LO SENTI ANCHE TU? E' PROFUMO DI SCOPPOLA! - L’ALLEANZA PD-M5S RISCHIA LA FIGURACCIA ALLE REGIONALI - DOPO GLI SCAZZI CONTE-RENZI, I DEM DI SCHLEIN TEMONO DUE SCONFITTE, IN LIGURIA (DOVE SI VOTA DOMENICA E LUNEDÌ) E IN UMBRIA (DOVE LA CANDIDATA DEL "CAMPO LARGO", STEFANIA PROIETTI, È NELLA BUFERA PER AVER PROPOSTO L'INTERVENTO DI ASSISTENTI SOCIALI ACCANTO ALLE DONNE CHE VOGLIONO ABORTIRE) - IN EMILIA ALEGGIA IL FANTASMA DEL 2014: IL CROLLO DELL'AFFLUENZA CAUSA ALLUVIONI
-Francesca Schianchi per "la Stampa" - Estratti
Prima il diktat di Giuseppe Conte su Italia viva che ha destabilizzato la coalizione. Poi l'inattesa tenuta degli avversari anche là dove – in Liguria – l'esperienza del governatore uscente si è conclusa in modo traumatico. Infine, nell'unico territorio dato per scontato, le ripetute alluvioni che alzano il livello di rabbia e scontento dei cittadini ed evocano il fantasma del 2014: un'affluenza talmente bassa da far scolorire la vittoria quasi fosse una mezza sconfitta.
A pochi giorni dalle Regionali in Liguria (domenica e lunedì), e a poco meno di un mese da quelle in Umbria ed Emilia-Romagna (il 17 e 18 novembre), è scattato l'allarme rosso nel Pd che, subito dopo le Europee, galvanizzato dal buon risultato, già sognava il tre a zero e una prima spallata significativa al governo.
Ora, invece, compulsa con preoccupazione i sondaggi e scruta le piazze dei candidati per valutare quanto riescono a riempirle. Con il timore di chiudere la tornata con un due a uno per la destra, nessun recupero di territori persi e l'unica magra conferma nel fortino emiliano.
Il primo risultato arriverà dalla Liguria, guardata con grande attesa da tutto il quartier generale del Nazareno, consapevole com'è che strappare alla maggioranza di governo Genova e dintorni potrebbe tirare la volata anche all'Umbria, qualche settimana dopo. Ma la partita, complicata già in partenza dalle tensioni Conte-Renzi, si sta rivelando più faticosa del previsto.
Nonostante la notorietà del candidato – l'ex ministro Andrea Orlando –, il patteggiamento del presidente dimesso Giovanni Toti e qualche gaffes dell'avversario Marco Bucci - ad esempio sull'importanza di aver fatto figli - il testa a testa continua a essere serrato. Non a caso lo scorso fine settimana la segretaria Elly Schlein l'ha dedicato a una maratona di comizi da Genova all'ostica Savona fino alla provincia di Imperia, lì dove la coalizione di centrosinistra arranca, una decina di appuntamenti in due giorni per tentare di strappare la vittoria.
«L'alleanza in Liguria è estremamente competitiva - si dice certa - va dal Pd al M5S ad Avs, i moderati con Calenda, le liste civiche di Orlando», elenca i compagni di strada con cui si troverà sullo stesso palco venerdì, per la chiusura di campagna elettorale.
Ieri, poi, analogo tour de force della segretaria in Umbria, lì dove l'ok alla candidatura della sindaca di Assisi, Stefania Proietti, è arrivato dopo oltre un mese di corteggiamento insistito di tutti i leader della coalizione. A quel punto, era la metà di agosto, ci fu un sospiro di sollievo collettivo: convinti che si potesse ripetere a livello regionale il modello Perugia, una candidata civica capace di raccogliere attorno a sé partiti e società civile e sconfiggere così la destra. Ma anche lì, oggi ci si comincia a interrogare se quel miracolo sia ripetibile.
Non per l'incursione da Roma dei Cinque stelle contro Renzi, quanto, sussurrano a mezza bocca da Perugia, per il profilo della candidata. Ha seminato il panico, qualche giorno fa, un'intervista che ha rilasciato al Fatto quotidiano: parte rassicurando sulla tenuta della coalizione, ma finisce col proporre l'intervento di assistenti sociali accanto alle donne che vogliono abortire e a schierarsi contro il suicidio assistito in difesa della vita fino in fondo «anche quando è immobile in un letto».
Tanto da meritare una lettera aperta di risposta di Laura Santi, consigliera umbra dell'Associazione Coscioni, tetraplegica, che da anni lotta per vedersi riconosciuto il diritto al suicidio assistito: «Questo centro-sinistra non fa altro che passi indietro». Abbastanza da far saltare sulla sedia la sinistra regionale e convocare una riunione d'emergenza, lì dove la vittoria e la sconfitta si giocano per un pugno di voti.
Nel Pd hanno fatto il conto, per avere un ordine di grandezza: la somma dei voti presi dai partiti della coalizione di centrosinistra a giugno alle Europee è pari a 183 mila, contro i circa 187 mila della destra. A cui, stavolta, va aggiunta però la dote del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi.
E se in Emilia-Romagna il candidato Michele De Pascale sa di avere un tradizionale vantaggio sull'avversaria, anche da quelle parti il clima non è frizzante.
Niente a che vedere con la tensione emotiva che accesero le Sardine cinque anni fa: la situazione rischia di assomigliare piuttosto a dieci anni fa, quando, complice la maxi inchiesta sulle spese pazze in Regione che coinvolgeva da destra a sinistra, la reazione degli elettori fu rimanersene a casa, Stefano Bonaccini fu eletto con il 37 per cento in un territorio solitamente record per partecipazione. Quest'anno, temono i dem, potrebbe succedere la stessa cosa, se i cittadini dovessero riversare sulle istituzioni la collera per i danni delle alluvioni: difficile, almeno sperano, che sposti il voto a destra, ma facile che lasci i cittadini incollati al divano.
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