È SEMPRE UNA QUESTIONE DI SOLDI – GLI AMERICANI AVREBBERO CONVINTO NETANYAHU A NON COLPIRE I SITI PETROLIFERI IRANIANI, COME RISPOSTA ALL’ATTACCO MISSILISTICO DELLA SCORSA SETTIMANA. LE POSIZIONI DI BIDEN E “BIBI” NELLE ULTIME ORE SI SAREBBERO AVVICINATE: PROBABILE UN UN BLITZ SUI SITI MILITARI O UN’AZIONE MIRATA – LE PRESSIONI DELLE MONARCHIE DEL GOLFO E L’INTERESSE DI CINA E INDIA, PRINCIPALI CLIENTI DEL GREGGIO DI TEHERAN…
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DAGOREPORT - PIU’ DELLE MINACCE DI KHAMENEI CONTA L’ECONOMIA: CINA E INDIA SONO I PRINCIPALI CLIENTI DEL PETROLIO DI TEHERAN E SE “BIBI” COLPISCE I SITI PETROLIFERI IRANIANI PUO’ TERREMOTARE L’ECONOMIA GLOBALE – BIDEN CHIAMA NETANYAHU E GLI CHIEDE DI NON TOCCARE I GIACIMENTI…
'BIDEN E NETANYAHU PIÙ VICINI SU ATTACCO ISRAELE CONTRO IRAN'
(ANSA) - Joe Biden e Benjamin Netanyahu si sarebbero avvicinati a un'intesa sulla portata della rappresaglia di Israele contro l'Iran durante la loro telefonata di mercoledì. Lo riferisce Axios, citando funzionari statunitensi e israeliani. L'amministrazione americana, secondo le fonti, accetterebbe che Israele lanci presto un grande attacco contro l'Iran, ma teme che l'operazione sia eccessivamente aggressiva e possa inasprire la guerra nella regione. Tuttavia, secondo un funzionario americano "ci stiamo muovendo nella giusta direzione".
ISRAELE SI PREPARA A COLPIRE L'IRAN, PRONTO IL PIANO
Estratto dell’articolo di Silvana Logozzo per l’ANSA
Inizia il conto alla rovescia per l'avvio della risposta israeliana all'Iran. L'ultima parola è affidata ad una riunione notturna del governo, ma l'esito sembra scontato: Benyamin Netanyahu e Yoav Galant potranno decidere come e quando attaccare. Nella telefonata chiesta con forza dal premier israeliano, che martedì ha addirittura bloccato la partenza di Gallant per Washington se prima non avesse parlato con Joe Biden, il presidente Usa "ha affermato il suo ferreo impegno per la sicurezza di Israele".
Insieme hanno concordato di restare in stretto contatto nei prossimi giorni. E, i temuti raid su pozzi di petrolio e siti nucleari, sembrerebbero per il momento scongiurati. L'obiettivo di Tsahal - sembra - sono basi militari da cui sono partiti i missili balistici che dieci giorni fa hanno danneggiato anche siti dell'aeronautica (Iaf) di Gerusalemme.
Intanto gli Stati del Golfo stanno facendo pressioni sull'amministrazione Biden affinché impedisca a Israele di attaccare i siti petroliferi iraniani poiché temono che i loro impianti di estrazione del greggio finiscano nel mirino degli alleati della guida suprema Ali Khamenei come ritorsione.
I Paesi del Golfo - Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar - avrebbero intanto deciso di rifiutare il permesso ai caccia dello Stato ebraico di sorvolare il loro spazio aereo per gli attesi raid sull'Iran. La decisione, secondo fonti, è stata comunicata all'America. Durante incontri che si sono tenuti questa settimana, i delegati degli ayatollah hanno avvertito Riad che non sarà garantita la sicurezza delle sue piattaforme petrolifere se l'Idf avrà il loro sostegno in un attacco: Iraq o Yemen potrebbero rispondere.
Dal canto suo Washington, secondo il Wall Street Journal, sta cercando di sfruttare l'offensiva israeliana contro Hezbollah in Libano per porre fine al predominio del gruppo e arrivare all'elezione di un nuovo presidente che, come comandante delle forze armate, svolgerebbe un ruolo fondamentale nel guidare un governo che gestisca la crisi. Sul terreno la guerra continua sia in Libano che a Gaza. […]
I ministri pronti a dare a Netanyahu il via libera all’attacco contro l’Iran
Estratto dell’articolo di Fra. Caf per “la Repubblica”
[…] Poco trapela dalla Kirya, il quartier generale della Difesa di Tel Aviv: così come poco era trapelato dalla Casa Bianca […]. Quello che è chiaro è cosa gli americani non vogliono: non un attacco ai siti nucleari iraniani, percepito come un punto di non ritorno capace di accelerare un’escalation regionale. Non un attacco alle infrastrutture petrolifere, che potrebbe scatenare una reazione verso i pozzi degli alleati (Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti) nell’area e far schizzare in alto il prezzo del carburante in America a meno di un mese dalle elezioni del 5 novembre.
Ieri il New York Times spiegava che se questi punti sono stati esplicitati da un irritato Biden a Netanyahu, non è evidente come il primo ministro reagirà, visto che negli ultimi mesi ha messo da parte più di una volta il punto di vista degli americani per agire di testa propria […] Una delle ipotesi è la possibilità che Israele decida per azioni mirate come quella che a luglio ha ucciso Haniyeh a Teheran. […]