SARTI DELLA QUAGLIA – LUCA TELESE TIRA IN BALLO L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE PER DIFENDERE GIULIA SARTI: “DAGLI ATTI LA REALTÀ APPARE RIBALTATA RISPETTO ALLE NOTIZIE. FA LA FIGURA DI UNA RAGAZZA FRAGILE DAL PUNTO DI VISTA SENTIMENTALE, SPROVVEDUTA NELLA GESTIONE DEL DENARO MA ONESTISSIMA, UNA CHE AFFIDA AL FIDANZATO I SUOI CONTI E GLI RACCOMANDA: 'RENDICONTA DI MENO'” – “MORALE DELLA FAVOLA. A UN UOMO PUOI DARE IL TUO CUORE, IL TUO «TOKEN» MAI”
-Luca Telese per “la Verità”
Lui, il fidanzato-collaboratore, finanziava una fidanzata con i soldi di un' altra fidanzata deputata M5s, all' insaputa di lei. Tutto chiaro? Bene, la fidanzata-deputata denuncia il fidanzato-collaboratore, ma il procedimento contro di lui viene archiviato. Tuttavia il racconto mediatico della vicenda non è stato questo, casomai il contrario. Al punto che lui, Bogdan di quelli con "Un anno prima", #staytuned e preparate i popcorn».
Una frase non proprio elegante, persino vagamente allusiva. Ma siccome il fidanzato-collaboratore è stato «archiviato», per i media la vittima è lui, la reproba è lei, Giulia Sarti, combattiva trentenne riminese a 5 stelle, una che senza questa storia sarebbe finta al governo. Invece, quando vai a vedere i dettagli, le cose sono molto diverse. E si capisce anche bene perché ottenere un' archiviazione non significa essere esenti da responsabilità.
La notizia veicolata da tutti i media è stata: la Procura archivia la denuncia della deputata contro il fidanzato e Luigi Di Maio la scarica, proprio perché i giornali presentano questa archiviazione come un riconoscimento di colpa della Sarti. Di più: nella richiesta di archiviazione viene riportato un messaggio della Sarti a Tibusche in cui lei annunciava di doverlo denunciare perché «glielo chiedeva l' ufficio comunicazione del Movimento».
Non era vero, quindi lei è apparsa due volte reproba. E si arrabbia anche Rocco Casalino che (giustamente, da parte sua) rende noto un suo dialogo con la Sarti in cui lui ricordava alla deputata la gravità del ricorso ai magistrati per dirimere la vicenda. Quindi, quando si scopre che il portavoce di Palazzo Chigi (in questa storia c' entra poco o nulla) non è più un possibile bersaglio mediatico, per la stampa l' interesse cade.
Ma se si legge integralmente la complessa ordinanza (è faticoso) si scopre come queste «notizie» siano frutto di una sintesi piuttosto arbitraria, figlie di una necessità di dare a questa storia un senso politico, che in realtà la storia non ha. La vicenda di Giulia Sarti è più vicina al melodramma ed è figlia di un incredibile paradosso.
La deputata del M5s si è dovuta dimettere dal suo movimento e dalla commissione che presiede perché si pensa che questa archiviazione dimostri che «ha mentito». Ma dagli atti la realtà appare ribaltata: Giulia fa la figura di una ragazza fragile dal punto di vista sentimentale, sprovveduta nella gestione del denaro ma onestissima, una che affida al fidanzato i suoi conti (gli dà persino il «token», la chiave digitale) e gli raccomanda: «Rendiconta di meno» (per «restituire di più»).
Certo, la vita di questi due ragazzi è un vero casino, interessante per lo spaccato antropologico che rivela. Lei conosce lui, perché lui le viene consigliato come esperto informatico abile nel far sparire dalla Rete delle foto private di autoerotismo hackerate e diffuse. È vero: Andrea fa il lavoro e bene. Lei (lo dice lui) è generosissima. Per sdebitarsi prima gli paga l' affitto (350 euro al mese) di una casa a Salerno.
Poi lo ospita a casa sua a Roma. Quindi lo fa diventare il suo assistente politico. Infine stabilisce una relazione. Contemporaneamente Bogdan-Andrea, con il nome italiano che ha scelto di darsi, gira dei video giornalistici (quasi un tg di controinformazione), cerca di farsi un nome in Rete: è carino, sveglio, simpatico. Sembrano una bella coppia. Un giorno Andrea sta male, un dente lo tormenta. E lui stesso rivela ai magistrati che lei lo soccorre: «Andava a prendere i soldi al bancomat, piu di 1.000 euro, per darmeli in contanti». Un altro giorno lui è in Romania, ha improvviso bisogno di soldi. «Mi arrivarono con Western Union. Non ricordo se erano 500 o 700 euro».
FIDUCIA MAL RIPOSTA
Giulia dunque è generosa, caotica, travolta dal turbine delle rendicontazioni e delle spese, e - male - si fida ciecamente del suo compagno. Tre cose che per lei risulteranno fatali. Leggendo la sentenza d' archiviazione, per esempio, si scopre che non fa dei bonifici falsi, con l' obiettivo di apparire in regola e poi revocarli per tenersi i soldi (era questo il trucco usato dai furbetti del Movimento).
Lei, in questo ménage confuso di relazioni sentimentali, professionali ed economiche, fa alcuni bonifici di versamento che le vengono revocati dalla banca perché effettivamente non sono coperti. I due ragazzi, usando quel conto corrente come una cassa per tutte le loro esigenze private e politiche, hanno splafonato.
Tuttavia da quel conto partono i soldi per il signor Iovine (proprietario della casa affittata da Andrea a Salerno), da lì si prendono quelli per l' attività politica e per gli assistenti, da lì arrivano - ad esempio - 2.000 euro che ufficialmente vengono girati al padre di lei, ma che in realtà servono per finanziare la campagna elettorale dei candidati del M5s alle politiche.
Poi ci sono altri soldi sempre al padre, e che in questo caso sono un contributo della figlia a una spesa onerosa.
Lo racconta, sempre Andrea, nel suo interrogatorio: «Ricordo che lei mi "chiese" i soldi per aiutare suo padre a comprare l' auto e mi disse: "Con quale faccia non aiuto mio padre a comprare la macchina nuova? Sono da anni in Parlamento e non gli posso dare 7.000 euro? Dobbiamo trovarli!"».
Ci sono anche uscite curiose. Lei paga i collaboratori, regolarmente, ma vuole anche accantonare i soldi per il loro Tfr, si tratta di altre migliaia di euro. Tibusche racconta ai giudici di aver fatto una cosa quasi incredibile, come se fosse la più naturale di questo mondo: «Giulia non era sicura di essere rieletta e quindi mi disse, consigliato dal commercialista, che dovevamo tenere da parte almeno 5.000 euro per la liquidazione che lei avrebbe dovuto dare alla Monica Vianello. Giulia», aggiunge lui, «mi accennò questo gia a settembre tanto che io le consigliai di aprire un conto parallelo in cui depositare 5.000 euro.
Nonostante questo, il tempo passava e di soldi non ce n' erano più. A un certo punto dietro mie insistenze mi disse che dovevo provvedere io. Di prendere 5.000 euro e cosi feci». Sì, Andrea lì prende, ma dove li mette? Leggete: «Li ho io, li custodisco in una valigia in Romania». Ora, qualcuno si potrebbe domandare: ma i fondi accantonati per il Tfr di una dipendente in Italia si portano, in una valigetta, in Romania? Tuttavia, ed ecco perché si arriva all' archiviazione, i magistrati devono appurare se esiste un dolo legale, non se c' è stata una responsabilità morale nel rapporto di questa coppia.
Certo, indagando su questo sottile confine, i magistrati scoprono anche che la Sarti non sa nulla della principale voce di spesa che manca dal conto. Alla fine la cifra per cui lei va in rosso e deve restituire al M5s è 23.000 euro. Quando dopo il voto scoppia lo scandalo la Sarti li verserà, inseguita dagli inchiestisti delle Iene, rimettendosi in regola e venendo «perdonata». Ma più della metà di questa somma (17.000 euro) è coperta da bonifici di cui la Sarti non sa nulla, destinati a un' altra donna.
I magistrati la qualificano come «fidanzata» del romeno. Ed è esattamente quando lei scopre questo dettaglio che annuncia a lui che farà denuncia. Il dialogo su questo punto, tra i due, pur nella sua frammentaria asciuttezza, è drammatico. Lei sta facendo per la prima volta i conti per capire quanto le manchi.
E (anche se per difetto rispetto alla cifra reale) si accorge dei bonifici che finiscono su di un postamat intestato a una donna, di cui lui non le ha mai parlato: Giulia scrive: «Ti devo denunciare, ci sono più di 12.000 euro da ottobre a oggi che ti sei versato tra affitto di Salerno e Maria Stanzione. Che non so chi sia. Ma il conto tutto giusto? Non ci sono altre soluzioni». Maria Stanzione è la famosa fidanzata.
ROMANZO ROSA
Qui la politica non c' entra. C' entra solo per il fatto che Giulia Sarti, per via di questo intrico, deve abbandonare il M5s. Ma sono i confini sottilissimi della fiducia, a essere in gioco, quelli dei rapporti personali. La storia della Sarti diventa romanzo rosa, intorno al problema eterno e universale di cosa si concede a una persona con cui si ha una relazione.
Ed ecco la cifra totale: «In detta carta, attivata il 07.02.2017 sono stati accreditati euro 17.880,5». I magistrati interrogano la ragazza, che: «Riferiva di essere legata sentimentalmente a Tibusche Bogdan Andrea da circa otto anni e di essere perfettamente al corrente che l' indagato utilizzava in uso esclusivo una Postepay ed un Paypal da lei attivati».
Ma alla fine nella sentenza di archiviazione i magistrati, che devono appurare se c' è un dolo, osservano che la Sarti poteva fare in ogni momento un estratto conto, ricordano che è stata lei a dare il «token» al fidanzato, concludono: «Alla luce di quanto sopra espresso non vi sono elementi idonei per ritenere che Tibusche abbia sottratto le somme di denaro senza che l' onorevole Sarti avesse autorizzato e/o approvato, quanto meno implicitamente, tali operazioni».
Tutto qui. Andrea viene sollevato dall' accusa di appropriazione indebita, e la carriera di una deputata che poteva diventare ministro finisce nella polvere. Morale della favola. A un uomo puoi dare il tuo cuore, il tuo «token» mai.