SE NON CI FOSSERO DI MEZZO 800 MILIONI DI EURO DEI CONTRIBUENTI, IL PATTO CON L’ALBANIA SAREBBE UNA BARZELLETTA – DOPO LA NUOVA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA, I DUE CENTRI CREATI DAL GOVERNO ITALIANO RESTERANNO VUOTI – IL PIANO DI DEPORTAZIONE È UN ENORME SPRECO DI DENARO PUBBLICO: PER I PRIMI CINQUE ANNI DEL PROTOCOLLO LA SPESA PREVISTA È DI 800 MILIONI DI EURO. FINORA SONO STATI TRASFERITE SOLO 24 PERSONE. TUTTI SONO TORNATI (O TORNERANNO) IN ITALIA…
-Estratto dell’articolo di Franz Baraggino per “il Fatto quotidiano”
Il protocollo siglato tra Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama prometteva di rivoluzionare la gestione dell’immigrazione irregolare. Al contrario, dopo le decisioni dei giudici sugli ultimi sette migranti trattenuti, ai centri in Albania, il governo ha sul tavolo un bilancio amarissimo.
Perché nonostante i costi esorbitanti non si è riusciti a trasferire che 24 persone in tutto, comprese quelle rivelatesi vulnerabili o addirittura minorenni e subito portate in Italia. Destino che poi hanno seguito i 12 richiedenti esaminati a metà ottobre e che riguarderà presto anche i sette egiziani e bangladesi liberati ieri dai pronunciamenti dei magistrati romani col rinvio della questione alla Corte di giustizia europea.
Ancora qualche ora e i due centri, l’hotspot di Schenjin e il Cpr nell’entroterra di Gjader, resteranno vuoti. O quasi, perché bisognerà prima sgomberare il personale, dai medici alla polizia, che il governo ha impiegato in strutture dove prometteva di trattenere 3.000 persone al mese e finora ne ha rinchiuse appena una ventina, inutilmente.
Fin dall’inizio […] la questione dei costi è emersa per quello che poi si è rivelata: un enorme spreco di denaro pubblico. Per i primi cinque anni del Protocollo, l’esecutivo ha previsto una spesa di 800 milioni di euro: dalla costruzione dei centri […] alla gestione affidata al privato Medihospes, colosso del settore già al centro di alcune inchieste che si è aggiudicato il bando da 133 milioni di euro.
Bisognava partire a primavera e invece per mesi non si è parlato altro che di cantieri a rilento. In visita a giugno, Meloni ne ha ricavato un criticato spot elettorale per le imminenti europee. Almeno quello, perché di lì in poi l’Albania è diventata un immenso grattacapo: dalla spesa ingiustificabile, soprattutto se paragonata a quella sostenuta per fare le stesse procedure in Italia, alle discutibili basi giuridiche, tanto che i tribunali hanno subito iniziato a smontarle a colpi di normative europee.
Problemi che l’inaugurazione dei centri non ha risolto, anzi.
I primi migranti vengono trasferiti in Albania a bordo del pattugliatore Libra della Marina militare, una nave di 80 metri che può portare fino a 200 persone. A Shenjin, invece, sbarcano solo in sedici. Le opposizioni gridano al “flop annunciato” e scoppia la polemica su un viaggio costato centinaia di migliaia di euro.
Pochi giorni e la querelle sui Paesi sicuri fa il resto: tutti trasferiti in Italia.
Nel frattempo, gli agenti penitenziari in trasferta si lamentano dei propri alloggi, ma soprattutto del resort stellato in cui invece soggiornano poliziotti e carabinieri, per una spesa di 9 milioni di euro l’anno.
Il governo […] assicura di risolvere tutto con l’ennesimo decreto. E intanto annuncia il trasferimento di almeno 60-70 migranti. Nel suo secondo viaggio, invece, la Libra ne porta solo otto, uno subito portato in Italia perché malato. […] Ma nonostante il calo rispetto al 2023, quest’anno sono sbarcate 58 mila persone, quelle rimpatriate sono sempre poche migliaia e quelle finite in Albania appena due decine.