SARA’ UNA MANOVRA TAGLIA E CUCI – COME DAGO-DIXIT, IL TESORETTO CHE DERIVA DELLE ENTRATE NON BASTERÀ PER LE COPERTURE DI UNA LEGGE DI BILANCIO DA 23-24 MILIARDI DI EURO – AL TESORO HANNO FATTI I CONTI: MANCANO ALMENO 9 MILIARDI – ESCLUSO IL RICORSO ALL’EXTRADEFICIT, LA STRADA SI FA STRETTA: SERVIRANNO SANATORIE E TAGLI, CON UNA DECISA SPENDING REVIEW NEI MINISTERI – È UN’INCOGNITA LA ROTTAMAZIONE QUATER DELLE CARTELLE FISCALI, CHE FINORA È STATA UN FLOP…
-Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
La caccia ai soldi per la legge di Bilancio ha una cifra cerchiata in rosso: nove miliardi. Da trovare. Solo così, infatti, il governo potrà mettere in fila tutte le coperture di una manovra che al momento si aggira intorno ai 23-24 miliardi. Serviranno sanatorie e tagli per confermare gli impegni che scadono a fine anno. L’esecutivo può contare sulle entrate che stanno registrando un buon andamento, superiore al trend stimato ad aprile con il Documento di economia e finanza.
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Di conseguenza, le basi di partenza per la manovra 2025 risulterebbero migliori rispetto a quanto stimato in primavera. La traduzione di questo spazio fiscale consiste nella possibilità di recuperare i circa 11 miliardi che servono per rifinanziare il taglio del cuneo contributivo dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, fino a 35 mila euro.
Visto che nella lista delle risorse già in cassa ci sono invece i 4,3 miliardi che saranno impiegati per rinnovare il taglio dell’Irpef, da qui in poi scatta la ricerca dei circa 9 miliardi che mancano ancora all’appello. Sono soldi che l’esecutivo deve trovare per rinnovare altre misure in scadenza a fine anno, dal pacchetto delle misure per la famiglia al rinnovo dei contratti pubblici, solo per citare alcuni esempi.
Escluso il ricorso all’extradeficit, la strada si fa stretta. E piena di incognite. Il perimetro del bacino del concordato preventivo biennale è appeso al tasso di adesione delle partite Iva che decideranno di sedersi al tavolo con l’Agenzia delle entrate. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo punta a recuperare risorse per tagliare le tasse del ceto medio, tra 35 e 50 mila euro. Ma è un auspicio al buio.
Così come è un’incognita la Rottamazione quater delle cartelle fiscali: la scadenza del versamento della quinta rata è stata posticipata dal 30 luglio al 15 settembre con la speranza di incrementare gli incassi. I precedenti inducono al pessimismo: a fronte di un gettito atteso di 53,4 miliardi, le prime tre rottamazioni e il “saldo e stralcio” hanno portato poco più di 20 miliardi nelle casse dello Stato.
Dalla spending review dei ministeri si punta a ricavare 2,5 miliardi, mentre altre risorse arriveranno dalla sforbiciata alle tax expenditures. Ma non basta. Ecco perché il Dipartimento delle Finanze studia una misura per spingere le banche a remunerare, attraverso gli interessi attivi, i correntisti che prestano i loro risparmi agli istituti di credito. Anche lo Stato passerebbe all’incasso […]