SENTITE L’ELOGIO DI CESARE ROMITI BY GOFFREDO BETTINI: “ERA UN CAPITALISTA, NON DI RADO DURO; MA ERA ANCHE UN GALANTUOMO, INTELLIGENTE, ATTIVISSIMO E NEI GIUDIZI LIBERO E FRANCO. NON ERA UN FUNZIONARIO DELLA CONFINDUSTRIA, O UN PORTABORSE ILLUSO DI POTER FAR POLITICA” – “UN BORGHESE DI ALTRI TEMPI, CHE NELLA VITA PARTENDO DA CONDIZIONI DIFFICILI, HA SAPUTO LASCIARE UN SEGNO CHE DIFFICILMENTE POTRÀ ESSERE DIMENTICATO…”
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(askanews) - "Ho conosciuto Cesare Romiti molto bene ai tempi in cui Rutelli mi affidò la responsabilità della costruzione dell`Auditorium.
Sconsigliato da molti, ma appoggiato incondizionatamente dal sindaco, scissi il vecchio contratto che il Comune aveva stipulato con una serie di imprese che praticamente avevano abbandonato il cantiere a se stesso.
Dopo la rocambolesca rottura, si indì una nuova gara. Nessuno volle partecipare. Perché l`opera era ad alto rischio e metterci le mani un`impresa quasi impossibile. Venne avanti Romiti perché oltre ad essere un grande imprenditore amava Roma e soprattutto la cultura e la musica".
Così Goffredo Bettini, membro della direzione nazionale del Pd, commenta con un post su Facebook la scomparsa di Cesare Romiti.
"Ricordo il suo splendido rapporto anche con Gianni Borgna. Diventammo amici e con una stretta di mano, solo una stretta di mano, ci fidammo reciprocamente: nessuno avrebbe fatto prepotenze o speculazioni.
Romiti era un capitalista, non di rado duro; ma era anche un galantuomo, intelligente, attivissimo e nei giudizi libero e franco. Non era un funzionario della Confindustria, o un portaborse illuso di poter far politica. Dopo l`Auditorium lo rividi numerose volte, con il caro figlio Piergiorgio. Amava molto la "creatura" di Renzo Piano che aveva contribuito in modo decisivo a realizzare.
E fino all`ultimo l`ha voluta frequentare, sempre pronto a ribadire i complimenti verso chi la stava dirigendo. Un borghese di altri tempi, che nella vita partendo da condizioni difficili, ha saputo lasciare un segno che difficilmente potrà essere dimenticato. Anche dalla parte, la mia, che non di rado lo combatté nel periodo tormentoso della crisi della Fiat. Quando Berlinguer andò davanti alla fabbrica occupata per difendere i lavoratori", conclude Bettini.