SIAMO SICURI CHE UNA STRETTA AL REDDITO DI CITTADINANZA SIA STATA UNA BUONA IDEA? - IN ITALIA CI SONO OLTRE 5 MILIONI E MEZZO DI PERSONE CHE VIVONO IN UNA CONDIZIONE DI POVERTÀ ASSOLUTA – UN TERZO DI QUESTE PRENDE IL SUSSIDIO (CHE GIÀ NON È SUFFICIENTE): COSA ACCADRA' QUANDO, DAL PROSSIMO ANNO, CI SARA' UNA STRETTA SUL REDDITO? - DAL 2007 LE PERSONE CHE FATICANO A METTERE INSIEME IL PRANZO CON LA CENA SONO AUMENTATE DAL 3% AL 9,4% DELLA POPOLAZIONE...

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Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

 

POVERTA' IN ITALIA

La povertà in Italia è «un fenomeno strutturale». Aumentano i lavoratori poveri e i bisogni multipli: non solo pasti e vestiario, ma sempre più bollette, affitti, cure sanitarie, sostegno socio-assistenziale. Uno su tre di quanti, tra gli italiani, cerca aiuto prende già il Reddito di cittadinanza, insufficiente da solo a dare risposte.

 

Dati allarmanti, quelli del primo Report statistico sulla povertà della Caritas -l’organismo pastorale della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per la promozione della carità- anticipato rispetto al tradizionale Rapporto di ottobre, presentato ieri e riferito al 2022. Anno in cui il sostegno fornito dal Reddito era ancora integro. Dal 2024 la platea sarà dimezzata dalla riforma Meloni.

 

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E però il contesto non è rassicurante. La povertà assoluta in Italia tocca quasi «un residente su dieci», il 9,4%. Quindici anni fa era al 3%. Si contano 5 milioni e 571 mila poveri assoluti contro 1,8 milioni del 2007. Le recenti crisi - debito sovrano, Covid, guerra e inflazione - hanno moltiplicato la platea degli indigenti. E prodotto «un acuirsi delle fragilità di chi era già vulnerabile», dice il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello. […]

 

Il Report è ricco di numeri, frutto del sostegno offerto da Caritas a quasi 256 mila persone nel 2022 (+12,5%) per un totale di 3,4 milioni di interventi. Anche senza l’effetto guerra e l’accoglienza agli ucraini, il trend è in crescita (+4,4%) in un anno positivo per l’economia con il Pil a +3,7%. Non sempre si tratta di nuovi poveri, anzi quasi il 30% delle persone è seguito da più di 5 anni.

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Prevalgono le donne (52%), età media 46 anni, titoli di studio bassi o molto bassi (due terzi), ma il 6% ha la laurea e il 23% è povero pur lavorando. Il 56% ha più di due bisogni (+2%). La novità del Report è nell’analisi multivariata, il primo tentativo della Caritas di capire a fondo chi sono i poveri italiani che si affacciano alle mense, agli empori, ai centri di ascolto. Ne escono 5 profili: i vulnerabili soli, le famiglie povere, i giovani stranieri in transito, i genitori fragili, i poveri soli.

 

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E la conclusione è che esistono due grandi dimensioni che raccontano la povertà in Italia: le caratteristiche del nucleo familiare e la tipologia dei bisogni. Le persone sole, in prevalenza uomini, e i genitori soli di figli minori, di solito donne, sono i più fragili tra i fragili. Chi ha più di un bisogno rischia marginalità profonde e fatica a uscire dalla povertà. Non sono conclusioni facili.

 

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Specie alla luce della riforma del Reddito di cittadinanza che esclude chi ha tra 18 e 59 anni, senza figli o disabili, a prescindere dai suoi reali bisogni. Caritas racconta invece che i “poveri soli” hanno tra 35 e 65 anni, spesso divorziati o vedovi, quasi sempre senza figli, la metà vive in grandi città e hanno bisogno più di altri di assistenza profonda che va oltre mensa e viveri. Come anche i “vulnerabili soli”, 35-60 anni, per lo più uomini, metà celibi, quota importante di divorziati, uno su tre senza dimora, uno su dieci con problemi di dipendenza.

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Qui c’è bisogno anche di un tetto e cure sanitarie. Queste persone vengono invece tagliate fuori dal nuovo Reddito. Caritas non dà ricette. […]