E SE FOSSE RAPHAEL GLUCKSMANN A RESUSCITARE LA SINISTRA FRANCESE? L’EX CAPOLISTA DEL PARTITO SOCIALISTA, LEADER DI "PLACE PUBLIQUE", DOPO IL DIVORZIO DA MÉLENCHON, CRESCE NEI SONDAGGI RIPORTANDO A CASA GLI ELETTORI DI SINISTRA DELUSI DA MACRON – “I SIMPATIZZANTI STANNO TORNANDO A ESSERE ELETTORI SOCIALISTI. NEL 2019, SOLO IL 40 PER CENTO DI LORO ERA PRONTO A VOTARE. ORA SIAMO VICINI AL 90 PER CENTO...”
-Anais Ginori per “la Repubblica” - Estratti
E se fosse lui a resuscitare la gauche ? Il nuovo protagonista è Raphaël Glucksmann, capolista del fu glorioso partito socialista relegato ai margini nel 2017 dal ciclone Emmanuel Macron.
Sette anni dopo, Glucksmann pesca elettori di sinistra delusi dal governo. I macronisti scrutano l’ascesa nei sondaggi con terrore: ormai è tra il 13 e il 14,5 per cento delle intenzioni di voto, a pochi punti dalla capolista della maggioranza, Valérie Hayer, scesa in alcune rilevazioni fino al 16 per cento.
Il discorso di Macron sull’Europa della settimana scorsa non ha spostato gli equilibri in favore di Hayer, capogruppo a Strasburgo di Renew, che si batte principalmente contro Jordan Bardella, il capolista del Rassemblement Nationale, stabilmente sopra al 30 per cento nei sondaggi.
«L’Europa per me è la battaglia di una vita», ha ripetuto Glucksmann che può rivendicare un forte attivismo nell’Europarlamento e l’impegno su numerosi dossier. Rispetto a cinque anni fa, ha abbandonato l’eskimo che gli era stato regalato durante le barricate in piazza Maidan.
Prima di tanti altri ha allertato in Francia sul pericolo russo. Dal figlio di André Glucksmann, nouveau philosophe che più di vent’anni fa aveva visto segnali di nuovo totalitarismo nell’ascesa di Vladimir Putin, potrebbe sembrare scontato. Ma Raphaël ha accompagnato la battaglie delle idee a scelte di vita, partendo prima in Georgia per essere consigliere del presidente Mikheil Saakashvili, e finendo dentro alla rivolta arancione dell’Ucraina dieci anni fa.
Si è anche impegnato contro la persecuzione degli uiguri. Non stupisce quindi che sia stato oggetto di una violenta campagna di disinformazione, orchestrata dalla Cina, che ha tentato di farlo passare per un agente della Cia.
Più a sinistra, il divorzio con i melenchonisti è consumato. Durante il corteo del Primo maggio, Glucksmann è stato aggredito verbalmente, poi con lancio di uova e pittura, ed è stato costretto ad andarsene, accusando i militanti della France Insoumise: «Non sono dei veri democratici. Si vede dalla loro violenza».
In realtà, i rapporti con Jean-Luc Mélenchon non sono mai cominciati. Glucksmann aveva creato alle europee del 2019 Place Publique, il suo movimento con esponenti della società civile, nell’obiettivo di unire la sinistra. L’egemonia di Mélenchon ha impedito qualsiasi accordo. Troppo lontani sulla Russia, sull’Europa, e persino sul conflitto israelo-palestinese.
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«L’80 per cento degli attacchi politici contro di noi vengono dalla France Insoumise», osservano nell’entourage di Glucksmann, a conferma che il duello nella gauche è in corso. Gilles Finchelstein, del think tank Fondation Jean-Jaurès, vede «una chiara dinamica» in favore di Glucksmann: «I simpatizzanti socialisti stanno tornando a essere elettori socialisti». «Nel 2019, solo il 40 per cento di loro era pronto a votare Ps.
Ora siamo vicini al 90 per cento». Il primo a crederci, è lui, 44 anni, cresciuto con un padre che lo addormentava leggendo Voltaire e l’Odissea. «Siamo riusciti a infilarci in uno spazio ormai soffocato da Macron e Mélenchon», osserva Glucksmann.
«Spingiamo i muri, riportiamo ossigeno ». Per Brice Teinturier, vicedirettore generale dell’istituto Ipsos, cresce sulla debolezza dei rivali, tra cui la France Insoumise e gli ecologisti che insieme nei sondaggi non arrivano oltre il 12 per cento.
Il suo successo alle europee potrebbe chiudere la stagione populista di Mélenchon e segnare un ritorno della sinistra liberale e riformista che per qualche anno è stata assorbita da Macron. «Prima del 15 maggio i sondaggi non contano», commentano i macronisti. Nel 2019, Glucksmann era già candidato per il Ps e Place Publique ma alla fine raccolse solo il 6 per cento. La speranza segreta dei rivali è che sia una bolla che esploderà di nuovo nelle urne. Ma molte cose sono cambiate. Macron, la cui stella brilla di meno, non potrà più ricandidarsi all’Eliseo nel 2027, governa senza una maggioranza assoluta in parlamento, e non ha un successore politico designato.