1. SAPETE PERCHÉ RENZI HA SMOSSO MARI E BOIARDI PER CAMBIARE I VERTICI DELLA CDP? PER TROVARE UN POSTO E UNO STIPENDIO AI CONSIGLIERI CHE PRENDERANNO IL POSTO DI GUERRA
2. EH GIÀ: L'EX BOSS DI LUXOTTICA SI È GIÀ STUFATO DELLA POLITICA: MOLTI ONERI, POCHI ONORI. E IN AUTUNNO PRENDERÀ I SUOI 100 MILIONI DI BUONUSCITA E SE ANDRÀ DA EATALY
3. PADOAN È STATO TOTALMENTE ESTROMESSO DALLA STRATEGIA ECONOMICA DEL GOVERNO, E COSTAMAGNA-GALLIA SARANNO I NUOVI 'ESPERTI' DI CUI RENZI HA UN DISPERATO BISOGNO, ESSENDO DA SEMPRE SPROVVISTO DI PERSONE FIDATE E CAPACI AL TEMPO STESSO
4. IL MINISTRO, CHE TIENE SALDI I LEGAMI CON D'ALEMA, È STATO DIROTTATO SULLA CRISI GRECA. MA A RENZI SERVONO ALTRI 'COLPI DI TEATRO' CHE DIANO L'IDEA DI UN GOVERNO INTENTO A CURARE LA STAGNAZIONE ECONOMICA ITALIANA. MA NON CON LA CDP, VISTO CHE GLIELO IMPEDISCONO LA LEGGE E GUZZETTI: "LA CASSA NON CAMBIERA' LA SUA MISSIONE"
1. IL TERREMOTO ALLA CDP? UN MODO PER TROVARE UNA POLTRONA AI NUOVI CONSIGLIERI DI RENZI, VISTO CHE GUERRA SE NE ANDRÀ PRESTO
DAGOREPORT
La domanda è lecita. Come mai Renzi ha smosso mari e boiardi per cambiare i vertici della Cassa depositi e prestiti con un anno di anticipo per la scadenza? E soprattutto, perché silurare Bassanini alla Cdp e poi riprenderselo come consigliere speciale per le questioni di banda larga, creando pure un evidente conflitto di interessi?
La risposta va trovata nella catena di rapporti che il premier ha messo in moto per cercare di affrontare i dossier economici di un Paese che, senza la droga monetaria di Draghi, l'euro indebolito e il petrolio ai minimi, non avrebbe neanche quello 0,5% di ripresina.
Il rapporto con Padoan si è molto raffreddato. Aver portato Andrea Guerra a Palazzo Chigi è stato un segnale netto, e sgradito, al ministro dell'Economia: la linea al Governo la detta l'ex amministratore delegato Luxottica. Che però non sta vivendo il suo ingresso in politica come sperava. Renzi è impantanato, i consensi crollano, gli allori delle europee sono rinsecchiti.
Quindi, tanto vale riprendersi i 100 milioni di buonuscita incassati da Del Vecchio e tornare a vita privata, anzi all'attività privata: in autunno prenderà le redini di Eataly, restando nell'inner circle renziano ma non avendo più la responsabilità diretta delle scelte governative.
Allora servono nuovi Guerra, manager che da una posizione istituzionale possano muovere le pedine del potere finanziario-economico per conto di Renzi, notoriamente sguarnito di persone fidate e capaci allo stesso tempo. Eccoli: Claudio Costamagna e Fabio Gallia. Costamagna, in particolare, è amico di Guerra, bipartisan, e con lo stipendio della Cdp potrà fornire i suoi servizi a Renzi.
D'altronde, i tentativi di 'cambiare verso' alle politiche della Cassa, trasformandola in una nuova Iri, o nuova cassa del Mezzogiorno, o semplicemente nuovo jolly per mettere una pezza a crisi industriali e partecipazioni azionarie che fuggono dall'Italia, rischiano di schiantarsi contro un muro di leggi, statuti e regole di bilancio.
Conclusione: tanto rumore, per trovare uno stipendio (pubblico) a due nuovi consigliori renziani, e trasferire il centro di comando da via XX Settembre a via Goito. Che poi è dietro l'angolo.
2. CENE, CONTI E FERIE D’AGOSTO: SCINTILLE TRA PADOAN E RENZI
Stefania Tamburello per il "Corriere della Sera"
Le tensioni in Europa — sull’accoglienza dei migranti e sullo snervante e pericolosissimo, per il suo possibile esito negativo, negoziato sulla crisi greca — richiedono la massima concentrazione di tutto il governo. Forse per questo sono passate sotto traccia le scintille procurate dall’attrito fra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia.
Non è la prima volta che emergono incomprensioni tra i due Palazzi — l’ultima, sulle pensioni, dopo la sentenza della Consulta — ma sono sempre state superate, per lo meno così è parso all’esterno. Tanto che i rapporti tra il premier Matteo Renzi e il ministro Pier Carlo Padoan sono definiti dai più, tra i migliori nel governo.
Difficile però non rilevare il silenzio del ministro durante il convulso caso del repentino cambio di marcia alla Cassa Depositi e Prestiti, completo di ribaltone al vertice. Padoan, che è il referente della Cassa, ha tenuto, è vero, le fila con le Fondazioni, socie di minoranza della società, e con il loro rappresentante, il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti per convincerle ad assecondare la virata immaginata a Palazzo Chigi. Ancora sotto jet lag , di ritorno dagli Usa, ha pure spiegato lui all’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini che avrebbe dovuto lasciare al più presto l’incarico. Ma è altrettanto inconfutabile che le comunicazioni risolutive della vicenda lo hanno bypassato.
Certo può essere solo un problema di comunicazione, ma quando entrano in campo nomine e riassetti, Renzi non resiste ad avocare il più possibile a se e ai suoi consiglieri. È successo negli ultimi giri di nomine, come quello di Equitalia, braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate, dove il tira e molla ha prodotto una scelta di vertice di compromesso.
Nella vicenda Cdp c’è stato di più. Dopo i molti interrogativi emersi, per esempio, durante tutto il negoziato con le Fondazioni, il segnale della svolta nel confronto — «la missione di Cdp non cambierà» — lo ha dato il consigliere del Presidente del Consiglio, Andrea Guerra, e, subito dopo, è stata una nota di Palazzo Chigi, con un insolito Renzi parlante in prima persona a spiegare passo dopo passo il superamento dell’impasse col presidente Cdp Franco Bassanini, convinto a cedere il testimone al manager voluto dal premier Claudio Costamagna.
Il ministro — che peraltro ha fatto sapere di essersi mosso in piena sintonia con Palazzo Chigi — in questi giorni era impegnato a Lussemburgo sulla Grecia, aveva certamente altro di importante di cui occuparsi ma a dimettersi dal consiglio Cdp, la prossima settimana per consentire l’operazione rinnovo, saranno i dirigenti del dicastero di via XX Settembre, dove c’è il Dipartimento che gestisce le partecipazioni pubbliche.
In questo clima acquista significato anche il fastidio che, come ha riferito il Corriere, Renzi avrebbe manifestato per la partecipazione di Padoan alla cena di finanziamento della fondazione Italianieuropei dell’ex premier Massimo D’Alema. Ma anche il richiamo fatto al ministero affinché non chiuda i battenti a agosto. Richiamo superfluo, visto che da sempre al Tesoro in estate si lavora alla legge di Stabilità.
3. LO SLALOM DI COSTAMAGNA PER TROVARE LA NUOVA MISSION DELLA CDP
Giovanni Pons per "la Repubblica"
Quasi completato il blitz sui vertici della Cassa Depositi resta da capire quali saranno gli indirizzi strategici futuri. In attesa che i nuovi responsabili Claudio Costamagna e Fabio Gallia illuminino la via si possono fare solo delle ipotesi, anche se il cammino appare stretto. «Il tema non può essere solo riferito a chi dirige - ha detto Susanna Camusso- . La cosa che non si capisce è che cosa voglia fare il governo della Cassa depositi e prestiti». In qualche modo gli ha risposto Giuseppe Guzzetti: «Cdp non cambierà la sua missione. La Cassa deve continuare a finanziare gli enti pubblici, deve intervenire a sostegno dell’economia reale, quella sana e non quella decotta».
Di sicuro la prima preoccupazione di Renzi e Padoan sarà quella di mantenere il bilancio della Cdp fuori dal perimetro della pubblica amministrazione, in modo da non gravare sul debito pubblico. La condizione qualificante è che Cdp, anche se fosse totalmente a capitale pubblico, si comporti come una “market unit”. Cioè non intermedi denaro pubblico ma solo risparmio privato, come in effetti è quello raccolto presso gli sportelli postali. La presenza nel suo capitale di enti privati come le Fondazioni, non è condizione necessaria ma aggiuntiva volta a rassicurare la Ue.
Se poi alla Cassa è richiesto di entrare in società in perdita, come è stato per l’Ilva, non può certo farlo direttamente. Può però dare un aiuto nella forma di un prestito assistito da garanzia dello stato, ma facendo in modo che il rendimento del prestito sia superiore, anche di poco, al costo della garanzia. In questo modo Cdp può sostenere di operare come un privato con il profitto in testa ai suoi pensieri.
Cdp poi non può essere banca, come ha rischiato di diventare se passava il progetto di Banca Sace, altrimenti dovrebbe avere ben altri indici di patrimonializzazione. Dunque i paletti sono molti e non sarà facile allargare l’ambito di operatività della Cassa se non trattando preventivamente con Bruxelles. Ma Costamagna e Gallia, si spera, avranno già la soluzione in tasca.