GLI SCISSIONISTI METTONO UN DITO NELL’OCCHIO DI RENZI: PRESENTANO UNA MOZIONE AL SENATO PER TOGLIERE LE DELEGHE A LUCA LOTTI PER L’AFFAIRE CONSIP – NON VOTANO LA SFIDUCIA DEI GRILLINI, MA LO VOGLIONO RIDURRE AD UN SOPRAMOBILE DI GENTILONI
Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
La mozione dei fuoriusciti, i renziani l' hanno letta con evidente fastidio, come «una reazione per i ceffoni che hanno preso al Lingotto». Ma adesso è il Pd che rischia di incassare ceffoni al Senato, o comunque questo è l' obiettivo dei parlamentari di Articolo 1-Movimento democratico e progressista. «Il Senato impegna il governo e in particolare il presidente del Consiglio a valutare la necessità di sospendere le deleghe al ministro dello Sport Luca Lotti» è scritto nel dispositivo, che ha come prima firma quella della capogruppo Maria Cecilia Guerra.
Per i dem del Senato la mossa di Speranza, Bersani, Rossi e compagni è un atto di guerra, un «giochino alla Calderoli» congegnato per logorare Renzi, ma che rivelerebbe tutte le contraddizioni del nuovo movimento. Che senso ha, si chiedono al Nazareno, restare fuori dall' Aula domani per non votare la sfiducia dei 5 Stelle e, al contempo, depositare oggi una mozione in cui si chiede il passo indietro? «Qualcosa è cambiato. Il partito di Errani chiede le dimissioni di Lotti», si infuria Andrea Marcucci.
La mozione potrebbe attirare voti anche da quei partiti, come Forza Italia, che non intendono votare la sfiducia del M5S. Ecco perché alle nove della sera Anna Finocchiaro interpreta la volontà di Gentiloni di stringere i bulloni della maggioranza: «Piena fiducia nel ministro Lotti». I vertici del Pd ostentano sicurezza: «Lotti non verrà sfiduciato e il governo non cadrà».
Spiegano di non nutrire una gran preoccupazione e però sperano che la mozione non venga mai calendarizzata. La decisione della capigruppo sull' ammissibilità potrebbe arrivare tra diversi giorni, eppure un filo di ansia serpeggia nelle stanze dei dem. Il timore è che, una volta respinto (come sperano) l' assalto dei grillini, Matteo Renzi debba continuare a vedersela con il caso Consip. Una vicenda che, secondo la mozione di Mdp, «mette in luce comportamenti familistici e clientelari nella gestione del potere» e rivela «una sorta di groviglio del potere cresciuto intorno a Renzi», che ne sarebbe rimasto «imprigionato».
Il ministro Graziano Delrio conferma di avere fiducia in Lotti e invita ad «aspettare la magistratura». Renzi nella enews dedica un passaggio alla vicenda, felice che al Lingotto sia tornata la politica dopo che «da settimane gli addetti ai lavori facevano solo chiacchiere autoreferenziali, polemiche interne, scandali veri o presunti».
La giustizia resta il terreno di scontro delle primarie. Se Andrea Orlando spera che la sfiducia a Lotti venga respinta, Michele Emiliano assicura che lui nei panni del ministro avrebbe fatto un passo indietro. E ancora. Il Guardasigilli invoca garantismo e dà atto a Renzi di aver costruito un Pd «non schiacciato su una dimensione giustizialista».
Mentre il governatore, il quale non si dimetterà da magistrato «neanche morto», si schiera contro la proposta ipergarantista lanciata al Lingotto da Stefano Graziano: «Secretare gli avvisi di garanzia? Un assoluto delirio...». Quanto a Renzi, per Emiliano è il «nulla lucente»