SI DIMETTE? SI DIFENDE? - SE SI DOVESSE SCOPRIRE CHE NELLE TRASFERTE IN CUI MARIA ROSARIA BOCCIA HA ACCOMPAGNATO SANGIULIANO È STATO IL MINISTERO A PAGARE VIAGGI E HOTEL, IN ASSENZA DI UN INCARICO FORMALIZZATO, ALLORA SCATTEREBBE LA RICHIESTA DI DIMISSIONI - DOPO IL PASSO INDIETRO DEL SOTTOSEGRETARIO VITTORIO SGARBI, LE EVENTUALI DIMISSIONI DI ‘O MINISTRO ‘NNAMMURATO SEGNALEREBBERO IL FALLIMENTO TOTALE DEL NUOVO CORSO DELLA CULTURA DI DESTRA, DOPO ANNI SPESI A CHIEDERE SPAZIO E AD ACCUSARE LA SINISTRA DI MONOPOLIO…

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Tommaso Ciriaco per “La Repubblica”

 

MARIA ROSARIA BOCCIA - GENNARO SANGIULIANO

Dipende da come glielo chiedono. Se ad esempio qualcuno fa notare a Giorgia Meloni che sui giornali è ormai uno stillicidio e che Gennaro Sangiuliano appare sempre più indifendibile, allora la premier risponde più o meno così: «Più mi dicono cosa devo fare, meno li ascolto». È indole, si sa. Però si sa anche che la posizione del ministro sta diventando complicata per davvero. 

 

Ecco perché, riferiscono fonti concordanti del cerchio magico meloniano, la premier ha fissato un’asticella: si dimette solo nell’eventualità che abbia commesso un reato. Se si dovesse scoprire che nelle trasferte in cui Maria Rosaria Boccia ha accompagnato il titolare della Cultura è stato il ministero a pagare viaggi e hotel – in assenza di un incarico formalizzato - allora scatterebbe la richiesta di dimissioni. 

 

maria rosaria boccia in prima fila con gennaro sangiuliano a sanremo

La leader le chiederebbe pur sapendo di avere a quel punto un enorme problema da gestire, visto che tra le sue priorità c’è quella di evitare a tutti i costi il rimpasto.

Concentriamoci per un attimo sul pomeriggio di ieri. Si diffonde la notizia di una visita del ministro a Palazzo Chigi. Si dimette? Si difende? Fonti ufficiali della Presidenza smentiscono che si siano visti, in ogni caso: si sono quantomeno sentiti. Meloni, dicono, furiosa per quanto emerso. 

 

A chiedere spiegazioni, bruscamente. Per capire se esiste il rischio di incappare in un’ipotesi di peculato (ne avrebbe parlato anche con un giurista come Alfredo Mantovano, che l’avrebbe rassicurata). Alla fine, comunque, va in tv a difendere l’accusato. Decide di provare a gestire il caso, almeno per adesso. Perché in realtà la sensazione è che tutto possa rapidamente precipitare.

 

Pesano i dettagli, là dove si annida il precipizio. Uno, in particolare, ha sconvolto ieri Palazzo Chigi (o almeno, così lasciano credere): le testate d’area iniziano a concentrarsi sul “caso Sangiuliano”. Lo fa il Giornale degli Angelucci, che si limita a non difendere l’ex direttore del Tg2. 

maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

 

E si espone soprattutto la Verità, con un fondo pubblicato da Mario Giordano, che conosce bene Sangiuliano e a lui si rivolge: «Volevo chiederle se, gentilmente, può spiegarci come ha fatto quella gentile signorina […] ad accreditarsi così bene con lei. La premier ha bisogno di tutto, tranne che di ministri così tracotanti da fingere di non capire la differenza tra un abito da sposa e il G7 della Cultura». 

 

Fuoco molto poco amico e doppiamente allarmante. Per Meloni, però, è difficile cedere. Due, in particolare, le ragioni. La prima: dopo il passo indietro del sottosegretario Vittorio Sgarbi, le eventuali dimissioni di Sangiuliano segnalerebbero il fallimento totale del nuovo corso della Cultura di destra, dopo anni spesi a chiedere spazio e ad accusare la sinistra di monopolio. La seconda: Meloni teme, fortissimamente teme il rimpasto.

 

maria rosaria boccia gennaro sangiuliano.

Se infatti dovesse restare libera la casella dei Beni culturali, la presidente del Consiglio potrebbe ritrovarsi nei prossimi sessanta giorni con tre ministri da sostituire. È noto infatti che in caso di rinvio a giudizio verrebbe chiesto a Daniela Santanché di lasciare. 

 

Quanto a Raffaele Fitto, volerà a Bruxelles per diventare commissario. La Lega punta a Cultura o Turismo. La premier non intende accontentare il Carroccio e vuole tenere per Fratelli d’Italia entrambe le poltrone. 

 

Per questo, proverà a scaglionare gli avvicendamenti (assumendo ad esempio alcune deleghe del Pnrr) proprio per evitare che il Colle imponga un vero e proprio rimpasto. Infine, un altro dettaglio non irrilevante: il 19 settembre si aprirà il G7 della Cultura. Senza ministro, sarebbe un problema di immagine e consenso. Che non lo diventi però anche con Sangiuliano in carica?

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