IL SALVATAGGIO DI ALITALIA LO PAGANO I CITTADINI (CHE STRANO!) – IL GOVERNO STUDIA UNA TASSA D’IMBARCO DI 3 EURO PER FINANZIARE LA PENSIONE ANTICIPATA DEI LAVORATORI DEL TRASPORTO AEREO – PILOTI E HOSTESS POTRANNO USCIRE DAL LAVORO CON UN REQUISITO RIDOTTO DI 7 ANNI RISPETTO AGLI ALTRI LAVORATORI: ECCO COME FUNZIONERÀ
-Francesca Angeli per “il Giornale”
Sconto di sette anni per l' accesso alla pensione per piloti e hostess. E a pagare saranno i viaggiatori. Emergono nuovi e spiacevoli particolari sulla riforma delle pensioni giallo-verde che per ora è ancora una bozza. Per tutti i lavoratori del trasporto aereo sarà possibile andare in pensione di vecchiaia nel 2019 e nel 2020 con un requisito ridotto di sette anni rispetto a quella degli altri lavoratori.
Insomma un modo per accompagnare gentilmente alla porta un bel numero di dipendenti Alitalia ed alleggerire così una società che fa acqua. Già adesso era possibile uscire con un requisito ridotto di cinque anni ma con l' introduzione di questa norma si riduce di altri due. Ma come verrà finanziata questa misura? Il governo ha ben pensato di rendere strutturale la norma sul pagamento per diritto di imbarco di tre euro. Insomma pagheranno i cittadini.
La pensione di vecchiaia invece sarà accessibile per chi compirà 67 anni tra il 2019 e il 2022. In sostanza non ci sarà adeguamento dei requisiti di età agli incrementi della speranza di vita previsti entro il 2022. La pensione anticipata indipendentemente dall' età resta condizionata al pagamento di almeno 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contributi anche per il 2019. Il diritto ad avere l' assegno si avrà tre mesi dopo la maturazione dei requisiti.
Nella riforma si affronta anche la spinosa questione quota 100. È stata proprio la difficoltà di definire questa misura in modo sostenibile ad indurre il governo a stralciare la riforma delle pensioni dalla manovra puntando invece ad un provvedimento ad hoc che sarà collegato alla legge di Bilancio.
Con quota 100 infatti sarebbero stati coinvolti nel pensionamento anticipato troppi lavoratori della scuola e della sanità. L' ipotesi era di oltre 80.000 tra docenti e personale Ata in uscita dalla scuola e 20/30.000 dalla sanità. Complessivamente circa 400.000 dipendenti dal settore pubblico in tre anni. Cifre insostenibili sia per i costi sia per il funzionamento della macchina statale.Nella bozza si ipotizza che possano andare in pensione con quota 100, ovvero 62 anni di età e 38 di contributi, i lavoratori pubblici che maturano, entro quest' anno, i requisiti e dunque potranno percepire l' assegno dal 1 luglio 2019.
Chi invece maturerà i requisiti dal 1 gennaio 2019 dovrà aspettare sei mesi dal momento in cui li matura. Per i lavoratori privati è prevista una finestra di tre mesi. Chi matura i requisiti entro dicembre 2018 uscirà il 1 aprile 2019 mentre chi li matura a partire dal 2019 incasserà la pensione una volta passati tre mesi dalla maturazione dei requisiti. I requisiti anagrafici saranno adeguati agli incrementi alla speranza di vita dal 1 gennaio 2023.
Si fa sempre più strada l' ipotesi che quota cento non diventi una riforma strutturale come confermato dal ministro dell' Economia, Giovanni Tria che durante un' audizione in Parlamento aveva definito la riforma delle pensioni «sperimentale». Una condizione resa necessaria dal fatto che una simile misura a tempo indeterminato risulterebbe insostenibile. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon conferma: «La settimana prossima arriverà il pacchetto pensioni definitivo», che conterrà pure il divieto di cumulo tra pensione reddito da lavoro.