LO SCOGLIONE ALFANO - LE CONDIZIONI POSTE DA ANGELINO A RENZI: NO AL JOBS ACT, RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IN SALSA BERLUSCONA, E UNA LEGGE ELETTORALE AMICA - MATTEUCCIO INCONTRA DALEMIX IN SEGRETO
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
Il segnale del cambiamento arriverà. «Non sarà un governo fotocopia», garantisce Matteo Renzi. Non sarà un Letta bis senza Letta. Anche se la maggioranza rimarrà la stessa: Pd, Ncd e Scelta civica. Sono le garanzie che il premier incaricato aveva dato fin dall'inizio ad Angelino Alfano e ha confermato ieri durante le consultazioni, concluse proprio con il partito del vicepremier.
«La coalizione non cambierà». L'arma di nuovi ingressi, soprattutto da destra, rimane chiusa nel cassetto e non verrà usata. Ma le maggioranza variabili e allargate saranno invece la base della legge elettorale. Che Renzi non vuole rimandare, nonostante le richieste giunte da più parti. «Si va avanti sull'Italicum e nei tempi previsti. Non è la legge elettorale la prima cosa che chiedono gli italiani ma un ritardo non verrebbe capito».
Dunque Renzi accoglie le delegazioni a Montecitorio con una specie di mantra. «Bisogna correre, correre, correre». Nessun problema con Scelta civica. Il capogruppo Andrea Romano sintetizza così il feeling tra i montiani e il segretario del Pd: «Renzi ha deciso di rischiare tutto e noi con lui. È la nostra ultima occasione». Alfano invece frena e pone delle condizioni.
«Ci sono degli scogli», racconta alla fine della riunione. Il primo è «il mercato del lavoro. Il Jobs act non ci piace, non è quello che serve». Il secondo ruota intorno alla grande questione degli ultimi anni: la riforma della giustizia. Il premier incaricato ha fatto sapere agli alleati che il progetto fa parte del pacchetto dei primi quattro mesi.
«La faremo tra maggio e giugno, è già nel programma», annuncia Renzi aggiungendo un capitolo al cronoprogramma esposto al Quirinale. Ma non basta. Il punto è cosa metterci dentro. Alfano detta le sue condizioni: «Va fatta la riforma della custodia cautelare,
bisogna mettere mano alle intercettazioni e varare la responsabilità civile dei giudici».
Tre passaggi considerati indispensabili all'Ncd e ora scritti nell'agendina di Renzi, che nella sala del Cavaliere a Montecitorio usa per prendere appunti. Con questa mossa il leader del Nuovo centrodestra fa capire che la partita dei ministri si gioca anche sui programmi da realizzare. E che il ministro della Giustizia deve avere il profilo giusto per incardinare queste proposte.
«Gli ultimatum non servono a nessuno - spiega Renzi ai suoi fedelissimi - . Non li accetteremo, ma io non voglio alimentare temi che dividono ». Il vertice di programma fissato per domani può essere subito il segnale di una maggioranza che marcia unita e che è pronta a rispettare quello che il premier incaricato chiama "Orizzonte 2018".
I colloqui di oggi con Berlusconi e con il Pd chiudono il giro di consultazioni e aprono la strada verso il giuramento. Il giorno fissato è domenica per avere il voto di fiducia del Senato lunedì. Al Cavaliere Renzi spiegherà i tempi dell'Italicum. «Voglio un voto della Camera entro i primi di marzo. Poi al Senato possiamo fare la prima lettura della legge costituzionale per l'abolizione del Senato e solo dopo votare l'Italicum. In questo modo riforma elettorale e riforma del Senato vanno insieme».
Un modo per dire che il segretario non immagina nessun blitz per andare alle elezioni. La carta che ha scelto è quella del Renzi 1 e intende giocarla senza scartare. La consultazione con il Partito democratico invece è avvenuta già ieri quando Renzi ha incontrato in segreto Massimo D'Alema. Un faccia a faccia tra il rottamatore e il rottamato tornato un punto di riferimento dopo le spaccature interne alla minoranza di Cuperlo.
Un incontro che serve per ricompattare le anime democratiche. Renzi non ne ha bisogno visto il consenso di cui gode dentro il Pd certificato dal voto di "sfiducia" a Letta. Ma non vuole trascurare alcuna sponda. E se la minoranza ha dato il via libera alla staffetta Renzi sa che si prepara a dare battaglia sulla legge elettorale sull'Itali-cum. E può unire le sue forze ad Alfano, a Pier Ferdinando Casini e in teoria a Sinistra e libertà.
Sel ha ritrovato la compattezza sulla linea della non disponibilità a entrare nella maggioranza confermata da Nichi Vendola. Ma sulla legge elettorale le posizioni continuano a non coincidere. «Sono dell'idea che si possono fare modifiche ma l'impianto non si cambia - dice il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore -. La riforma deve essere approvata senza rinvii ».