SALVINI È DIVENTATO EUROPEISTA! – A BRUXELLES I LEGHISTI DIFENDONO DRAGHI DAI COMPAGNI DEL GRUPPO DI “IDENTITÀ E DEMOCRAZIA” E POTREBBERO VOTARE SÌ AL RECOVERY PLAN SU CUI FINORA SI ERANO ASTENUTI – I TEDESCHI DELL’ULTRADESTRA DI AFD ACCUSANO SUPER-MARIO: “GRANDE MAESTRO DI DEBITI CHE RENDERÀ FELICI GLI ITALIANI CON MILIARDI DI CUI PAGHERANNO IL CONTO I TEDESCHI”, E IL LEGHISTA MARCO ZANNI ACCORRE IN DIFESA DEL PREMIER INCARICATO. IL PROSSIMO PASSO SARÀ LIBERARSI DI SVASTICHELLE E LE PEN VARIE E PROVARE A ENTRARE NEL PPE, COME VUOLE GIORGETTI DA MESI…
-Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
Matteo Salvini ci crede. Quando alle 16.30 incontrerà Mario Draghi sosterrà i suoi dossier potendo dimostrare di aver preso sul serio l' impegno per far funzionare il nuovo governo. Anche a vederlo, sempre in giacca e cravatta, i tempi delle felpe sembrano lontani. Soprattutto, il leader leghista è diventato abile in quello che non è sempre stato il suo forte: mordersi la lingua.
Mentre la svolta sull' Europa ieri si è fatta assolutamente vistosa. Questa sera la plenaria del Parlamento europeo voterà il Recovery plan su cui fin qui la Lega si era astenuta. Oggi, sarebbe come minimo imbarazzante entrare a far parte del governo senza aver dato il pieno via libera al piano di ricostruzione. E così, si apprende che «parlamentari, economisti e tecnici della Lega sono al lavoro in queste ore in vista del voto. La Lega attende l' incontro col professor Draghi prima di prendere la decisione definitiva».
Non per nulla: «Un conto era il silenzio del precedente governo che non ha coinvolto nessuno nella stesura del Recovery». Insomma: «Se invece dell' austerity praticata in passato si passasse ad una fase di investimenti e di rilancio economico, senza aumento di tasse, lo scenario cambierebbe completamente».
Il cambio di passo annunciato si è visto anche nei rapporti con gli alleati europei.
Ieri il parlamentare dell' AfD Jörg Meuthen, destra tedesca del gruppo Identità e democrazia (Id), ha accusato Mario Draghi di essere «il grande maestro in materia di debiti», che renderà «felici gli italiani con i tanti miliardi» del Recovery plan. Per Meuthen «uno scherzo, anche se molto brutto, di cui i tedeschi, che devono pagare in larga misura l' intero conto, non potranno ridere».
Un' entrata a gamba tesa da parte di un alleato a cui la Lega ha subito risposto con Marco Zanni, presidente di Id: «Non è il momento delle polemiche, ma di lavorare per il bene dell' Italia e degli italiani.
Se qualcuno all' estero critica il professor Draghi per aver difeso l' economia, il lavoro e la pace sociale europea - quindi anche italiana - e non soltanto gli interessi tedeschi, questa per noi non sarebbe un' accusa, ma un titolo di merito». A schiaffo, controschiaffo.
Insomma, la svolta è visibile.
Anche se gli ostacoli sulla strada del governo non mancano. Un leghista attribuisce a Salvini questa battuta: «Che cosa faccio? Paro i colpi». Quelli che arrivano dalla comunicazione dietro le quinte da parte dei possibili partner di governo, che vorrebbero il «tagliafuori» degli avversari di un tempo.
Salvini ieri ha iniziato la giornata alla Regione Lombardia. L' idea è quella di «proporre al professor Draghi il modello Bertolaso», dato che ieri è stato annunciato il piano vaccinale per gli ultra ottantenni. Ma vicino a Salvini giurano che l' ex capo della Protezione civile non è ancora fuori gioco per il voto di Roma: piacerebbe anche a Silvio Berlusconi ma non a Giorgia Meloni.
A fornire nuova carica al segretario anche i sondaggi. La Lega ne ha commissionato uno, il primo post svolta, che dà il partito in crescita al 24,8%. Questo non significa che Salvini non legga con attenzione anche i social media, piuttosto divisi sulla svolta.
«Ma io sono convinto - ha detto ai suoi - che le persone capiranno. Se andrà come spero, i cantieri riapriranno e le tasse diminuiranno, quel che ha sempre chiesto il centrodestra». Con l' auspicio che Draghi voglia «riconoscere alla politica la capacità di farsi carico dei problemi». Il che significa ministri. Ma sempre senza pretese né veti, «neanche per Lamorgese» ha detto il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, all' Huffington Post .