SAUDITA NELL’OCCHIO DI BIDEN – BIN SALMAN È ATTIVISSIMO E DOPO AVER FATTO LA PACE CON L’IRAN, STRIZZA L’OCCHIO ANCHE A BASHAR AL-ASSAD: IL PRINCIPINO CON L’EGO ESPANSO HA INVITATO IL DITTATORE SIRIANO AL VERTICE DELLA LEGA ARABA, E SI RITAGLIA IL RUOLO DI GARANTE DELLA STABILITÀ NEL MEDIO ORIENTE – IL TAGLIO A SORPRESA DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO È L’ENNESIMO AVVERTIMENTO PER BIDEN
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1 - BIN SALMAN INVITA ASSAD AL VERTICE DI RIAD E CHIUDE LA STAGIONE DELLE GUERRE SETTARIE
Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “La Stampa”
Da paria a padrone della scacchiera mediorientale. Mohammed bin Salman ha rovesciato la predizione di Joe Biden, allora appena insediato, ed è tornato al centro dei giochi regionali.
Prima l'accordo con l'arcinemico iraniano, attraverso la mediazione di Xi Jinping, e adesso l'invito a Bashar al-Assad a partecipare al vertice della Lega araba, previsto a Riad il 19 maggio. […]
Bin Salman ha ottenuto in cambio lo stop all'esportazione nel Golfo di droghe sintetiche, una delle principali entrate del regime siriano ma con effetti destabilizzanti fra i giovani sauditi, oltre a un impegno alla riconciliazione con le forze di opposizione interne e a un equilibrio in Libano, dove Damasco sostiene Hezbollah e Riad le forze sunnite.
[…] Bin Salman guadagna […] la statura di garante della stabilità nel Levante arabo. È la fine della lunga guerra civile settaria nella regione, fra sunniti e sciiti. L'Isis è di fatto scomparso, ma anche le forze rivoluzionarie che si ispiravano ai Fratelli musulmani sono al lumicino. Se ne è accorto alla fine uno dei grandi loro sostenitori, Recep Tayyip Erdogan, che ha dato l'ok a colloqui quadripartiti fra governo siriano, Turchia, Iran e Russia. Il primo round si è tenuto ieri a Mosca. L'obiettivo è chiudere in maniera definitiva il decennale conflitto siriano e delineare le rispettive zone di influenza. Erdogan si è sua volta riconciliato con Bin Salman e punta a sfruttare i venti di pace per farsi rieleggere alle presidenziali del 14 maggio.
2 - TAGLIO A SORPRESA DELLA PRODUZIONE DI PETROLIO COSÌ L'OPEC CI PORTA NEL MONDO "FRAMMENTATO"
Estratto dell’articolo di Nathalie Tocci per “La Stampa”
Con una mossa a sorpresa, l'Opec+, il cartello dei Paesi produttori di idrocarburi, ha annunciato un taglio della produzione pari a un milione e seicento mila barili al giorno: sarà effettivo da maggio e durerà sino alla fine dell'anno.
[...] L'annuncio di Riad arriva come una doccia fredda per Washington, la quale teme una nuova impennata dei prezzi dell'energia, che ieri infatti sono risaliti dell'8%. I riflettori sono nuovamente puntati sulle tensioni tra Arabia Saudita e Stati Uniti, che il viaggio fatto nel Golfo l'estate scorsa del presidente Joe Biden non aveva superato, ma semmai acuito, con l'Opec+ che pochi mesi dopo annunciò un taglio di 2 milioni di barili.
In un mondo in cui la politica e l'economia internazionale sono sempre più intrecciate, è normale chiedersi se è in atto la creazione, se non addirittura il consolidamento, di un blocco anti-occidentale, in particolare sulla scia della mediazione cinese tra Arabia Saudita e Iran, così come del vertice tra Pechino e Mosca e dell'iniziativa brasiliana di creare un "club" di pace per l'Ucraina insieme alla Cina.
La risposta, tuttavia, è no. È vero che i rapporti tra Riyadh e Washington non sono più quelli di un tempo. […] Dall'altro, però, gli stessi Stati Uniti, che nel frattempo sono diventati esportatori netti di idrocarburi, cercano sempre più di sfilarsi dalle vicissitudini mediorientali: Washington, a sua volta, ha meno bisogno di Riad.
La politica internazionale, però, non tollera il vuoto, che presto si riempie: in gran parte ad opera di forze regionali […] e, in misura minore, di altre grandi potenze come la Cina. In un mondo in cui l'alleanza tra il Golfo e gli Stati Uniti si è ormai affievolita, i sauditi si sentono più liberi di tracciare la propria via indipendentemente da Washington. E questo alimenta il "sangue amaro" dell'amministrazione Biden.
[…] Nella fattispecie, l'Arabia Saudita ha reagito alla decisione dell'amministrazione Biden di non riacquistare, per ora, le riserve strategiche di petrolio rilasciate sul mercato l'anno scorso per contrastare l'inflazione, e pure al crollo dei prezzi innescato dal fallimento della Silicon Valley Bank, dal salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs e dal timore generalizzato di una nuova crisi bancaria.
A questo si aggiunge l'allarme per una domanda di energia che stenta, alla luce della ripresa cinese sotto le aspettative, del ridimensionamento dello shale gas americano che riduce le preoccupazioni dell'Opec+ di perdere quote di mercato, e della consapevolezza che il crescente disaccoppiamento tra Stati Uniti e la Cina causerà una crescita economica globale più ridotta. In poche parole, la logica di Riad è una logica economica, seppur si tratti di un'economia influenzata da dinamiche politico-strategiche.
[…] Viviamo in un mondo sempre più polarizzato, ma non è un mondo multipolare: esistono due soli poli veri e propri – Stati Uniti e Cina – e una serie di altre potenze che, a seconda delle aree tematiche – economia, energia, difesa, tecnologia, e così via –, rivestono ruoli più o meno rilevanti. Al tempo stesso, sarebbe fuorviante dedurne che il pianeta si dividerà in due schieramenti granitici, con ogni Paese che necessariamente finirà da una parte o dall'altra della barricata.
Viviamo già in un mondo non-polare in cui coesistono grandi potenze (Stati Uniti e Cina), alleati schierati da una parte o dall'altra (Europa, Giappone, Corea del Sud, Canada, Australia, da un lato, e la Russia sempre più Stato vassallo di Pechino, dall'altro), ma anche Paesi che si terranno ben alla larga da entrambi gli schieramenti (gran parte dell'Africa, del Medio Oriente, dell'America Latina e del Sud-Est asiatico), e alcune medie potenze che aspirano a diventare grandi, che giocheranno opportunisticamente - talvolta cinicamente -, ma razionalmente, su più tavoli. L'India ne è l'esempio più lampante, ma lo è in misura minore pure l'Arabia Saudita. […]