SIAMO MES MALE – IL CRAC DELLA SILICON VALLEY BANK VIENE USATO COME GRIMALDELLO PER CONVINCERE L’ITALIA A FIRMARE LA RIFORMA DEL FONDO SALVA STATI. IL DIRETTORE ESECUTIVO DEL MES, PIERRE GRAMEGNA, LO DICE CHIARAMENTE: “LE TURBOLENZE DEGLI ULTIMI GIORNI MOSTRANO L’IMPORTANZA DELLA RATIFICA”. PROBABILE UNA NUOVA MISSIONE A ROMA, MENTRE ALL’EUROGRUPPO I TEDESCHI SI IMPUNTANO SULLE NUOVE REGOLE DEL PATTO DI STABILITÀ. E MENO MALE CHE DALLA PANDEMIA NON SI DOVEVA TORNARE INDIETRO…
-Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”
«Le turbolenze degli ultimi giorni mostrano l'importanza della ratifica della riforma del Mes perché permetterebbe di avere il backstop per il Fondo di risoluzione unico»che servirebbe proprio da «paracadute» nel caso in cui le banche europee dovessero far fronte a una crisi.
I timori legati al crac della Silicon Valley Bank si sono trasformati in un assist per tornare a fare pressioni sul governo italiano sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Perché – come ha lasciato intendere il direttore esecutivo Pierre Gramegna – il nuovo strumento servirebbe proprio ad affrontare gli effetti di una potenziale crisi degli istituti di credito dell'Eurozona.
Anche per questo Gramegna ha annunciato che «nelle prossime settimane» ci sarà una nuova missione del Mes a Roma, la seconda nel giro di due mesi. […]
«Riconosciamo la sensibilità della questione nel parlamento italiano» ha ammesso Paschal Donohoe, presidente dell'Eurogruppo, spiegando che «la ratifica sarebbe vantaggiosa per tutti» […].
Nulla è deciso sul formato della nuova visita, ma tra le ipotesi c'è quella di un'audizione parlamentare per convincere deputati e senatori. I funzionari del Mes e Gramegna hanno fatto sapere di essere disponibili a un intervento di questo tipo, anche se spetterà all'Italia decidere a quale livello e in che forma si terranno gli incontri. […]
All'Eurogruppo di ieri la questione è stata affrontata soltanto marginalmente perché i ministri sono rimasti a lungo a discutere delle linee-guida di bilancio pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione. Il ministro tedesco Christian Lindnder si è subito presentato con fare battagliero per respingere l'impostazione dell'esecutivo Ue che […] non intende applicare in modo rigido le regole del Patto di Stabilità nel 2024, nonostante la clausola che lo sospende verrà disattivata a fine anno.
«Non c'è un vuoto giuridico - ha insistito Lindner -. Abbiamo regole chiare che devono essere applicate fino a quando non ce ne saranno delle nuove».
Il braccio di ferro ha portato a una revisione della dichiarazione conclusiva dell'Eurogruppo, nella quale i ministri delle Finanze dell'Eurozona si limitano a «prendere atto» delle linee-guida della Commissione.
Dal testo – su pressione dei nordici – è sparito ogni riferimento che potesse ricondurre alla necessità di muoversi secondo i «princìpi» della riforma. Ma, in risposta, gli altri governi hanno chiesto e ottenuto di rimuovere anche la frase in cui si diceva: «Nei prossimi programmi di stabilità (il Def, ndr) definiremo piani di bilancio a medio-termine in linea con la legislazione esistente».
Si tratta di un equilibrio lessicale che però è anche molto sostanziale. Paolo Gentiloni ha cercato di tenere insieme i diversi punti di vista, facendo notare che al tavolo sono emerse due visioni opposte. Da un lato c'è chi, come la Germania, si è lamentato perché la Commissione non aprirà procedure per deficit nel 2023, ma dall'altro c'è chi storce il naso perché l'esecutivo Ue ha già detto che potrebbe farlo nel prossimo anno. […]