SALVINI HA IL PISTOLINO SCARICO: VORREBBE REGOLARE I CONTI CON GIORGIA MELONI MA NON PUO’ (PER ORA) - FOLLI: “NEMMENO SALVINI SA COSA FARE. VIVE ALLA GIORNATA, CREA CONTINUI MOTIVI D’INCIAMPO, SI ESIBISCE DA UOMO FORTE DELLA MAGGIORANZA - È LUI IL GIUSTIZIERE DEL GOVERNO MELONI? SULLA CARTA LA LEGA PUO’ ROVESCIARE IL TAVOLO DELL’ESECUTIVO. MA SALVINI È UN LEADER SOTTO ESAME NEL SUO PARTITO. LE SUE MOSSE STRAVAGANTI, IN PASSATO, POGGIAVANO SU UNA COSPICUA FORZA PARLAMENTARE. METTERE IN CRISI IL COSIDDETTO “DESTRA-CENTRO” È POSSIBILE, MA OCCORRE UN NOTEVOLE CONSENSO NEL PAESE. E IL CARROCCIO RISCHIA DI NON TOCCARE IL 10% ALLE PROSSIME EUROPEE”
-Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
È un esercizio un po’ futile eppure necessario, quello di segnalare le quotidiane rincorse a destra di Salvini, volte a innervosire la premier e a garantirsi un po’ di spazio elettorale. Le parole incongrue rivolte a Ilaria Salis non costituiscono il primo episodio […] Ora ci sono gli agricoltori anti-Ue da sostenere, se possibile l’ala intransigente. […] Ogni giorno un caso, da ora a quando si voterà. […] la vera domanda da porsi non è se il dissidio nel centrodestra è destinato a proseguire (senza dubbio continuerà fino all’esasperazione), bensì quale sarà il suo sbocco politico.
Insomma, cosa vuole ottenere Salvini, al di là di qualche titolo di giornale e di un po’ di visibilità? […] non manca chi si augura o addirittura prevede la spallata finale in grado di mandare in crisi l’esecutivo Meloni. Tuttavia la risposta all’interrogativo deluderà chi attende il colpo di scena, un Papeete fuori stagione. Con ogni probabilità nemmeno Salvini sa cosa fare. Per ora vive alla giornata, crea continui motivi d’inciampo, esibisce l’espressione corrucciata da uomo forte della maggioranza, quello che ispira la linea dura […]
L’esperienza recente dimostra che il nostro uomo forte raramente ottiene quello che chiede. Clamorosa la vicenda della Sardegna: anche in quel caso Salvini aveva lasciato intravedere sfracelli a livello nazionale, se il suo candidato alla Regione fosse stato accantonato. Ma è proprio quello che è accaduto e il capo della Lega ha dovuto chinare la testa. Salvo aggiungere lo smacco sardo alle altre mortificazioni subite, in attesa del fatidico “redde rationem”, insomma il duello finale in cui solo uno sopravvive.
Ma questo esito, tipico di un film western, non sembra profilarsi per domani. Si torna alla domanda: cosa farà Salvini? È lui il giustiziere del governo Meloni? Chi lo pensa rischia di illudersi. O semplicemente di sbagliare i calcoli. Certo, sulla carta la Lega è in grado di rovesciare il tavolo dell’esecutivo. Ma la questione non è solo un problema di numeri, tutt’altro. Salvini è un leader sotto esame nel suo partito e si capisce. Le sue mosse stravaganti, in un passato ancora recente, poggiavano pur sempre su di una cospicua forza parlamentare specchio di un’analoga solidità elettorale.
[…] Mettere in crisi il cosiddetto “destra-centro” è possibile, ma occorre un notevole consenso nel paese. È necessario essere forti oggi, non tre anni fa. Viceversa si parla di un partito, il Carroccio, che rischia di non toccare il 10 per cento alle prossime europee. Un partito che nelle regioni sa già di dover rendere una fetta consistente del potere accumulato negli anni scorsi. E un partner indebolito avrà il suo daffare nel tenere a bada collaboratori e proconsoli, è difficile che abbia la forza di organizzare una manovra anti-premier. La voglia, sì, ci sarebbe, ma la leva politica manca. Il futuro comunque dipende dal voto e dagli equilibri che ne deriveranno.