SE SEI POVERO, MUORI (TANTO PER CAMBIARE) – SCOVATA A LONDRA LA CURA PER IL CUORE MA SARÀ SOLO PER RICCHI
Claudio Gallo per "la Stampa"
Tra poche settimane partiranno in Gran Bretagna due gruppi di esperimenti per testare una cura genetica dell'insufficienza cardiaca che promette di salvare la vita a molte persone. Ma al di là della prudente euforia dei medici, alcuni commentatori fanno notare che difficilmente un sistema sanitario a corto di fondi come quello britannico (ma la cosa vale anche in misura maggiore per tutta l'Europa) riuscirà in futuro a fornire diffusamente una cura che potrà costare migliaia di euro a dose.
Il problema è generalizzato, la nuova ricerca medica supertecnologizzata rischia di mettere a punto farmaci sempre più costosi, che alla fine diventano socialmente improponibili oppure utilizzabili soltanto dai pochi straricchi che possono permetterseli. Una ricerca di pochi giorni fa a York ha dimostrato come il 10 per cento più povero della popolazione abbia un'aspettativa media di vita sei anni e mezzo inferiore dello strato più benestante.
Qualche anno fa la genetica aveva più o meno consapevolmente promesso il paradiso in terra, ma le applicazioni pratiche si sono rivelate più complicate del previsto. Il nuovo esperimento inglese non si propone di sostituire oppure di riparare un gene alterato come si è cercato di fare fino ad ora, ma più semplicemente di rafforzare l'azione di un gene.
Lo scopo è quello di portare nel corpo, attraverso un virus, delle copie del gene responsabile di una proteina chiave nel regolare il ritmo e la contrazione cardiaca. Gli scienziati sperano che i geni così introdotti rimangano attivi nel cuore del paziente per molti mesi, se non per anni. In questo modo i ricercatori britannici sono fiduciosi che la cura porti ad un significativo potenziamento della capacità del cuore malato di pompare sangue nel corpo.
Il dottor Alexander Lyon, consulente in cardiologia dell'ospedale Royal Brompton, dove si terranno alcuni di questi test, ha spiegato all'«Independent» che il virus iniettato non è pericoloso e si degrada in fretta nell'organismo. «Il nostro obiettivo - dice Lyon - è rispondere all'insufficienza cardiaca prendendo di mira e ripristinando alcuni dei cambiamenti molecolari critici che affliggono un cuore malato».
La soluzione è promettente, ma certamente non è ancora dietro l'angolo. Gli scienziati mettono in guardia dai facili entusiasmi, probabilmente ci andranno ancora diversi anni prima che la cura possa essere disponibile al pubblico. La comunità scientifica è consapevole delle aspettative sollevate in passato da varie sperimentazioni genetiche che alla fine non sono giunte a nulla di concreto.
Spiega il professor Peter Weissberg della British Heart Foundation: «Questo esperimento è un grande esempio dell'entusiasmo con cui la buona scienza di laboratorio cerca di mettere a punto un possibile trattamento. Non sappiamo se funzionerà, ma tutti speriamo di sì».