SI MANGIANO LA LIBIA E NOI STIAMO A GUARDARE - AL SISI PRONTO A ENTRARE IN LIBIA A SOSTEGNO DEL GENERALE HAFTAR - È SFIDA APERTA A ERDOGAN CHE PROTEGGE IL GOVERNO DI AL-SARRAJ - SE ANKARA INVIA COMBATTENTI SIRIANI E DRONI, L’ALLEANZA PRO-HAFTAR (RUSSIA E EMIRATI ARABI) RISPONDE CON RAID AEREI - TELEFONATA DI TRUMP PER EVITARE LA GUERRA TRA DUE ALLEATI DELL'OCCIDENTE E LO STRATEGIA ANTI-PUTIN

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Giordano Stabile per “la Stampa”

AL SISI ERDOGAN

 

Emmanuel Macron ha telefonato a Donald Trump, Trump ha chiamato il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e il vortice diplomatico attorno alla Libia ha accelerato ancora di più ieri pomeriggio, quando il Parlamento del Cairo ha detto sì all'intervento dell'esercito a sostegno del maresciallo Khalifa Haftar. L'azione in territorio libico può adesso scattare in qualsiasi momento, ma soltanto «nel caso venissero attaccate Sirte e Al-Jufra».

 

SARRAJ HAFTAR MACRON

Sono la città e l'oasi al confine fra Tripolitania e Cirenaica che Al-Sisi ha segnato sulla sua «linea rossa» e che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan vuole «liberare» al più presto, per completare la sua trionfale campagna libica. Se i governativi di Tripoli le attaccheranno, per poi puntare sui terminal petroliferi, l'Egitto «non se ne starà con le mani in mano», ha ribadito Al-Sisi domenica. La linea rossa è stata tracciata sei settimane fa. Da allora il fronte è fermo ma Tripoli ha continuato ad ammassare truppe e mezzi.

 

libia divisione cirenaica tripolitania fezzan

Un ponte aereo fra Ankara, Konya, altre basi turche e gli aeroporti di Misurata, Tripoli e Al-Watiya ha ricicciato l'equipaggiamento delle milizie fedeli al premier Fayez al-Sarraj e dei mercenari siriani che le affiancano. Soprattutto difese anti-aeree e droni d'attacco Bayraktar, che si sono rivelati micidiali nella battaglia di Tripoli in primavera. Erdogan continua a inviare combattenti siriani, 3800 secondo il Pentagono, 15 mila secondo fonti siriane.

 

Russi ed emiratini, alleati di Haftar come gli egiziani, hanno risposto con altro materiale bellico, e con un raid misterioso che ha distrutto le batterie anti-aeree alla base di Al-Watiya. Gli eserciti si schierano, ma l'Egitto ha un problema. Il sostegno di Recep Tayyip Erdogan ad Al-Sarraj è basato sul fatto che il governo di Tripoli è riconosciuto dall'Onu e fa leva sulla sua «legittimità internazionale».

 

KHALIFA HAFTAR SI AUTOPROCLAMA LEADER DELLA LIBIA 1

Il Cairo ribatte che la richiesta di aiuto militare arriva dal Parlamento libico, rifugiato dal 2014 in Cirenaica, anch' esso riconosciuto dagli accordi di Shkirat e quindi «legittimo». Il raiss egiziano ha incontrato più volte il presidente Aguila Saleh e, in risposta a una mozione dell'assemblea libica che chiedeva l'intervento militare in caso di attacco a Sirte, il Parlamento egiziano ha dato l'autorizzazione. Dopo il sì di ieri, scontato, le pressioni internazionali si sono intensificate.

 

putin trump

Trump ha sentito prima Erdogan, poi Macron, infine Al-Sisi. L'obiettivo è evitare una guerra aperta fra una nazione della Nato e un'altra alleata dell'Occidente. Con in più il rischio che vengano coinvolte Francia e Grecia, anche loro schierate con Haftar. Sarebbe il naufragio del dispositivo occidentale nel Mediterraneo, a tutto vantaggio della Russia, che ha già inviato, sotto finte insegne, i suoi cacciabombardieri a Sirte e Al-Jufra, oltre a un migliaio di mercenari della compagnia Wagner.

 

Ma anche l'America di Trump ha un problema. Il Pentagono spinge per un sostegno aperto al governo di Al-Sarraj, con l'obiettivo di impedire il trinceramento di Vladimir Putin in Libia, una replica di quanto successo in Siria a partire dal 2015. Con Bashar al-Assad saldo al potere a Damasco, nonostante sanzioni sempre più dure, e un erede di Muammar Gheddafi al potere in Libia, per Washington sarebbe un doppio smacco. Trump però ha puntato in Medio Oriente sull'asse Egitto-Emirati-Arabia Saudita. Non può scaricare Al-Sisi. Deve convincerlo a non farsi inghiottire dalle sabbie libiche.