SALVINI PARLA A DI MAIO AFFINCHÉ GIORGETTI INTENDA – DI FRONTE ALLA SCISSIONE DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DAL MOVIMENTO 5 STELLE, IL “CAPITONE” HA COMMENTATO LACONICO: “SE QUALCUNO RESTA AL GOVERNO SENZA RAPPRESENTARE NESSUNO È UN PROBLEMA”. OVVIAMENTE È UN MESSAGGIO A GIANCARLO GIORGETTI, CHE ERA STATO AVVISATO PER TEMPO DA LUIGINO DELLE SUE INTENZIONI – SILERI, PRESUTTO, CASTELLI, RUOCCO, SPADAFORA, DE NICOLA: CHI (E QUANTI) SONO I “FUTURISTI”

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Antonio Bravetti per “La Stampa”

 

«C’è anche Pierpaolo Sileri. Ti dico di sì, mi ha appena consegnato il foglio con la firma. Sileri, eh, il sottosegretario. Ricontali un po’ adesso...» . Pausa. I nomi sul taccuino: uno, due, tre... «Undici! Ti dicevo che sono undici, visto?».

 

Vincenzo Presutto, senatore Cinque stelle in uscita, è il contabile del nascente gruppo dimaiano a palazzo Madama. Passa la giornata al telefono, a sondare, a contare, a mettere e togliere dalla lista. Alle 19, quando il Senato si è svuotato in un batter d’occhio, il pallottoliere lo soddisfa: «Al Senato siamo undici. Alla Camera una cinquantina, ma non sono sicuro». A fine serata saranno cinquantuno, Di Maio compreso. «Siamo l’evoluzione del Movimento Cinquestelle», assicura.

VINCENZO PRESUTTO

 

Nella sala accanto, appartati, ci sono alcuni senatori che hanno appena ufficializzato il loro addio al M5S per aderire a “Insieme per il futuro”, il progetto di Luigi Di Maio. Ci sono Primo De Nicola, Simona Nocerino, Daniela Donno, Fabrizio Trentacoste. Nell’aria c’è l’adrenalina di chi si è appena tuffato dallo scoglio più alto. Un po’ di tensione. Trentacoste, cravatta rossa, prova ad allentarla: «Stasera si festeggia eh? » .

 

Responsabili e leali a Draghi, così Di Maio li vuole. A fine giornata brindano ai membri del governo che hanno aderito al progetto: Sileri, la viceministra all’Economia Laura Castelli, i sottosegretari Manlio Di Stefano (agli Esteri), Laura Catelli (all’Economia), Anna Macina (Giustizia), Dalila Nesci (Sud).

giancarlo giorgetti luigi di maio

 

Di questa nuova avventura Di Maio ha parlato da tempo con Giancarlo Giorgetti. Da qui nasce l’attacco di Salvini, che di certo non gradisce la sponda del suo ministro al titolare della Farnesina: «Se qualcuno resta al governo senza rappresentare nessuno è un problema». Salvini parla a Di Maio affinché Giorgetti intenda: se il leghista dovesse essere tentato dal raggiungere il collega di governo, dovrebbe lasciare la poltrona di ministro.

 

Di Maio, intanto, si muove. «I nostri primi interlocutori saranno i sindaci», garantisce in conferenza stampa. Sente Beppe Sala, Luigi Brugnaro. Al centro, però, han già sguainato le spade. «Oggi si dissolve il nulla», scrive su Twitter Carlo Calenda. Matteo Renzi, a metà pomeriggio, è alla buvette del Senato.

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Tra una banana e una pizzetta rossa dice: «Nati il 4 ottobre, oggi, addì 21 giugno, primo giorno d’estate, muoiono i Cinquestelle. C’è chi si rattrista– sorride– e poi c’è Renzi». In Transatlantico passa Paola Taverna. Ha le stampelle. «Senatrice un commento – le chiedono i giornalisti – tanto non può scappare». E lei: «Sì, ma ve ce posso mena’...».

 

In aula si dibatte. I fedelissimi di Di Maio lavorano senza sosta: chiamano e messaggiano i papabili. Cinzia Leone, siciliana, si avvicina al banco del governo dove siede il ministro. Nel primo elenco che gira intorno alle 17 c’è anche il suo nome tra gli scissionisti. Ma non è così.

 

L'ETERNA ILLUSIONE DEL CENTRO - BY MACONDO

«Luigi io sono sconvolta– sussurra a Di Maio– mi viene da piangere. Ma sta succedendo per davvero?». «Sì», replica lui laconico. Dopo pochi minuti si avvicinano Gregorio De Falco ed Elena Fattori: fu Di Maio ad espellerli dal Movimento anni fa. «Guagliò – gli dice sarcastico il capitano di fregata – se ti serve una mano fai un fischio...». Di Maio non fa in tempo a reagire che Fattori s’aggiunge: «Ti sei reso conto di quanti errori hai fatto, eh?».

 

In Transatlantico c’è sempre Presutto al telefono. «I Cinque stelle sono diventati una setta: Conte è il Dio, poi i cinque sacerdoti e sotto i fedeli. Un culto violento, aggressivo, divisivo». Passa la senatrice Nocerino.

 

gregorio de falco elena fattori

«È il Movimento che ha tradito noi, ormai è il partito di Conte». Poco più in là c’è Primo Di Nicola: «Ci siamo guadagnati il plauso di Razov, vorremmo evitare di ricevere anche quello di Putin». In cortile fuma Stefano Patuanelli. Francesco Castiello, ottant’anni a settembre, è membro del Copasir. Sfoglia i giornali in sala Mazzini, lontano dal chiacchiericcio del Transatlantico. Il suo nome circola tra quelli pronti a dire addio. Senatore, è scissionista anche lei? «Io? Macché. Io non sto né di qua né di là. Sto con entrambi. Io sono anti-scissione».

 

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In aula finiscono le votazioni. La risoluzione di maggioranza ricompatta contiani e dimaiani. Tutto questo litigare, ne è valsa la pena? «È molto triste vedere dei colleghi andar via», dice la capogruppo Mariolina Castellone. Patuanelli scappa via. Letteralmente. «Guardate che corro – avverte– facevo la mezza maratona». Dietro i giornalisti arrancano.

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