LE SCHERMAGLIE CON JUNCKER ERANO L'ANTIPASTO: IL 29 GENNAIO RENZI SI PREPARA A BERE L'OLIO DI RICINO DA ''MAMMA MERKEL'' A BERLINO - O IL BULLO UBBIDISCE O ANGELONA TIRERĂ€ FUORI LE ARMI PESANTI: DEBITO PUBBLICO, BCE-WEIDMANN, FISCAL COMPACT. E SOPRATTUTTO LA CHIUSURA DELLE FRONTIERE, UNA BOMBA ATOMICA CONTRO ITALIA E GRECIA
DAGOREPORT
Dopo gli antipasti, cioè l'attacco alla Germania durante il summit europeo e le schermaglie con Juncker sulla flessibilità, ci si avvicina al piatto forte: il 29 gennaio, quando Renzi sarà ricevuto a Berlino dalla Merkel.
La Cancelliera farà capire al premier bulletto che l'Italia può fare la voce grossa quanto gli pare, ma che le le sue minacce non contano nulla. A differenza della Gran Bretagna e del suo ricatto-Brexit, l'Italia ha un debito pubblico che è oltre il 130% del Pil, una crescita debole e nessun margine di manovra sui conti.
L'uscita dell'Italia sarebbe un disastro per l'Unione, ma per noi sarebbe la fine: senza la copertura della Bce, le nostre banche salterebbero una dopo l'altra, e i titoli di Stato, ormai detenuti quasi tutti in casa, diventerebbero carta straccia. Per questo Angelona dirà a Matteuccio che o torna ad allinearsi (leggi: ubbidire) con Francia e Germania, oppure dovrà prepararsi a una serie di bastonate.
E' solo grazie all'intervento della Merkel, infatti, che Draghi ha potuto dare inizio al 'Quantitative Easing'. E' stata lei a costringere in ritirata Weidmann e i falchi della Bundesbank, impedendogli di far fronte comune con i paesi del Nord Europa (Finlandia, Paesi Bassi) per impedire alla BCE di inondare il mercato di moneta a buon mercato.
Sono molti i punti su cui la Merkel può ''fare male'' a Renzi. Innanzitutto richiedendo il rispetto del Fiscal Compact, firmato da Monti nel 2012, che imporrebbe al governo di tagliare il debito pubblico del 3,5% ogni anno (obiettivo irrealizzabile, con questi livelli miseri di crescita e inflazione); con l'imposizione di titoli di stato subordinati, che Weidmann vuole far emettere ai paesi del Sud Europa per punire i loro risparmiatori in caso di crisi economica;
facendo pressione sulla Commissione per bocciare la legge di Stabilità italiana, al momento sotto scrutinio di Bruxelles (a marzo il verdetto); infine tarpando le ali a Draghi sull'ampliamento del QE, da lui più volte annunciato e mai messo in atto, dando un ulteriore colpo ai Paesi che puntano sulla sua politica monetaria espansionistica.
Infine, anche sulla questione dei migranti la Germania ha parecchie armi da giocare: l'ipotesi di una Mini-Schengen che racchiuda solo cinque Stati (Belgio, Austria, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi), obbligherebbe finalmente la Grecia e l'Italia a fare controlli durissimi (e molto costosi) sui migranti in entrata nel loro Paese.
Finora, chi è arrivato dal Mediterraneo ha avuto di fatto libero accesso all'Europa del Nord: voi non ci date soldi e uomini per pattugliare i mari, e noi lasciamo passare tutti verso le vostre frontiere.
Se davvero si creasse una barriera nei paesi più ambiti dai migranti, centinaia di migliaia si ammasserebbero in quelli più a Sud, una bomba politica che scoppierebbe in mano al bullo fiorentino.