1. SCARPELLINI- MARRA, LA CORRUZIONE C'È. NON SI È TRATTATO DI UN PRESTITO DI DENARO
2. SCARPELLINI: ‘’COSA SONO QUESTE (SOMME)?’’ - SEGRETARIA: ‘’LE MAZZETTE!’’ - "SÌ, È VERO”
3. SCARPELLINI: “PER SBLOCCARE QUESTA COSA, DOBBIAMO CHIAMARE MARRA”. PAROLE CHE CONFERMEREBBERO DUE COSE: IL RUOLO DI POTERE CHE IL BRACCIO DESTRO DI VIRGINIA RAGGI VANTAVA IN CAMPIDOGLIO E IL RAPPORTO PRIVILEGIATO CON L'IMMOBILIARISTA ROMANO
4. I CARABINIERI HANNO TROVATO NEL CELLULARE UNA CHAT TRA MARRA E SALVATORE ROMEO, CAPO DELLA SEGRETERIA POLITICA DELLA SINDACA, CHE LO CHIAMA "CAPO"
5. SAREBBE STATO PROPRIO ROMEO A TRASMETTERE ALL'ALLORA CANDIDATA RAGGI UNA SERIE DI CONSIGLI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE SUGGERITO DA MARRA. CHE NON VOLEVA ESPORSI PERSONALMENTE PER NON "BRUCIARSI", MA VOLEVA AIUTARE LA CANDIDATA GRILLINA
1. IL SISTEMA SCARPELLINI "QUESTE LE MAZZETTE" E PER "SBLOCCARE" SI RIVOLGE A MARRA
Maria Elena Vincenzi, Giuseppe Scarpa per La Repubblica
Pochi giorni prima dell' arresto il costruttore Sergio Scarpellini parla con la sua segretaria, Ginevra Lavarello.
Lei sta sfogliando un documento Excel. Una lunga lista di numeri, una serie di importi. L'imprenditore chiede alla sua dipendente: Cosa sono queste?. Lei, come se fosse normale: Le mazzette. Lui, come se lo avesse dimenticato: Ah, sì, è vero.
È questa una delle conversazioni registrate che ieri la procura di Roma ha depositato al tribunale del Riesame, chiamato a decidere della scarcerazione di Raffaele Marra, il direttore del personale del Campidoglio arrestato per corruzione proprio insieme all' immobiliarista. I giudici della Libertà si sono riservati di decidere: hanno tempo fino all' 8 di gennaio.
Ma l' accusa ha voluto portare altri atti per dimostrare che, secondo loro, la corruzione c' è. Che non si è trattato, come invece sostiene la difesa, di un mero prestito di denaro. Il pubblico ministero Barbara Zuin (che insieme all' aggiunto Paolo Ielo coordina l' indagine) non ha dubbi sulla natura di quel rapporto. Come ha sostenuto in aula, Scarpellini e Marra non avevano un rapporto di amicizia.
Nelle intercettazioni non ci sono dialoghi di alcun tipo tra i due. Eppure, i carabinieri del nucleo investigativo registrano una frase del costruttore: Per sbloccare questa cosa, dobbiamo chiamare Marra. Parole che confermerebbero due cose: il ruolo di potere che il braccio destro di Virginia Raggi vantava nell' amministrazione e il rapporto privilegiato che aveva con il costruttore.
Anche se la difesa dell' ex capo di gabinetto, affidata all' avvocato Francesco Scacchi, davanti al Riesame ha sostenuto la tesi opposta: ovvero che i due fossero legati da un antico rapporto di amicizia. E che quel denaro era un prestito che sarebbe stato restituito.
La procura ha presentato anche un' informativa dei carabinieri che spiega come Marra fosse assolutamente consapevole del trattamento di favore riservatogli da Scarpellini quando nel 2009 gli vendette un appartamento all' Eur a poco più di 700mila, scontandolo di circa 500 mila euro rispetto al reale valore di mercato. Quel reato sarebbe prescritto, ma per gli inquirenti è prova che già allora i rapporti tra i due erano di interesse.
Come dimostrano i messaggi whatsapp riportati dagli investigatori in cui Marra, a giugno scorso, si accorda sul prezzo dell' immobile con il suo inquilino: il canone di locazione è di 2000 euro al mese. Non proprio in linea, secondo l' accusa, con il valore del bene dichiarato dalla difesa.
Non è tutto. I favori (estesi anche ad altri soggetti dell' amministrazione ancora oggetto di indagine), ha continuato l' accusa, sono proseguiti anche nel giugno del 2013 quando Marra ha potuto comprare l' immobile di via dei Prati Fiscali, poi intestato alla moglie, contando su un sostanzioso contributo di Scarpellini: 367mila euro usciti dai suoi conti correnti personali.
Insomma, secondo la procura Marra deve rimanere in carcere. Anche perché la tesi dell' accusa si sarebbe rafforzata dopo le perquisizioni fatte nel giorno dell' arresto. I carabinieri hanno trovato nel cellulare una chat tra Marra e Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della sindaca, che lo chiama "capo". È pur vero che in passato Romeo è stato effetti-vamente un dipendente di Marra, ma il tono ossequioso fa ipotizzare che l' ex vicecapo di gabinetto eserciti una certa influenza in Campidoglio.
Sempre stando alle indagini, sarebbe stato proprio Romeo a trasmettere all' allora candidata Raggi una serie di consigli per la campagna elettorale suggerito da Marra. Che non voleva esporsi personalmente per non "bruciarsi", ma voleva aiutare la candidata grillina. Del resto sul suo cellulare Virginia Raggi è registrata come "mio sindaco".
2. MARRA DIETRO LA SCALATA DI RAGGI: COSÌ SUGGERÌ LE MOSSE ELETTORALI
LA CHAT SEGRETA SVELA CHE DECISE LUI LA MACROSTRUTTURA CAPITOLINA AVVERTIMENTO A ROMEO: NON ESPONETEMI, NON VOGLIO BRUCIARMI
Maria Elena Vincenzi per La Repubblica-Roma
Non solo un uomo che in Campidoglio contava parecchio. Anche una specie di guru della campagna elettorale. Marra faceva di tutto, raccomandando però di non esporlo, per non bruciarlo. L' ex finanziere era un uomo al quale la sindaca dava retta. La procura è convinta che Marra fosse uno che sul colle più alto della città aveva un grande potere.
Gli accertamenti dei carabinieri di via in Selci depositati ieri dalla procura al tribunale del Riesame (che entro l' 8 gennaio dovrà decidere sulla richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa dell' ex capo del personale), dimostrano esattamente questo.
Cosa della quale, sostiene l' accusa, era al corrente anche il costruttore Sergio Scarpellini che quel potere voleva sfruttare in tutti i modi.
Le indagini dell' Arma hanno, infatti, dimostrato non solo che il capo della segreteria politica della Raggi Salvatore Romeo si rivolgeva a Marra chiamandolo "capo", ma anche che lui si era fatto da tramite, durante la campagna elettorale per far arrivare alla candidata pentastellata una serie di consigli.
Sulle strategie per vincere le elezioni e anche, durante il ballottaggio, su come rispondere a Roberto Giachetti, suo avversario nella corsa a sindaco. Insomma, secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin, Marra era uomo di fiducia della prima cittadina. Tanto che, nel suo cellulare sequestrato il 16 dicembre scorso, giorno dell' arresto per corruzione dell' ex vicecapo di gabinetto, Raggi è memorizzata in rubrica con il nome "mio sindaco". Come a rivendicare il merito di averla forgiata.
Un contributo, il suo, che Virginia Raggi apprezza parecchio: è Romeo stesso a dire a Marra, dopo la vittoria, che la sindaca gli ha riferito che tutti gli assessori se lo litigano per averlo come capo di gabinetto.
Gli scambi via whatsapp tra Marra e Romeo sono piuttosto frequenti. Nella chat tra i due, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale hanno trovato uno schema con una nuova ripartizione dei dipartimenti comunali, che l' ex capo del personale chiama "macrostruttura". Effettivamente, la Raggi, a inizio novembre, ha firmato le delibere che danno il via alla rotazione dei dirigenti e ridefiniscono la riorganizzazione della macchina amministrativa del Campidoglio.
Si chiama proprio "macrostruttura". Ed è proprio su questo che Virginia Raggi si gioca la possibile contestazione di falso: a metà dicembre la sindaca ha consegnato all' Anac una memoria difensiva in cui spiegava che le nomine (a partire dal quella di Renato Marra, fratello dell' ex capo delle risorse umane capitoline) erano state tutte decise da lei. E che il contributo dell' ufficio del personale, e in particolare di Raffaele Marra, era stato meramente tecnico.
Poi ci sono le accuse sull' appartamento di via dei Prati Fiscali. Il pm, che ha espresso parere negativo alla scarcerazione, ha ribadito che i circa 370 mila euro dati nel 2013 al dirigente comunale da Scarpellini per completare l' acquisto dell' immobile erano funzionali all' ottenimento di favori. Questa ricostruzione è stata contestata dall' avvocato di Marra, Francesco Scacchi, il quale ha sostenuto che quella somma di danaro era non solo un semplice prestito. E che l' incarico ricoperto dal suo assistito all' epoca dei fatti non consentiva, eventualmente, di "ricambiare" con favori legati all' attività immobiliare dell' imprenditore.
Eppure, a casa di Marra, i carabineri del colonnello Lorenzo D' Aloia, hanno sequestrato anche un accordo di programma tra il Comune e una società di costruzione. Un documento che ricalca quello firmato da Scarpellini con la società Acilia 91. Per chi indaga, è la prova del fatto che Marra non si occupava solo di personale ma anche di cose legate anche al business di Scarpellini: le costruzioni e l' emergenza abitativa.