SALVINI FRIGNA PER L’ENNESIMA CONTESTAZIONI IN UMBRIA MA PER GARANTIRE LA SUA SICUREZZA SONO STATI IMPIEGATI, DAL 28 FEBBRAIO, 8500 AGENTI! E POI IL LEGHISTA SBRAITA PERCHÉ MANCA LA POLIZIA NEI QUARTIERE: STANNO TUTTI DIETRO A LUI!
Alessandra Longo per “la Repubblica”
Oltre ottomila «unità delle forze dell’ordine» sono state impiegate, dal 28 febbraio ad oggi, per marcare stretto Matteo Salvini. Un esercito di poliziotti, carabinieri, finanzieri, impegnato a tallonare il Matteo padano, sponsor della sicurezza contro l’invasione dei migranti. La cifra fa impressione e salta fuori un po’ per caso. Salvini, che gira come un ossesso per l’Italia, non sempre accolto a braccia aperte, ieri era in Umbria dove si è preso uno sputo in faccia.
«Sono stufo!» manda a dire attraverso Radio Padania al ministro dell’Interno e al capo del governo: «Dove siete Renzi e Alfano? Dov’è la democrazia? A qualcuno fa comodo impedire i comizi?». Ed ecco come salta fuori la storia degli ottomila agenti. Alfano, chiamato in causa, e piuttosto seccato, lascia filtrare la sua piccola vendetta. Le classiche «fonti del Viminale» informano, con dovizia di particolari, che mai e poi mai lasciano solo e non protetto il segretario della Lega: «Dal 28 febbraio 2015 a oggi, in relazione alle iniziative politiche dell’onorevole Matteo Salvini, che si sono svolte in 62 province, sono state impiegate 8465 unità delle forze dell’ordine». Sì, avete letto bene.
Non ci vuole molto a capire il messaggio subliminale: tu che ti lamenti che manca polizia nei quartieri, che denunci il degrado delle città, che cosa fai in realtà? Sottrai, per la tua peraltro legittima sicurezza, migliaia di addetti... Il ministro dell’Interno twitta subito per assicurare che lui, per carità, non condivide una parola di Salvini, ma proteggerà il «suo sacro diritto a manifestare».
Poi, a sera, mette il carico da novanta: «Matteo Salvini, in malafede, è il solito bugiardo, ormai irrecuperabile ». Qualcuno gli suggerisce di rievocare la storia della statuetta scagliata a Milano direttamente sui denti di Silvio Berlusconi. Il ministro era, al tempo, Maroni. «C’entrava forse qualcosa? - chiede Alfano - Secondo me, no. Né allora e neanche ora».
Lo sputo: deve essere quello che ha fatto perdere la pazienza a Salvini, la classica goccia. Finora il leader della Lega si era preso fischi, insulti, lo avevano inseguito, ricacciato in macchina, come a Bologna, durante i suoi giri muscolari nei campi rom, quelli «da spianare con la ruspa». Ma ieri, a Marsciano, si è consumato un cosiddetto salto di livello, è partita l’aggressione fisica, quello schizzo di saliva in pieno volto. Che schifo, che provocazione, che vergogna, che inciviltà.
«Pure uno sputo in faccia mi sono preso!». Solo una ventina di persone a marcarlo, con striscioni al seguito: «Torna a casa tua». Aggressioni «intollerabili» denuncia Salvini: «Questi sono dei poveretti che hanno dei problemi, questa non è l’Umbria». E se la prende con Alfano: «Chi agita questo clima con 4 figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari tirando petardi tra le mamme con carrozzina? Questo Paese va al contrario. Coccole ai delinquenti e minacce alla gente perbene». La teoria del complotto.
Ottomila agenti solo per lui in meno di tre mesi? Salvini non può smentire e rilancia: «Vorremmo, noi per primi, che polizia e carabinieri si occupassero di altro invece di esser costretti a seguire me nei comizi e negli incontri che legittimamente faccio». Il segretario della Lega propone la sua personale soluzione: chiudere i centri sociali, «covo di delinquenti»: così ci sarebbero più forze dell’ordine da impiegare «per le cose utili ».
A sera, Perugia lo aspetta a piazza del Bacio. Città blindata, agenti con caschi e scudi, petardi che partono da un centinaio di contestatori, centri sociali e movimenti antifascisti. Salvini in felpa si indigna: «Sconfitta della democrazia. Ma se pensano di fermarci hanno sbagliato di grosso, le teste calde non ci fanno paura».
Persino i frati di Assisi gliele mandano a dire in una giornata no. Non hanno gradito una foto scattata durante il tour elettorale umbro. Si vede Salvini in piedi sulla tanto evocata ruspa razzista, mano nella mano con il candidato governatore della destra, Claudio Ricci, sindaco di Assisi. Sullo sfondo San Francesco che ammansisce il lupo. I frati del Sacro Convento non apprezzano «il cocktail». Nota «garbata» sul loro sito. Titolo: «San Francesco e il lupo, c’è Salvini da ammansire».