SANGIULIANO CADE IN PIEDI - DOPO LE SUE DIMISSIONI DA MINISTRO, "GENNY-DELON", EX DIRETTORE DEL TG2, CHIEDE DI ESSERE REINTEGRATO DALLA RAI, GODERE DELLE FERIE ARRETRATE E BENEFICIARE DEL TELEFONINO AZIENDALE - MENTRE LUI È IN VACANZA, LA CORTE DEI CONTI E LA PROCURA DI ROMA INDAGANO PER CAPIRE SE SONO STATI SPESI SOLDI PUBBLICI PER MARIA ROSARIA BOCCIA, E LA VICENDA DIVENTA POLITICA: SE SANGIULIANO VERRÀ RINVIATO A GIUDIZIO DAL TRIBUNALE DEI MINISTRI LA PALLA PASSERÀ AL SENATO, CHE DOVRÀ DARE O MENO L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE...
-Estratto dell'articolo di Andrea Ossino, Giuseppe Scarpa per “La Repubblica”
Mentre due procure indagano Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro della Cultura nella veste di giornalista bussa alla porta della Rai. Ai vertici di Viale Mazzini Sangiuliano, che del Tg2 è stato direttore sino all’ottobre del 2022, chiede di essere reintegrato, godere delle ferie arretrate e beneficiare del telefonino aziendale.
All’ombra di due indagini appena instradate e una terza all’orizzonte Sangiuliano dunque pensa al futuro, e mira a una ritrovata «serenità », anche se il lavoro dei pm, contabili e penali, racconta che il “Sangiuliano gate” è appena iniziato.
Perché mentre i magistrati della corte dei Conti del Lazio indagano su eventuali profili di danno erariale, a poco più di 600 metri di distanza i colleghi di piazzale Clodio hanno iscritto il nome di Gennaro Sangiuliano nel registro degli indagati. E dopo aver ipotizzato il peculato e la rivelazione del segreto d’ufficio hanno trasmesso il fascicolo al tribunale dei Ministri, con allegata una nota in cui suggeriscono alcuni spunti investigativi.
Ovvero di verificare se siano stati spesi soldi pubblici (auto blu incluse) per le trasferte in cui è stata registrata la presenza di Maria Rosaria Boccia: dalla Puglia alla Liguria pur senza avere alcun incarico ufficiale. I pm romani chiederanno anche di svolgere approfondimenti sull’eventuale fuga di notizie di cui avrebbe beneficiato la manager, in particolare sul G7 della Cultura.
[…] La partita più complessa si giocherà al tribunale dei ministri, i cui tempi non sono prevedibili. A dettare le regole del gioco è una legge costituzionale del 1989. La norma impone ai pm romani di trasmettere il fascicolo al tribunale dei ministri entro 15 giorni, «dandone immediata comunicazione» all’indagato.
A quel punto i magistrati dei ministri avranno 90 giorni per svolgere le indagini. Acquisiranno gli atti e ascolteranno le testimonianze, anche quella di Boccia, si presume. Terminata l’istruttoria invieranno un resoconto alla procura di Roma chiedendo l’archiviazione o il rinvio a giudizio dell’ex ministro. Il rimpallo non termina qui: perché i pm della Capitale potrebbero sollecitare ulteriori approfondimenti o potrebbero sposare le conclusioni del tribunale dei ministri.
La decisione finale verrà inviata alla giunta per le autorizzazioni a procedere che poi sottoporrà la vicenda alla camera competente. Sangiuliano non è un parlamentare, quindi sarà il Senato a valutare l’eventuale autorizzazione a procedere. […]