tremila amministratori locali che sostengono un candidato premier, Salvini. E' la nostra offerta al centrodestra». Dunque, l'aspirante capo del governo a guida leghista si sente pienamente in corsa: «Siamo pronti. Alle 17 del primo gennaio a Bormio faremo il primo comizio, il discorso di Capodanno. Finalmente si parte».