SERVIZI ALLA VECCHIONE - IL CAPO SUPREMO DELLE SPIE STA TRASCINANDO L’INTELLIGENCE ITALICA IN UNA VICENDA NELLA QUALE ORMAI LE OPZIONI SONO DUE: PERDERE O PERDERE – I RAPPORTI CON LA LINK UNIVERSITY DI SCOTTI, PRESUNTO LUOGO DEL RUSSIA-GATE, INZEPPATA DI AGENTI SEGRETI ITALIANI, IMPEGNATI A CONDURRE CORSI DI INTELLIGENCE E A FARE CONFERENZE (SIC!), DOVE IL 19 MARZO SCORSO VECCHIONE HA TENUTO UNA LECTIO MAGISTRALIS... (CHE DICE MATTARELLA?)
-DAGONOTA
Come avevamo anticipato il 14 marzo (vedi articolo a seguire), è definitivamente esplosa la bomba Link University-Servizi Segreti. Nonostante gli avvertimenti della stampa di mezzo mondo, il capo supremo delle spie de’ noantri, Gennaro Vecchione, ha trascinato l’Intelligence italica in una vicenda nella quale ormai le opzioni sono due: perdere o perdere.
L’uomo che Conte ha messo a capo del Dis, avrebbe dovuto far riflettere meglio il premier sulla inopportunità di ricevere e attovagliare nella nuova sede dei Servizi di piazza Dante il ministro della Giustizia Usa, Raymond Barr, atterrato (per la seconda volta in poche settimane) in Italia per dimostrare la tesi del complotto ai danni del suo presidente Trump, già minacciato senza successo da impeachment per il Russia-gate.
La storia vuole che le spie, da sempre, parlino solo con altre spie, giammai con leader politici di altri paesi. E un motivo ci sarà: queste vicende, vere o presunte, vanno chiarite solo tra addetti ai lavori. Ora che la frittata-Link è fatta e ne parlano i media del mondo, ci si domanda cosa avrebbe comunicato il nostro capo delle spie al ministro americano. Vecchione potrebbe aver ammesso che la sua Intelligence nulla sapeva di quello che era accaduto nelle segrete stanze della Link University di Enzo Scotti - benché sia inzeppata di agenti segreti italiani, impegnati a condurre corsi di intelligence e a fare conferenze (sic!).
Oppure: avrebbe fatto capire agli americani che la nostra Intelligence aveva avuto un qualche ruolo o sentore nella vicenda del Russia-Gate (all’epoca c’era il governo Gentiloni), alle spalle di Trump, candidato americano alla presidenza.
In entrambi i casi la nostra Intelligence fa una brutta figura (eufemismo).
Ovviamente la terza via, quella più saggia, non è stata seguita da Vecchione né suggerita al premier con la pochette. Vale a dire: dopo aver fatto tutti i dovuti accertamenti in casa, lasciare che la questione fosse affrontata dal ministro della Giustizia americano unicamente con gli esponenti del governo italiano, quindi lasciare la questione a un livello meramente politico.
Evidentemente Gennaro Vecchione, pur di non deludere il suo mentore Conte, si è infilato in un cul de sac, dal quale non sarà semplice né possibile uscire senza lividi e brividi. Non proprio il massimo per una Intelligence già provata da incessanti tensioni interne.
PS. Il Presidente della Repubblica, se c’è, batta un colpo prima che sia troppo tardi…
DAGONEWS del 14 marzo 2019
Al Link Campus di Vincenzo Scotti, luogo di incontri tra i protagonisti del Russiagate, non poteva mancare il 19 marzo la lectio magistralis del prefetto Gennaro Vecchione, neo capo Dipartimento Intelligence, con parterre spionistico al gran completo.
Incredulità tra gli addetti ai lavori dopo le notizie pubblicate dal ‘’Il Foglio’’ (articolo a seguire), che vedono la Link, al centro di incontri del RussiaGate dopo le rivelazioni pubbliche di alcuni protagonisti dello scandalo americano. E’ l’ateneo dove il Capo del Dipartimento delle Spie, terrà, con tempismo perfetto e magari alla presenza del suo “Capo” Conte e di tutti i più alti vertici della intelligence italiana, la sua lectio magistralis, al master di specializzazione.
La Link è la nota fucina della classe dirigente pentastellata, nonché, a leggere non solo l’elenco dei docenti del master, ateneo di riferimento di conferenzieri-spia, alcuni famosi per la poca passione per i rischi del mestiere e molta per i titoli accademici, le relazioni politiche e i salotti.
L’evento, oltre ad accreditare definitivamente l’idea che la pentastellatissima Link University sia la unica incubatrice delle spie italiane (in provetta), pone un interrogativo allarmante: nella poderosa macchina del Dipartimento nessuno, tra spie, conferenzieri/spia e papà spie di lungo corso, ha mai avuto sentore delle vicende pubblicate dal ‘’Fogli’’o sussurrandole al Prefetto Vecchione? La risposta, qualunque risposta, metterà alla prova la nota suscettibilità del Direttore Generale perché in ogni caso sarebbe imbarazzante.
E se Conte è ansioso di ascoltare il suo pupillo conferenziere alla pentastellata Link di Tarzan Scotti, Salvini osserva muto in un angolo mentre il Colle pensieroso riflette. Per ora...